Tre mesi. Lo impone la legge, per carità, che fissa il tempo limite tra le dimissioni del presidente della Regione e le nuove elezioni. Tre mesi di attesa. In cui governo e Assemblea regionale andranno ciascuno per la propria strada. Da un lato, l’esecutivo potrà occuparsi solo di “ordinaria amministrazione”, dall’altro, invece, i deputati potranno operare solo per eventi che necessitino una “straordinaria amministrazione”. Vale a dire, spiegava ieri il vicepresidente dell’Assemblea Santi Formica, in caso “di eventi assolutamente eccezionali come calamità, o cose del genere”. Insomma, facendo i debiti scongiuri, i deputati, per questa legislatura hanno concluso il proprio sforzo. Almeno dal punto di vista dei lavori d’Aula. Potrebbero continuare invece a lavorare le Commissioni parlamentari, così come andrà avanti l’attività amministrativa, sebbene a ritimi un po’ ridotti.
Insomma, i 90 parlamentari, salvo particolari impedimenti, potranno concentrarsi, nei mesi successivi, sulla campagna elettorale, già effettivamente partita. E qualcuno di loro, in effetti, potrà contare, per la nuova corsa allo scranno di parlamentare regionale, su un tesoretto non da poco. Già, perché in questi tre mesi di probabile “nulla” (o poco più), i deputati continueranno a ricevere la propria indennità. Anche perché a dire il vero, una legge costituzionale del 1972 ha stabilito, all’art. 4, che “finché non sia riunita la nuova Assemblea regionale siciliana (…) sono prorogati i poteri (…) della precedente Assemblea”.
Ma quanto costerà questo periodo di attesa ai siciliani? Il conto, tutto sommato, è presto fatto. I tre mesi che separano le dimissioni di ieri dalle elezioni di fine ottobre, corrispondono a un quarto dell’anno solare. E stando all’ultimo rendiconto del 2011 approvato dell’Assemblea regionale siciliana pochi giorni fa, il “peso” delle competenze dei deputati ammonta a circa 20,6 milioni di euro annui. Ai quali vanno aggiunti i circa 2,8 milioni per le collaborazioni esterne di Consiglio di presidenza e Commissioni parlamentari, i 12,2 milioni di trasferimenti ai gruppi parlamentari, l’1,3 milioni per i fondi riservati alla Presidenza per cerimonie, onoranze, rappresentanza, attività culturali, i circa 770 mila euro per attività di rappresentanza istituzionale e cerimoniale.
Tutte cifre, è bene dirlo, scese negli ultimi anni, in maniera progressiva. Ma che nei prossimi mesi verranno erogate nonostante l’attività sarà quasi del tutto ferma. E quanto costerà ai siciliani questo “stop forzato” dell’Assemblea sancito dalla legge? Quasi 9,5 milioni di euro.
Ma a questa somma, riferibile solo all’Ars, ne va sommata un’altra. Con le dimissioni di Lombardo, infatti, la giunta di governo potrà occuparsi soltanto della ordinaria amministrazione. Insomma, non ci si ammazzerà di lavoro, a occhio e croce. Eppure, accade il paradosso. Nei mesi scorsi, quando c’era da chiudere bandi importanti, da portare avanti velocemente alcune riforme, anche in vista delle imminenti elezioni, il presidente Lombardo decideva di tenere per sé l’interim dell’assessorato Famiglia e Lavoro per molti mesi (prima di chiamare Beppe Spampinato), e nelle ultime settimane anche quelli della Funzione pubblica e Autonomie locali e dell’Energia. Ecco, proprio quando il governo, secondo lo Statuto della Regione, dovrà limitarsi all’ordinaria amministrazione, ecco che quegli interim (che avrebbero fatto risparmiare almeno un po’ di soldi alle disastrate casse della Regione in “crisi di liquidità”) diventa quasi insopportabile. Al punto da spingere Lombardo a chiamare due nuovi assessori in “zona Cesarini”.
Per loro, come per gli altri, ecco quindi un’indennità che pesa sul bilancio della Regione per circa 14 mila euro al mese. Considerata l’intera giunta si tratta di 168 mila euro ogni 30 giorni. Il periodo di “vacanza” dell’esecutivo, insomma, costerà ai siciliani circa mezzo milione di euro. Ai quali vanno aggiunti, infine, gli stipendi del presidente “spesi fino all’ultimo centesimo – diceva Lombardo in una recente intervista a Live Sicilia – per tenere alto l’onore di questa Regione”. E nessun dubita. Fatto sta che i prossimi tre mesi del Lombardo dimissionario costeranno alla Regione circa 50 mila euro. Briciole. Che servono per fare cifra tonda. Già, i tre mesi di “nulla” da qui alle prossime elezioni costeranno ai siciliani 10 milioni di euro. Una cifra cercata per settimane tra le pieghe del bilancio. Fino a ieri, quando s’è provato a far quadrare i conti di un assestamento dalle buone intenzioni e dalle scarse risorse. Già, quei dieci milioni sarebbero serviti eccome. Avrebbero, giusto per fare un esempio, sistemato il problema dei ventimila precari degli enti locali.