Vito è tornato a casa sua: "Una mamma doveva piangere"

Vito Lo Iacono è tornato a casa: “Una mamma doveva piangere”

Vito Lo Iacono da ieri è tornato a casa. L'angoscia di un'altra madre.

PALERMOStraziante. Una sola parola arriva dal telefonino. Straziante. Una sola parola racconta l’intero viaggio che, ieri, ha riportato il corpo del pescatore Vito Lo Iacono nella sua casa, in una palazzina con le finestre in fiore, lambita dall’odore del mare. Appena fuori uno striscione per chiedere giustizia.

Giovedì mattina i funerali

Giovedì mattina alle nove e mezza verranno celebrati i funerali del capitano della ‘Nuova Iside’, affondato con suo equipaggio – con il papà Matteo e il cugino Giuseppe – nel maggio scorso, in una vicenda che un’inchiesta dovrà chiarire. Era un giorno come tanti altri. Cristina, la moglie di Giuseppe, aveva preparato un caffè quasi a notte fonda. Un altro caffè sarebbe stato consumato al porto, prima di mettersi in mare. Giovanna raccontava di Vito, l’uomo che ama: “Io dormivo, è andato via per imbarcarsi, non l’ho sentito. Il giorno successivo ci siamo scambiati dei messaggi. Mi diceva che sarebbero rimasti in acqua perché la pesca non era stata buona. Gli ho scritto alle sette di sera: ‘Che fai?’. Mi ha risposto. Gli ho scritto ancora alle nove e tre quarti, il messaggio è arrivato, ma non l’ha letto. E poi a mezzanotte. Niente”. Anche Rosalba aveva scambiato dei messaggi con il marito e con il figlio. Sono donne forti e tenaci quelle che stanno lottando per la verità, unite, ognuna con il suo dolore, nella stessa battaglia.

“Una mamma doveva piangere”

E c’è un’altra donna coraggiosa, Elsa Tavella, mamma di Francesco Vangeli. Questa storia di lutti non ha risparmiato nessuno: quando un corpo, nel giugno scorso, è affiorato sulla spiaggia calabrese di San Ferdinando, si pensava pure che potessero essere i resti di Francesco, secondo la cronaca fin qui disponibile – si aspetta una sentenza – massacrato e gettato in un corso d’acqua. Per settimane la trama si è crudelmente innestata nel desiderio di due madri di avere, almeno, le spoglie del figlio per dargli sepoltura. La sentenza definitiva qualche giorno fa: si tratta di Vito. Elsa ha scritto su Facebook: “Chi ha conosciuto il dolore ha imparato due cose: a difendersi da esso e a rispettare quello altrui”. Raggiunta al telefono, la signora Tavella dice: “Nei giorni scorsi, ci siamo sentite con Rosalba, la mamma di Vito. Dopo la notizia, le ho mandato un messaggio perché non volevo essere indiscreta. Le ho scritto che ci incontreremo e che l’abbraccio. Anche io vorrei una tomba per portare un fiore a mio figlio. Una mamma doveva piangere dopo il riconoscimento: e sono io. So che Rosalba soffre forse più di me, perché ha perso anche suo marito. Le invio ancora un affettuoso abbraccio”. La tragedia che ne protegge un’altra, non esiste una generosità più grande. È la dolcezza di chi conosce le sue lacrime, ma ha cura di quelle altrui.

Il padre e il figlio insieme

Straziante. Ritorna quell’aggettivo che descrive la lunga traversata della famiglia Lo Iacono: Rosalba, Giovanna e la sorella di Vito, Rossana, un’altra ragazza dal cuore immenso. In aereo fino a Bari, destinazione l’istituto di medicina legale, e il ritorno in macchina. Ieri sera, in quella casa dalle finestre in fiore, una famiglia si è come ricostituita, anche nell’assenza. C’è una foto, su un tavolino, che mostra padre e figlio insieme. Il mare li ha restituiti.


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