"Vittima di un festival | di ipocrisia e cinismo" - Live Sicilia

“Vittima di un festival | di ipocrisia e cinismo”

Intervista a Marco Zambuto. "Faccio un passo indietro per evitare al Pd una gogna mediatica per una vicenda che con la politica non c'entra niente. Con Berlusconi non abbiamo parlato di primarie".

L'intervista a Zambuto
di
7 min di lettura

PALERMO – Alla fine della fiera, a pagare il conto del gran pasticcio in salsa pirandelliana delle primarie di Agrigento è stato solo lui. O almeno, così farebbe comodo al Pd, che nella città dei Templi si è incartato in un mezzo disastro dall’eco nazionale. “Risolto” con l’annullamento delle primarie e l’investitura dell’evergreen Angelo Capodicasa a candidato. Di mezzo c’è stato il “caso Zambuto”. Con l’ex sindaco, presidente del partito, finito nella bufera per una visita a casa Berlusconi in compagnia del parlamentare azzurro Riccardo Gallo Afflitto. Un incontro romano in cui secondo le ricostruzioni sarebbe maturato l’inciucione sul nome di Silvio Alessi, poi vincitore delle primarie. Zambuto nega. Ribadisce di aver parlato con l’ex Cavaliere solo della vicenda personale e umana di Gallo Afflitto e parla di “festival di ipocrisia e cinismo” ai suoi danni in un “clima da caccia alle streghe”. Intanto, dal partito sono subito fioccate richieste di dimissioni, poi annunciate dallo stesso ex sindaco.

Marco Zambuto, prima domanda: si è dimesso o no da presidente del Pd?

“Vorrei rispondere a questo in un secondo momento”.

Allora può raccontarci anzi tutto com’è nato l’appuntamento con Silvio Berlusconi?

“Avevo incontrato quest’amico che viveva un momento di grande disagio e dolore personale e ho voluto esprimere un gesto di solidarietà umana nei suoi confronti”.

Qui, per quanti si fossero persi le puntate precedenti, si deve riassumere brevemente la vicenda. Zambuto ha subito detto che “Gallo Afflitto era in difficoltà perché alcuni media avevano rilanciato le dichiarazioni di un pentito secondo il quale il deputato nel 1988 avrebbe concorso a un omicidio di mafia”, accuse ritenute prive di fondamento dai magistrati. Lui sarebbe andato da Berlusconi a spendere una parola buona.

Senta, ma perché mai serviva che proprio lei “testimoniasse” sull’onestà di Gallo Afflitto con Berlusconi?

“L’ho incontrato anche occasionalmente, in una condizione di grande afflizione e mi sono sentito in dovere di dare conforto. Tra l’altro su una vicenda per la quale i magistrati avevano già ampiamente escluso ogni sua responsabilità. Conosco la persona, con la quale ho un rapporto politico oggi lontano ma so che non farebbe male a una mosca”.

In questo incontro con Berlusconi cosa vi siete detti in merito alle primarie agrigentine? Ne avrete parlato…

“Assolutamente no. È stato un incontro di pochissimi minuti”.

Non avete chiuso un’intesa sul nome di Alessi? C’era un’ipotesi che lei facesse il vicesindaco?

“Mi viene da ridere. Proprio io che ho fatto il sindaco della mia città per sette anni. E mi sono dimesso immediatamente per la nota vicenda giudiziaria, senza avere l’obbligo di dimissioni. Mi sono dimesso perché mi sono sentito moralmente obbligato di dovermi dimettere. Mi viene da ridere per il solo fatto che si pensi che io possa andare a cercare il ruolo di vicesindaco a casa di un avversario politico. Se mai avessi avuto una qualche aspirazione di questo tipo l’avrei posta nel mio partito. La verità è che è veramente una vicenda surreale. In un clima di barbarie e linciaggio nel quale si mette in mezzo una vergognosa macchina del fango, fatta di veleni e illazioni. Il tutto in un clima di caccia alle streghe, un festival di ipocrisia e cinismo”.

Quel giorno fioccavano comunicati stampa di tutte le correnti del partito. Tutti le hanno chiesto un passo indietro.

“Io ho voluto dichiarare subito di voler fare il passo indietro proprio per dare a tutti l’impressione di non voler compromettere il Partito democratico, perchè il Pd non entrasse dentro questa strumentalizzazione politica. Io comprendo che ci possa essere stato il disorientamento di alcuni. Posso capire il disorientamento di chi non sa le cose ma sicuramente c’è la malafede di tanti che sapevano come in verità sono andate le vicende su Agrigento 2020”.

E come sono andate?

“La vicenda parte nel mese di novembre e vede un tavolo del quale fanno parte tanti soggetti tra i quali il Pd con i suoi organi a tutti i livelli. Vicenda rispetto alla quale tutti possono testimoniare di come io sia stato distante. Io da quando mi sono dimesso da sindaco, rispetto alle vicende della mia città ho avuto un atteggiamento di distacco”.

