Vatileaks, |condannato Sciarpelletti - Live Sicilia

Vatileaks, |condannato Sciarpelletti

Il Tribunale vaticano ha condannato Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della Segreteria di Stato, a due mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento nell'ambito del secondo processo sul caso Vatileaks. L'uomo avrebbe infatti "aiutato a eludere le investigazioni dell'autorità". La pena (quattro mesi ridotti della metà per le attenuanti generiche) è stata sospesa per un cinque anni. La difesa preannuncia appello.

DUE MESI, PENA SOSPESA
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CITTA’ DEL VATICANO – Il collegio presieduto da Giuseppe Dalla Torre ha determinato la pena in quattro mesi di reclusione, ridotta a due mesi per le attenuanti generiche in virtù dello stato di servizio dell’imputato e della mancanza di precedenti penali. Claudio Sciarpelletti è stato ritenuto colpevole di favoreggiamento, ha detto il giudice, ”per aver aiutato a eludere le investigazioni dell’autorità”. Oltre alla sospensione della pena è stata disposta la non menzione della condanna nel casellario giudiziario. Sciarpelletti, a cui sono stati restituiti mille euro versati a titolo di cauzione, è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali. Nel condannare Claudio Sciarpelletti a due mesi di reclusione, ridotti da quattro per le attenuanti, il Tribunale vaticano ha integralmente accolto le richieste del promotore di giustizia Nicola Picardi. L’avvocato difensore Gianluca Benedetti aveva invece chiesto l’assoluzione dell’imputato.

Nella sua requisitoria, il pm Picardi ha argomentato la richiesta di condanna legando l’accusa di favoreggiamento al fatto che Sciarpelletti avrebbe “ostacolato l’accertamento della verità”, con le due differenti versioni date su chi gli aveva consegnato la busta con documenti trovata nel suo cassetto: prima, al momento dell’arresto il 25 maggio scorso, Sciarpelletti disse che gliel’aveva data il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele; poi il giorno dopo disse che non gliel’aveva data Gabriele ma monsignor Carlo Maria Polvani, suo capufficio presso la Segreteria di Stato, perché la desse al maggiordomo del Papa. Picardi ha spiegato che il Codice in vigore punisce il favoreggiamento con una pena fino a cinque anni di reclusione. Ha chiesto però per Sciarpelletti la condanna a quattro mesi di reclusione, ridotti a due in virtù delle attenuanti generiche per lo stato d’animo in cui si trovava all’epoca, per il suo atteggiamento di collaborazione con gli inquirenti e per il fatto di essere incensurato. Il difensore, avvocato Benedetti, ammettendo le contraddizioni dell’assistito, ha sottolineato che la stessa busta era stata definita ”irrilevante” nella vicenda della fuga di documenti riservati. ”Come è possibile il favoreggiamento su una cosa che era irrilevante? Le contraddizioni si riferiscono a un elemento che ha valore zero”, ha detto il legale. Non è stato, inoltre, secondo al difesa, ostacolato il prosieguo dell’inchiesta, perché ”con entrambe le dichiarazioni Sciarpelletti tiene in scena Gabriele”. ”Non capisco come possa aver intralciato le indagini”, ha aggiunto Benedetti. sostenendo anche la mancanza di un movente. Per questo il legale ha chiesto l’assoluzione dell’imputato ”secondo la formula che sarà ritenuta di giustizia dal Tribunale”, sottolineando di voler, anche con questa formulazione, confermare l’atteggiamento di collaborazione con la magistratura vaticana.

 


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