Vendemmia rieletto segretario| “Serve riforma della sicurezza” - Live Sicilia

Vendemmia rieletto segretario| “Serve riforma della sicurezza”

Il sindacato di polizia a congresso, lancia una serie d’idee per mettere mano al comparto.

CATANIA – Sicurezza: le proposte del Siap. In occasione del suo VIII congresso, che ha visto la riconferma con voto all’unanimità del segretario provinciale Tommaso Vendemmia, il sindacato di polizia lancia una serie d’idee per mettere mano alla riforma del sistema sicurezza cercando un confronto serrato con la politica affinché intervenga con cognizione di causa per sanare le criticità che le forze dell’ordine incontrano quotidianamente nei territori. Questi i temi al centro del dibattito, moderato dalla giornalista Laura Di Stefano, al quale hanno preso parte il Presidente della Commissione regionale antimafia Nello Musumeci, il deputato democratico Giuseppe Berretta, l’avvocato penalista Tommaso Tamburino, il vice sindaco Marco Consoli, il segretario nazionale del Siap Luigi Lombardo, il segretario provinciale dell’associazione nazionale Funzionari di Polizia Salvatore Montemagno e il segretario provinciale del Siap Tommaso Vendemmia. La riflessione del Siap – come sottolineato nella relazione del segretario Vendemmia – non può non tenere conto dei mutamenti di scenario legati al fenomeno della globalizzazione con ricadute evidenti sul modo di ripensare e rimodulare le forme d’intervento a livello locale. “Immigrazione e blocco delle carriere sono le principali deficienze che hanno effetti diretti sulle operatività e sono di forte impatto sociale, ma l’organizzazione complessiva del comparto, è determinata dalla fusione del sistema sicurezza interna del paese con le politiche di sicurezza e difesa della nazione”, spiega Vendemmia. “Due sistemi che non sono comuni che hanno diverse specificità. Gli effetti sono palesi poiché la richiesta di sicurezza è di tipo di prossimità/prevenzione e non di tipo presidiale come è l’apparato militare esistente. Quindi è indispensabile distinguere normativamente l’apparato militare da quello della sicurezza anche per quanto riguarda le funzioni e i contratti di lavoro, diversi tra loro”, argomenta il segretario provinciale del Siap. L’intervento da mettere in campo deve toccare “il modello contrattale e d’ingaggio delle forze di polizia ed eliminare questo famoso coordinamento sulla carta, tra polizia e carabinieri, dotando il sistema di un’unica forza di polizia o perlomeno di un unico comando”.

L’accorpamento avrebbe effetti positivi nei casi di carenze d’organico soprattutto nei centri di piccole dimensioni. Ma non solo. Sul piatto della bilancia Vendemmia pone l’enorme questione della detenzione domiciliare in aumento, un fenomeno che comporta un enorme carico per le forze di polizia e un grande dispendio di risorse. La questione si affronta “lasciando l’onere di controllo domiciliare alla Polizia Penitenziaria, apparato specifico per il controllo dei detenuti e dotare le carceri o i Tribunali di apposite camere di Sicurezza, evitando l’onere alla Polizia di costituire questi apparati presso le questure ed evitare, alle auto della polizia passeggiate per accompagnare e vigilare il reo prima e dopo i processi di convalida”. C’è poi l’aspetto del reo che nel caso dei domiciliari non usufruisce di programmi di recupero appositi come avviene nelle carceri continuando a frequentare l’ambiente dove è maturato il disagio sociale. Una proposta fattibile per “i reati di allarme sociale si potrebbero commutare le pene in servizi sociali immediati e controllati da operatori del settore sociale o penitenziario o nel caso di valutare servizi di pulizia presso le caserme o autorimesse di polizia”. Qualunque forma d’intervento deve partire da un paradigma chiaro: il poliziotto non è un semplice impiegato, ma necessita di strumenti economici e normativi specifici. Da qui la richiesta di un “corpo snello” con ruoli ben definiti e meno qualifiche (cosa che comporta ad esempio la presenza di pochi agenti e tanti ufficiali).