Insomma, vuole rimarcare che quando lei va da Berlusconi il patto già c’era…

“Assolutamente sì. C’erano state le conferenze stampa. C’era stato il presidente della Regione Crocetta che era venuto ad Agrigento e aveva osannato il patto delle primarie e l’alleanza che si allargava al centro”.

E lei sostiene che Berlusconi non si è interessato della vicenda.

“Il contesto era di tutt’altra natura. Un incontro assolutamente occasionale”.

Mettiamo un attimo da parte Palazzo Grazioli. Lei converrà che le primarie di Agrigento sono state un grande pasticcio politico, o no?

“Sì, e infatti sono stato anche io a livello regionale a fare parte di una riflessione comune in cui si è detto che questa vicenda era stata gestita in maniera confusa e stava creando grossi problemi. Rischiava di disorientare il nostro elettorato”.

Lei era favorevole o no al patto con Alessi?

“C’era la strategia di allargare la coalizione di centrosinistra a liste civiche, è stato questo il programma da sempre presentato alla città. Ricordo: in una città in cui la sinistra è stata sempre minoritaria, con me la sinistra è arrivata a prendere più del 30 per cento alle ultime elezioni europee. Il progetto aveva un suo senso, è andato a infrangersi nella concretezza delle battute che per esempio il candidato Alessi fa quando dice ‘io non sono un candidato di centrosinistra’”.

Lei si sente un capro espiatorio?

“Ho assistito a un valzer di ipocrisia impressionante. Gente che ha materialmente partecipato, e ci sono le fotografie, a questa operazione politica, che ha cercato di scaricare su di me il peso e le colpe di questo pasticcio, sulla base di una vicenda che di politico non ha niente. Chiaramente questo fa parte di una guerra che c’è dentro il Pd. E della quale comprendo quali sono i fini”.

Quali sarebbero i fini? Vuole dire che si voleva colpire con lei un’area del partito?

“Sì, soprattutto in una fase in cui in Sicilia c’è un’espansione. E un contesto di scontro durissimo”.

Sì, ma l’area del partito a cui lei fa riferimento, i renziani, non mi sembra l’abbia difesa, anzi…

“Nell’immediatezza della vicenda io posso comprendere anche che qualche amico si sia potuto sentire disorientato. Il punto politico della vicenda è ben altro”.

Che ne pensa della soluzione di candidare Angelo Capodicasa?

“Io penso che sia una buona soluzione perché è una delle personalità più autorevoli che il partito ha a livello regionale e nazionale”.

Lei parla con sofferenza di quanto accaduto in questi giorni. È stato peggio quando ha scelto di dimettersi da sindaco o per questo?

“La cosa strana, soprattutto in questa vicenda , è quella di doversi difendere soltanto da illazioni, in un grande tribunale dell’Inquisizione dove il linciaggio è facile senza che ti si dia alcuna possibilità di ragionare, ricostruire. La vicenda parte a novembre, vengono indette le primarie, e poi si cerca di attribuire a me chissà quale patto occulto ai danni del partito. È questa la cosa che più fa male”.

Torno alla prima domanda: si è dimesso o no?

“Io ho deciso di fare il passo indietro nonostante questa grande bufala e nonostante penso che si consumi oggi un gravissimo precedente, quello per cui si criminalizza o si incolpa una persona sulla base solo di illazioni”.

Ma col senno di poi ci tornerebbe di nuovo a Palazzo Grazioli?

“Ho potuto fare un’ingenuità solo per un fatto di carattere personale. Non mi sento di abbandonare un amico che mi chiede un aiuto”.

Quindi è stata per lo meno un’ingenuità?

“Se devo considerare il tempo in cui stiamo vivendo, sì. Un tempo in cui con grande cinismo si costruiscono veri e propri tribunali dell’Inquisizione”.

Ha spiegato le sue ragioni ai dirigenti del partito?

“Assolutamente sì. E infatti il mio rapporto rimane forte col partito. Ma ho voluto evitare che il Pd venisse messo dentro una gogna mediatica. Anche se parliamo del nulla. Qualunque fatto in questo momento rischia di apparire in una lente deformante. Ho voluto togliere qualunque possibilità di strumentalizzazione e speculazione”.

Chi vincerà alla fine secondo lei?

“Quello che si sta realizzando ad Agrigento è veramente pirandelliano. Una grandissima dissimulazione. Giusto ieri è uscita la notizia dell’appoggio al candidato dell’Udc da parte di Forza Italia e Ncd. E poi il candidato l’ha smentita…”.

Non ho capito qual è il suo pronostico.

“Io dico che vince Capodicasa”.

A proposito, per capirci qualcosa di più, ma Alessi c’è nella coalizione con Capodicasa?

“Questo non lo so”.

 

 


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI