Mafia, "mi pento per amore"| Vitale collabora con i pm - Live Sicilia

Mafia, “mi pento per amore”| Vitale collabora con i pm

Giovanni Vitale

Era stato arrestato a fine gennaio dopo quattro mesi di latitanza. Parla soprattutto di estorsioni.

PALERMO – Si è pentito per amore. Così ha detto ai magistrati Giovanni Vitale che per amore aveva deciso di allontanarsi dal suo nascondiglio. Voleva incontrare la moglie, ma ad attenderlo in una casa di Borgetto c’erano i carabinieri del Nucleo investigativo.

I pubblici ministeri Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi hanno depositato il primo verbale del neo pentito nel processo “Apocalisse” che vede imputati i mafiosi del clan di Resuttana-San Lorenzo di cui Vitale, soprannominato il panda, faceva parte. Era un uomo del pizzo e di pizzo ha parlato nelle sue prime confessioni.

La fuga di Vitale, 47 anni, è durata quattro mesi. La moglie è stata pedinata nel tragitto che la conduceva a bordo di una macchina verso la palazzina di proprietà del nonno. Dopo di lei sul posto è giunto un furgoncino. A bordo c’erano Vitale e Salvatore Billeci, un operaio incensurato ora finito in carcere con l’accusa di favoreggiamento.

Quando i carabinieri hanno fatto irruzione in casa marito e moglie non hanno opposto alcuna resistenza. Billeci, invece, ha tentato di scappare attraverso la finestra sul retro dell’abitazione. L’ha aperta e ha visto che l’edificio circondato dai militari. A quel punto ha capito di non avere via di scampo. Quello di contrada Bonagrazia era il luogo dell’incontro fra marito e moglie. Vitale, infatti, si nascondeva altrove. Le indagini adesso cercheranno di capire se qualcun altro, oltre a Billeci, gli ha offerto protezione.

Lo status di latitante era stato ufficializzato un paio di mesi fa dalla Corte d’appello di Palermo. A metà ottobre i militari erano andati a notificargli il ripristino di una misura cautelare decisa dalla Cassazione e non lo avevano trovato in casa. Nel contesto criminale di Resuttana, un mandamento colpito da una serie di blitz, secondo i pm, Vitale non aveva un ruolo di secondo piano. E lo dimostrerebbe il fatto che quando si decise di esautorare l’allora reggente Giuseppe Fricano, Vitale, che ne era stato il braccio operativo, sarebbe stato lasciato al suon posto. “Il Panda che ha fatto è salito di nuovo sopra il cavallo?…”, si chiedevano i picciotti di Resuttana. La risposta era “sì”. Vitale, soprannominato il Panda per la sua stazza, era tornato ad occuparsi soprattutto di pizzo.


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