PALERMO – Cinque parti civili escono dal processo per usura bancaria ai vertici di Banca Nuova. La quinta sezione del Tribunale di Palermo ha respinto la costituzione del “Movimento difesa del cittadino”, dell’associazione antimafia e antiracket “Paolo Borsellino” di Marsala, di “Codici onlus” e “Codici Sicilia, e del “Forum delle associazioni antiracket” di Roma. È stata così accolta la richiesta dei difensori degli imputati, gli avvocati Claudio Gallina Montana, Giovanni Rizzuti, Enrico Ambrosetti e Francesco Mucciarelli.
Sotto processo ci sono il presidente Marino Breganze e il responsabile del coordinamento commerciale Aree, Rodolfo Pezzotti. Un terzo imputatio, l’ex direttore generale Francesco Maiolini, è già stato condannarto in primo grado a sei mesi (pena sospesa) con il rito abbreviato. È stata un’inchiesta tormentata che costò un procedimento disciplinare al Csm e un’inchiesta penale a Caltanissetta a carico dell’ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Entrambi i procedimenti sono stati archiviati.
Dalle indagini erano emersi contatti fra Maiolini e Messineo che aveva discusso dell’indagine con il primo. L’allora direttore generale disse di avere avuto soltanto contatti “istituzionali” con il capo dei pm palermitani per fargli presente che altri procedimenti, aperti in altre Procure, erano stati archiviati. Messineo, dal canto suo, ha sempre sostenuto di avere fornito informazioni note, visto che ai funzionari indagati era già stato notificato l’avviso di garanzia.
Una prima richiesta di rinvio a giudizio era stata firmata dal pm Carlo Verzera e dall’aggiunto Leonardo Agueci, ma venne poi ritirata perché i tempi non erano ancora maturi. Quindi ci fu la richiesta di giudizio immediato, respinta dal gip. Infine Verzera, assieme all’aggiunto al pm Claudia Ferrari e all’aggiunto Dino Petralia ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio perché gli indagati “non impedivano, pur avendo l’obbligo giuridico di evitarlo, che fossero pretesi e applicati interessi usurari”. In particolare, i tassi avrebbero inciso rispettivamente per 5 mila euro (di cui 4 mila compensati) e 3.495 sui conti di due società.