Ipotesi usura bancaria| Chiesta la condanna di Maiolini - Live Sicilia

Ipotesi usura bancaria| Chiesta la condanna di Maiolini

È di due anni e due mesi la richiesta di pena l'ex direttore generale di Banca Nuova. La difesa: "Totalmente estraneo ai fatti". A fine gennaio la sentenza.

PALERMO – È di due anni e due mesi la richiesta di pena per Francesco Maiolini, ex direttore generale di Banca Nuova, imputato di usura bancaria. Maiolini non è più alla guida dell’istituto di credito dal maggio 2012. Il legale della difesa, l’avvocato Lillo Fiorello, farà la sua arringa a fine gennaio e sarà incentrata sulla “totale estraneità ai fatti” di Maiolini.

È stato un processo tormentato quello entrato nella fase finale. A febbraio 2013 le prove non furono ritenute evidenti, fu negata la richiesta di giudizio immediato e assegnata una perizia per verificare se l’istituto di credito avesse tassi usurari nei confronti di due clienti. Il pubblico ministero è Marco Verzera, oggi in servizio a Trapani, che ha ottenuto l’applicazione nel processo di Palermo e stamani ha fatto la richiesta di pena davanti al giudice per le indagini preliminari Vittorio Anania.

L’inchiesta è stata al centro del cosiddetto “caso Maiolini” che costò un procedimento disciplinare al Csm e un’inchiesta penale a Caltanissetta a carico dell’ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Entrambi i procedimenti sono stati archiviati. Dalle indagini erano emersi contatti fra Maiolini e Messineo che aveva discusso dell’indagine con il primo. L’allora direttore generale disse di avere avuto soltanto contatti “istituzionali” con il capo dei pm palermitani per fargli presente che altri procedimenti, aperti in altre Procure, erano stati archiviati. Messineo, dal canto suo, ha sempre sostenuto di avere fornito informazioni note, visto che ai funzionari indagati era già stato notificato l’avviso di garanzia.

Una prima richiesta di rinvio a giudizio era stata firmata dal pm Verzera e dall’aggiunto Agueci, ma venne poi ritirata perché i tempi non erano ancora maturi. Quindi ci fu la richiesta di giudizio immediato, respinta dal Gip. Infine Verzera, assieme all’aggiunto Dino Petralia ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio perché gli indagati “non impedivano, pur avendo l’obbligo giuridico di evitarlo, che fossero pretesi e applicati interessi usurari”. In particolare, i tassi avrebbero inciso rispettivamente per 5 mila euro (di cui 4 mila compensati) e 3.495 sui conti di due società.

Hanno scelto il rito ordinario il presidente Marino Breganze e il responsabile del coordinamento commerciale Aree, Rodolfo Pezzotti.


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