Usura a Enna, chiesti 21 rinvii a giudizio per l'inchiesta Full Control

Usura a Enna, chiesti 21 rinvii a giudizio per l’inchiesta Full Control

Domani udienza dal gup Ravelli: chiesto processo per 21 persone. L’indagine delle Fiamme Gialle è stata coordinata dalla Procura di Enna

LEONFORTE. Le ipotesi di reato vanno dall’usura all’estorsione, all’intestazione fittizia di beni, auto-riciclaggio, favoreggiamento, evasione fiscale e altri reati minori. E sono contestate, a vario titolo, a 21 indagati, ma le figure chiave sono due fratelli, Nino e Ettore Forno, arrestati entrambi dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Nicosia e del comando provinciale di Enna, ai domiciliari, nell’operazione Full Control, lo scorso 24 novembre. Ettore Forno, va precisato, ha un precedente per usura, per cui è stato condannato con sentenza passata in giudicato. Per tutti e 21 adesso il procuratore di Enna Massimo Palmeri e la sostituta Stefania Leonte hanno chiesto il rinvio a giudizio.

Domani mattina i ventuno dovranno presentarsi dinanzi al Gup Michele Martino Ravelli, che sarà chiamato a valutare la richiesta della Procura, a meno che i difensori non chiedano il giudizio abbreviato o un rito alternativo. Tra gli indagati figurano professionisti, imprenditori, commercianti, pure un consigliere comunale (che è accusato di favoreggiamento). L’udienza preliminare del procedimento “Forno Ettore + 20” è in programma alle 10,30 di domani, 9 marzo 2023, al piano terra del Palazzo di Giustizia ennese. La figura centrale del caso è Nino Forno, ingegnere, presidente della Branciforti calcio, accusato di una sfilza di reati, tra cui usura e evasione fiscale.

Il fratello Ettore invece è indagato per concorso in usura con il fratello e altre ipotesi, una delle quali riguarda la Tecnogestioni. La società che gestisce il campo sportivo di Leonforte sarebbe stata intestata fittiziamente da Ettore a Nino Forno “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione”. L’ordinanza del gip di Enna Giuseppe Noto, che a novembre ha portato ai domiciliari i due fratelli Forno, nell’ambito dell’inchiesta della Fiamme Gialle, è stata confermata dal Riesame. I giudici del Tribunale di Libertà hanno anche respinto la richiesta di dissequestrare la grossa somma di denaro rinvenuta nel corso delle perquisizioni, oltre 400 mila euro in contanti. Va specificato che i 42 capi d’imputazione distinguono le singole ipotetiche responsabilità contestate a ciascuno degli indagati. Alla maggior parte di loro – che sono estranei a qualunque caso di usura – è contestata l’ipotesi di evasione fiscale.

In aula domani si saprà chi, tra le persone offese, chiederà di costituirsi parte civile, cosa che farà di certo il Comune di Leonforte, perché lo ha deliberato l’amministrazione, ricordando la delibera con cui il Consiglio comunale lo rende quasi quasi automatico per i “procedimenti penali per reati di mafia, usura, estorsione e reati contro la pubblica amministrazione di particolare gravità”. “In considerazione della natura del reato imputato a soggetti che avrebbero operato esclusivamente o principalmente nell’ambito del territorio di questo Comune – si legge, in sintesi, nella delibera approvata in una riunione di giunta, presieduta dal sindaco Carmelo Barbera – apportando grave pregiudizio alla già fatiscente economia locale, con grave turbativa nel suo fisiologico svolgimento, nonché arrecando grave danno all’immagine pubblica di questa collettività comunale, (è) ritenuto che questo Comune si tuteli attraverso la nomina di un legale che segua da subito l’evoluzione del procedimento per chiedere agli eventuali colpevoli del grave delitto loro imputato il giusto ristoro economico per il danno materiale e morale ingiustamente causato al Comune di Leonforte e a tutta la collettività leonfortese”.


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