PALERMO – La Resais dovrà confluire in Sas. Seus dovrà diventare un’agenzia: l’Areus, inoltre, dovrà trasformarsi in agenzia, come anche il Parco scientifico e tecnologico. Sono queste le misure per il 2020 che il governo regionale porterà avanti per la revisione delle partecipate. In alcuni casi si tratta di riforme già annunciate mentre in altri casi l’esigenza di contenere la spesa corrente e di razionalizzare si fa più forte dopo gli accordi con Roma per ottenere il ripianamento in dieci anni del disavanzo della Regione.
Così, tutte le partecipate dovranno riuscire a conseguire un risparmio di spesa pari al 5 per cento e quindi devono rimanere bloccate le assunzioni. Entro il 30 giugno 2020, poi, tutte le procedure di liquidazione devono essere completate con il trasferimento dei contenziosi a una “struttura veicolo”, a un ente che, insomma, subentri alle partecipate in liquidazione nei processi che ne impediscono la chiusura.
Ci sono però anche altri processi di riforma che sembrano stati individuati dai tecnici del Bilancio ma che il governo ha deciso di non adottare, almeno in questo momento. Un esempio fra tutti riguarda l’Ast, l’azienda dei trasporti siciliana che dovrebbe diventare una società in house ma che al momento non può essere trasformata perché non offre alla Regione servizi pari all’ottanta per cento del suo fatturato. Ma non solo: gli uffici prevedevano la cessazione o la liquidazione del Parco scientifico e tecnologico, che il governo propone di rendere un’agenzia. Insomma, un lungo elenco per una complessa razionalizzazione ma che, per diverse valutazioni politiche, sarà compiuto solo in parte.
Fra i tre cambiamenti disposti per quest’anno dal governo spicca quello dell’incorporazione della Resais (Risanamento e sviluppo attività industriali siciliane) da parte della Sas (Servizi ausiliari Sicilia). Le due società in sostanza compiono la stessa attività e per le norme che regolano le società pubbliche vanno accorpate. Fin ora il processo non era stato reso necessario dal fatto che la Resais era di proprietà dell’Espi, l’ente siciliano per la promozione industriale, in chiusura dopo un processo lungo più di venti anni. Con la liquidazione la Regione ha acquisito la Resais che è diventata la quattordicesima partecipata di Palazzo d’Orleans. La fusione così dovrà essere realizzata anche se l’Ars nel Collegato ha votato una norma che dichiara la Resais una società di diritto singolare. In questo modo Palazzo dei normanni ha concesso tempo al governo sia per l’organizzazione delle partecipate che per l’altra questione che riguarda il futuro della Resais: l’esito della decisione della Consulta sulla stabilizzazione dei Pip.
Le altre due novità riguardano, poi, la partecipata che si occupa di gestire una parte delle ambulanze siciliane e il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia, la società, con sede a Catania, che ha come finalità l’aumento della “competitività del territorio attraverso la ricerca, l’innovazione, il trasferimento tecnologico, la diffusione della cultura della qualità e della formazione continua e l’attrazione d’investimenti”.
In entrambi i casi dovrà nascere un’agenzia. le valutazioni dei tecnici dell’assessorato all’economia, in questi due casi però sono diverse. Per il Parco scientifico e tecnologico, il suggerimento era quello della “dismissione: cessazione o liquidazione”. D’altronde per i burocrati, il quadro è desolante e non svolge un servizio di interesse generale. La società fa da spin off e start up universitario, si comporta da ente di ricerca e gestisce delle attività agricole didattiche ma è in perdita da quattro esercizi sui cinque presi ad esame. Nel 2018 non ha approvato i bilanci. Nel 2017 chiudeva con un risultato d’esercizio negativo per 2,3 milioni, peggio del 2016, anno in cui il risultato era -1,3 milioni. Unico anno positivo è stato il 2015: un attivo di 686 euro mentre nel 2014 il segno meno valeva 495mila euro. Sembra chiaro così che il governo punti a un rilancio. In questa direzione l’ente nel piano industriale 2020-2022 prevede una ripresa grazie a dei progetti approvati dai dipartimenti alle Attività produttive e all’Energia. Su piano però manca il via libera dell’Organo di revisione.
Per la Seus invece gli uffici dell’assesorato all’Economia hanno segnalato la necessità di mantenere in vita la società, senza interventi, con il solo contenimento della spesa. In questo caso però il governo ha già deciso da tempo la trasformazione in agenzia della società. Il disegno di legge che prevede la riforma è stato approvato dalla giunta lo scorso maggio ed è all’esame di Palazzo dei Normanni. Come spesso accade quindi, i piani del governo devono passare dall’Assemblea regionale siciliana.