Vaccini, occorre accelerare: "Anche solo una dose, ma per tutti"

Accelerare con i vaccini: “Anche solo una dose, ma per tutti”

Franco Luca, direttore del Dipartimento per le Attività territoriali dell'Asp, interviene sulla campagna vaccinale.

Decentrare gli hub per le vaccinazioni e accelerare il più possibile. Franco Luca, direttore del Dipartimento per le Attività territoriali dell’Asp di Catania, non ha dubbi su quel che occorrerebbe per recuperare i ritardi accumulati nella campagna di vaccinazione, arrivata alla seconda fase, e su come poter organizzare meglio il servizio. A Catania, al momento concentrato solo al Pta San Luigi e al Poliambulatorio di San Giorgio, per quanto riguarda l’Azienda sanitaria. Gli altri sono all’interno degli ospedali Garibaldi, Cannizzaro e Policlinico.

La situazione al San Luigi

“La situazione è molto tranquilla – afferma Luca- perché si è partiti con un modello di prenotazione che tiene conto sia dell’età dell’anziano, per evitare che aspetti molto o che vi siano assembramenti, che delle sue condizioni. Gli anziani sono convocati a fasce orarie stabilite”. Un sistema fluido, dunque: che prevede anche l’eventuale emergenza con un’ambulanza furoi prnra a eventuali necessità. Al momento si riesce a fare circa 50 vaccini ogni giorno, anche se questi numeri, secondo il medico, potrebbero aumentare in maniera esponenziale. Basterebbe aumentare i luoghi destinati alla vaccinazione.

Le file e i disagi

Dalle segnalazioni degli utenti, però, sembra che qualche intoppo ci sia. Qualcuno segnala folle e caos all’esterno del presidio sanitario. “Le file sono dovute al fatto che il nostro è un Pta. Non ci siamo mai fermati con l’attività sanitaria, facciamo laboratori, abbiamo gli esenti. Le persone entrano in base all’attività per cui sono prenotate e c’è una sorta di prefiltraggio. Ogni cosa è filtrata anche per evitare contagi. Anche perché noi siamo stati uno dei presidi più colpiti dai contagi”.

Vaccinazione a rilento

La disponibilità dei vaccini incerta, per Franco Luca, resta la problematica più grande a pesare sulla campagna vaccinale. Non solo. “L’altra questione riguarda il procedere speditamente: non bisogna camminare con il freno a mano tirato”. Il riferimento del dottor Luca è alla tendenza a conservare le dosi per poter somministrare la seconda a chi ha già ricevuto la prima. Sulla falsa riga di quanto accaduto all’indomani della comunicazione, da parte di Pfizer, della riduzione della fornitura. “Questo rischia di frenare la campagna vaccinale – sostiene il medico secondo cui, conservare questa dose, in questo momento, non sarebbe auspicabile. “Aveva più senso nella fase iniziale – dice – quando la consegna dei vaccini andava a singhiozzo. Ma se la consegna inizia a regolarizzarsi, il rischio di restare senza non dovrebbe esserci. Anzi, bisogna fare più vaccini per averne degli altri”.

Ma tutto questo dipende dagli accordi presi dal Governo.

Non fermarsi, dunque. Anche se si inocula solo la prima dose. “La prima dose fornisce già una copertura – continua Luca. La scelta che hanno fatto tanti paesi, tra cui Israele o l’Inghilterra, di vaccinare con una prima dose la popolazione, ha portato ad avere un maggior numero di vaccinati. Anche se dovesse avere efficacia solo del sessanta per cento, è come se avessimo l’immunità di gregge. Insomma, non è sbagliato come principio. Chiaramente, se i vaccini arrivano regolarmente, si può vaccinare a questi ritmi”.

L’organizzazione “israeliana”

Luca invoca un’organizzazione migliore, più capillare sul territorio. “A Catania e provincia, con un’organizzazione più israeliana, se entrano in campo anche i medici di medicina generale in campo a dare una mano, negli spazi messi a disposizione dall’Asp, Catania potrebbe fare oltre sei settemila vaccini al giorno” – sostiene.

I rischi dei rallentamenti

Avere meno preoccupazioni degli aspetti non sanitari, per Franco Luca, la prima mossa da fare per accelerare la campagna di vaccinazione. “Bisogna avere meno preoccupazioni. Possiamo immaginare di estendere i vaccini all’esterno delle strutture: dobbiamo fare un milione di vaccini e fino a oggi ne abbiamo fatto 50 mila in due mesi. Se a ottobre non abbiamo completato, dovremmo ipoteticamente ricominciare con i sanitari, se la durata dell’immunità è sei otto mesi, come ci è stato detto”.

Decentrare

“Anziché fare cento box tutti in un posto, se ne fanno venti in cinque posti diversi. Non è una questione di personale, ma solo di decentrare – afferma Luca. Il rischio opposto è che, oltre la scenografia, avremo file di macchine e utenti in attesa”. Più petali sparsi nel territrio che primule, insomma. E i luoghi a Catania e provincia non mancherebbero. Le Ciminiere, per la zona centrale, e poi le strutture sportive posizionate nelle aree periferiche come Nesima, o nei Comuni pedemontani, come Sant’Agata Li Battiati. Dal territorio arrivano proposte. “L’unico problema è decidere – sottolinea Luca. Il resto c’è”. Così si potrebbe aprire la fase della vaccinazione a tutti. “Tolti coloro che soffrono di patologie gravi – per cui la vaccinazione sarebbe dovuta partire ieri – si deve vaccinare chiunque. Se noi avessimo contezza e libertà di azione nel numero dei vaccini, questo inghippo lo potremmo sciogliere. Mi auguro che saremo veloci più di Luna Rossa, come ha detto l’assessore Razza, ma dobbiamo togliere il freno a mano”.


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