La roccaforte di Marco Battaglia | "Trafficava la cocaina più potente" - Live Sicilia

La roccaforte di Marco Battaglia | “Trafficava la cocaina più potente”

I collaboratori di giustizia nel corso del processo lo descrivono come "quello che aveva la merce migliore". Marco Battaglia avrebbe controllato fino al 2013 lo spaccio a San Giovanni Galermo: i Mirabile e i Cursoti Milanesi potevano vendere stupefacenti solo dietro pagamento di un affitto.

Via Capo Passero
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CATANIA – Avrebbe avuto la disponibilità di acquistare 15 chilogrammi di cocaina pagando 600.000 euro in contanti. Marco Battaglia sarebbe un pezzo da novanta nel traffico della polvere bianca a Catania. “Uno che ne faceva arrivare molta” – raccontano i pentiti – aveva la più potente e migliore”. Il suo quartier generale lo avrebbe creato sotto casa a San Giovanni Galermo, in via Capo Passero. Una strada che almeno fino al 2013 avrebbe ospitato diversi bazar a cielo aperto dello spaccio. Per poter “vendere” era necessario pagare un canone settimanale o mensile a Marco Battaglia. Uomo che avrebbe come riferimento mafioso il gruppo di Picanello dei Santapaola. Il trafficante, scarcerato dopo l’arresto per una retinite pigmentosa che non gli consentirebbe di vedere bene, sta affrontando il processo, che si celebra davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania presieuduta dal giudice Maria Pia Urso. a piede libero insieme a Salvatore Calogero, Bruno Grillo, Eugenio Minnelli, Carmelo Lanzafame, Arturo Vaccaielli, Alessio Vaccaielli, Cosimo Massimo Ponzo, Salvatore Ponzo. Questi ultimi sono parenti di Alessandro Ponzo, ucciso in un agguato nel 2012. Il funerale con tanto di striscione e corteo di scooter fu monitorato dai carabinieri e finito nell’inchiesta Leo 121.

Seduto in una delle poltrone delle file dell’aula dedicata all’avvocato Serafino Famà, Marco Battaglia ha ascoltato con attenzione l’esame di due collaboratori di giustizia che hanno raccontato le enormi capacità manageriali dell’imputato nel traffico di cocaina. Il primo a rispondere alle domande di Rocco Liguori è Giuseppe Raciti, un ex trafficante indipendente di cocaina. Operava nell’asse Olanda-Calabria-Sicilia e riforniva diversi clan mafiosi, principalmente Picanello e Aci Catena. Ma non è mai stato direttamente affiliato. Le conoscenze del collaboratore arrivano fino alla fine del 2008, quando per amore di sua moglie e delle sue figlie gemelle, decide di “cambiare vita”. “Il nome Marco Battaglia mi fa pensare subito al traffico di cocaina a San Giovanni Galermo” – rivela il pentito. Trafficava in via Capo Passero vicino alla sua abitazione. “Aveva creato una vera e propria roccaforte. Un sistema – spiega il collaboratore – a cerchi concentrici. Nei cerchi più larghi erano sistemate le ronde e le vedette, in quelli più centrali i pusher e gli spacciatori terminali e al centro c’era Marco Battaglia”. Il volume d’affari secondo i calcoli di Raciti sarebbe stato sui 120 mila euro a settimana. “Faceva fuori un chilo di cocaina in tre-quattro giorni”. Con lui avrebbero operato circa 15 ragazzi, che in caso di arresto erano immediatamente sostituiti.

Raciti e l’imputato si sarebbero incontrati diverse volte. Due di questi incontri erano stati organizzati per la droga. Nel 2008 Giuseppe di Misterbianco (il collaboratore non ricorda il cognome) avrebbe contattato Raciti per accompagnarlo a un potenziale scambio di un chilo di cocaina. Il misterbianchese (con un anomalia all’indice sinistro) doveva restituire al collaboratore una pistola Magnum e dei soldi. Lo scambio sarebbe servito per restituire il debito e se caso mai sarebbe andata male la transazione, Giuseppe sapeva che Raciti poteva “piazzarla” facilmente. Lo scambio sarebbe avvenuto in una casa a San Giovanni Galermo, in un garage adibito a taverna. All’incontro oltre a Marco Battaglia erano presenti un certo Alessandro, Salvatore (parente di Battaglia, detto Cipollino), due esponenti dei Laudani, Luca Pitbull e un altro e Orazio Torrisi. La piatra di cocaina era ricoperta dal nastro adesivo nero. Raciti si ricorda un particolare: dopo il controllo della qualità e del peso Battaglia si è reso conto che non era un chilo preciso e quindi ha pagato solo 48 mila euro, invece dei 50 mila euro pattuiti.

Un altro incontro nell’autunno del 2008 sarebbe stato organizzato dallo stesso Giuseppe Raciti. Saltati i collegamenti con l’Olanda, Andrea Corallo contatta il collaborante per informarlo che si stava costruendo un contatto con i napoletani per fare arrivare diversi carici di stupefacente. E i pagamenti potevano essere posticipati a un mese. “Conoscendo le mie potenzialità Corallo mi contatta”. A quel punto Raciti pensa a Marco Battaglia per la vendita di 20 chili di cocaina. O almeno di una parte. Battaglia sarebbe stato disposto a comprarne 15 chili e non avrebbe avuto difficoltà a sganciare 600 mila euro in contanti. Se poi l’intermediazione avvenne il pentito non lo sa. Raciti, infatti, poco dopo si rese latitante e fu arrestato fino a diventare collaboratore.

Un altro pentito è Michele Musumeci, detto Pamela. L’ex affiliato dei Cursoti Milanesi avrebbe gestito per conto del clan una piazza di spaccio in via Capo Passero. Anche se la cosca aveva il suo quartier generale in via Indipendenza. A Galermo erano, infatti, degli intrusi e per poter vendere “dovevano pagare a Marco Battaglia un affitto di 300 euro”. L’accordo sarebbe arrivato dopo un incontro tra il 2008 e il 2009. Non sarebbero stati i soli a versare un canone per l’angolo dello spaccio. Sapuppo aveva una piazza di spaccio accanto a quella di Antonino Nigito (il referente dei Cursoti) per conto dei Mirabile (capimafia dei Santapaola). Ad un certo punto l’affitto sarebbe aumentato da 300 a 600 euro. Il collaboratore colloca l’evento nel 2011. Addirittura Battaglia avrebbe detto ai Cursoti che dovevano andar via da Galermo, perchè ai Santapaola servivano più soldi per il mantenimento dei detenuti. Ma dopo due incontri si sarebbero riuscito a trovare l’accordo “che faceva contenti loro e noi”- afferma Pamela. Alla fine del 2011 gli equilibri vengono ancora compromessi dall’arrivo dei Nizza a San Giovanni Galermo. Davide Seminara, uomo di fiducia degli uomini d’onore dei Santapaola, partecipa a un terzo incontro. Il difensore di Battaglia, l’avvocato Basile – durante il contro esame – chiede un particolare a Michele Musumeci. In quella riunione, ma seduto abbastanza lontano, era presente anche un parente del Battaglia, conosciuto come “Gnomo”. Era il nomignolo di Alessandro Ponzo, il piccolo boss ucciso nel 2012 e per cui fu organizzato il “funerale parata”.


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