CATANIA – Il risanamento di San Berillo. Il piano regolatore cittadino. L’organizzazione degli uffici comunali. Per discutere di urbanistica, a Catania, bisogna partire dai grandi temi. Ne sono convinti i componenti dell’associazione Volerelaluna del capoluogo etneo, che ha organizzato ieri pomeriggio un incontro pubblico dal titolo: “La città non è solo un affare“. Un appuntamento che si è svolto nel salone della Cgil, durante il quale ha trovato spazio anche la cronaca: il tema del rinvio a giudizio del direttore dell’Urbanistica del municipio Biagio Bisignani è stato l’occasione, per il consigliere pentastellato Graziano Bonaccorsi, per chiedere la rotazione dei dirigenti comunali. E, quindi, lo spostamento dell’ingegnere dall’ufficio che gli costerà un processo. Un appello rilanciato, nel pomeriggio di oggi, anche dalla federazione di Catania di Sinistra italiana.
“Catania vive l’anomalia di non avere né un piano regolatore né un piano commerciale. Che fare un piano regolatore sia complicato lo sappiamo, è il segreto di Pulcinella”, commenta Mario Spampinato, ingegnere e componente dell’associazione, tra gli organizzatori dell’appuntamento. “Però, nella storia di questa città, ci sono dei momenti in cui le complicazioni spariscono – prosegue Spampinato – E sono quelli in cui, di fronte alla minaccia di commissariamenti e decadenze, i piani regolatori nuovi poi si redigono. Per scomparire di nuovo una volta che è passata la paura”.
Spariscono i progetti, ma non spariscono i problemi. Ce n’è uno che ha il nome di un quartiere intero: San Berillo. Maurizio Palermo, ingegnere e autore del libro “Il ballo del mattone“, snocciola i dati di uno studio di dettaglio sul centro storico che renderebbe possibile l’abbattimento di una ventina di palazzi. Senza contare la gara d’appalto per il parcheggio multipiano di piazza della Repubblica, viziato da una serie di criticità che renderebbero l’accordo tra il Comune e i privati, proprietari delle aree, facile da fare decadere.
Intanto il mancato aggiornamento della fidejussione, rimasta ancorata a cifre che non hanno tenuto conto, per esempio, degli adeguamenti dei prezzi. E poi il rinnovo della convenzione decennale tra Palazzo degli elefanti e Istica: firmata nel 2012, scaduta nel 2022, rinnovata per altri dieci anni dal commissario straordinario, senza passare dal consiglio comunale. Un vizio non da poco, secondo Palermo. Infine, i tempi non rispettati: secondo la convenzione, riporta l’ingegnere, tra il progetto esecutivo e la realizzazione dell’opera sarebbero potuti passare al massimo cinque anni. L’approvazione del progetto è di settembre 2019, settembre 2024 è dietro l’angolo e ancora c’è, in teoria, da rifare il bando.
Tra rischio sismico non calcolato, le storie dei numerosi supermercati la cui costruzione è stata approvata, la larga applicazione delle deroghe del piano casa nel capoluogo etneo. In sottofondo, la stessa domanda: come si governa lo sviluppo urbanistico di una città che non riesce a pianificarlo? O, quantomeno, che non riesce a guardare al futuro. Di progetti di ampio respiro, secondo i componenti dell’associazione, ce n’è uno già pronto sul piatto: il parco Monte Po – Acquicella, pensato anche per ripianare il debito che Catania ha con le sue periferie.