Veleni e poltrone: caso Sicilia al summit di centrodestra - Live Sicilia

Veleni e poltrone: caso Sicilia al summit di centrodestra

La Sicilia entra a gamba tesa nel vertice romano di centrodestra. Incontro a quattro. Ecco i nodi
VERSO LE REGIONALI
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ROMA – Due algoritmi per distribuire i seggi uninominali, tre regioni calde, delle quali solo una, con certezza, andrà al voto tra poche settimane. La Sicilia entra a gamba tesa nel vertice romano di centrodestra. Incontro a cinque, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa, più pochi fidatissimi colonnelli: appuntamento alle 17.00 nel gruppo della Lega di palazzo Montecitorio.

Il caso Sicilia nel marasma

Un candidato uscente di coalizione, Nello Musumeci, almeno altre due alternative, delle quali uno è un “Fratello” d’Italia (Raffaele Stancanelli) e quindi un problema interno allo stesso partito. L’altra potrebbe essere una candidata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, ma l’elenco rischia di diventare lungo. E non basta. In Sicilia, a pochi giorni dalla presentazione delle liste per le politiche, non è certo quando si voterà per le regionali. L’election day resta sospeso tra “l’imminente” scelta di Nello Musumeci e una coalizione che prova il dialogo.

I nodi

Se per le regionali non è ancora certo chi sia il candidato, il discorso non cambia con l’indicazione della premiership. E qui entrano in ballo “le regole del passato”, “chi prende più voti indica il presidente del Consiglio”. Giorgia Meloni si presenta all’incontro, baciata da un 25% di consensi del sondaggio Swg, più della somma di Forza Italia (7,1%) e Lega(12,4%). Matteo Salvini sembra d’accordo, tanto da ricordare, davanti alle telecamere del Tg5, appena due giorni fa, che “se non riuscissimo a metterci d’accordo su questo non avrebbe senso andare al governo assieme”.

Berlusconi, però, è apparso più diffidente, teme che la Meloni possa dare l’impronta meno moderata a tutta la coalizione, soprattutto dopo la benedizione di Antonio Tajani da parte del presidente del Ppe Manfred Weber.

La questione dei seggi

In ballo c’è anche l’assegnazione delle candidature nei seggi. Non ci sono solo gli aspiranti candidati di ciascun partito nazionale. La Sicilia porta in dote i desideri dei movimenti locali, che servono anche da digestivo per coloro che non strizzano proprio l’occhio al bis di Nello Musumeci.

Anche su questo, ci sono divergenze di vedute. Berlusconi e Salvini giocano su scala nazionale la partita da “compari”, sostenendo quello che è stato ribattezzato “algoritmo Calderoli”, ovvero valutare il peso degli ultimi risultati alle politiche di ciascun partito, non solo quello dei sondaggi. La Meloni, spinta dal vento in poppa, richiama più caselle.

Poker di regioni e di problemi

Non solo Sicilia, gli equilibri del centrodestra si giocano anche e soprattutto sul futuro del Lazio e della Lombardia. Nel Lazio la partita si gioca contro il centrosinistra, la Meloni rivendicherebbe la scelta del candidato presidente.

Proprio ieri c’è stato l’incontro tra il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il coordinatore della Lega Fabrizio Cecchetti. È stata definitivamente scartata l’ipotesi dell’election day e a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato la vice presidente Letizia Moratti, pronta a scendere in campo come candidata. In Lombardia come in Sicilia il centrodestra è alla ricerca del candidato unitario. Solo che nel regno di Fontana si voterà tra un anno. In Sicilia è solo questione di settimane.


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