Sulla razionalizzazione del personale, il deputato Giuseppe Berretta intravede la stessa lunghezza d’onda tra il sindacato e l’esecutivo nazionale. “La relazione ha un taglio marcatamente e radicalmente riformista che coincide con la filosofia e l’ispirazione del governo nazionale, il primo governo della storia italiana che anziché aumentare il numero dei corpi militari e della polizia ha aggregato e messo insieme il corpo forestale con quello dei carabinieri”, argomenta il parlamentare. Berretta, membro della commissione Giustizia della Camera, rivendica i risultati del governo in tema di sicurezza: “un miliardo l’anno in più per il settore e norme molto efficaci per contrastare il terrorismo anche a prezzo di qualche sacrificio sul versante del garantismo”. “L’idea di una razionalizzazione per fare in modo che le risorse vengano utilizzate al meglio è sicuramente parte integrante della politica del governo nazionale. Ma c’è di più, dopo tanti anni nei quali da una parte si effettuavano tagli e dall’altra si alimentava la paura nei cittadini, noi abbiamo fatto esattamente il contrario: rassicurare e investire di più”, spiega Berretta. “Dopo anni nei quali non c’erano nuovi accessi e chi andava in pensione non veniva sostituito nel 20016 c’è stato un concorso destinato cinquemila persone e il ripristino del 100% del turnover: quindi tutti coloro i quali andranno in pensione saranno sostituiti”, rivendica il parlamentare. Di tutt’altro segno il parere sull’operato del governo espresso dell’avvocato Tamburino. “Questo incontro coincide con i tre giorni di astensione della Camera Penale, uno dei motivi dell’astensione riguarda la legge sulla prescrizione che si dovrebbe approvare”, esordisce il legale. “Gli avvocati di tutta Italia hanno protestato perché non è una legge risolutiva ma al contrario allungando i termini di prescrizione produrrà processi molto più lunghi e probabilmente si eviterà la proscrizione del reato ma la sentenza arriverà a dieci o quindici anni dalla condotta, ciò comporta che l’imputato si troverà a dovere scontare una pena dopo talmente tanto tempo da essere un soggetto diverso da quello che era al momento in cui ha commesso il fatto”. Il penalista inoltre si dice abbastanza perplesso anche su altri fronti. “Noi siamo molto critici anche per la legge sulle intercettazioni che pare non risolva il problema, in generale siamo critici nei confronti di un modo di legiferare che tiene conto degli aspetti emozionali”. “Penso alla legge sull’omicidio stradale: queste pene eccessive nei confronti di chi commette un errore e uccide una persona guidando l’auto rappresentano leggi che riteniamo incostituzionale e fanno contenti certi apparati o associazioni di genitori di figli investiti ma non applicano regole di diritto”, argomenta Tamburino.

L’amministrazione comunale rappresentata dal vice sindaco Marco Consoli plaude al lavoro della polizia catanese. “La presenza oggi dell’amministrazione comunale vuole testimoniare innanzitutto il grande apprezzamento che la comunità cittadina ha verso il lavoro della Polizia di Stato: importanti obiettivi raggiunti nella lotta contro la mafia ma anche un grande lavoro quotidiano svolto dagli uomini e dalle donne della polizia di Stato per garantire la sicurezza a trecentosessanta gradi”, dice Consoli. “La vita si rischia sempre e comunque, sia che si lotti contro un mafioso sia contro un soggetto con problemi psichiatrici che impugna un’arma. Loro sono in prima linea nella difesa della comunità”, aggiunge il vice sindaco che rivendica l’operato della giunta Bianco. “Ricordo che qualche settimana fa l’ex capo della polizia, il prefetto Pansa, firmò con il sindaco Bianco un importante protocollo che prevedeva l’assegnazione di nuovi locali alla squadra mobile nell’ex scuola Malerba di Picanello, un quartiere particolarmente difficile dove non vi era una presenza fissa dei rappresentanti dello Stato. Oggi c’è una realtà, si sta lavorando per poterla consegnare in breve tempo che si aggiunge alla ristrutturazione di Villa Nitta. Dico questo perché Bianco e Pansa vollero sottolineare che il modello Catania va esportato”. “Il modello Catania è un lavoro sinergico tra tutte le istituzioni presenti in loco: forze dell’ordine, magistratura e amministrazione comunale. E aggiungo anche la società civile”, spiega Consoli. La disponibilità al confronto incassata dal Sipa a livello locale arriva anche livello regionale. L’onorevole Nello Musumeci, infatti, propone un incontro aperto al confronto per affrontare le problematiche del settore, fermo restando i margini di intervento propri dell’istituzione regionale.


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