CATANIA – La legge che trasforma dalle fondamenta il Terzo Settore passerà forse anche dalle proposte del volontariato siciliano: una rappresentanza delle maggiori associazioni dell’isola è stata infatti ascoltata in Senato, dove sono in fase di elaborazione i decreti attuativi della riforma, l. 106 del 2016. La trasferta a Palazzo Madama, promossa dal coordinamento Vol.Si. (Volontariato Siciliano) e realizzata con il supporto del Centro di Servizio per il Volontariato Etneo, ha consentito ai presidenti di diverse realtà impegnate a vario titolo nel volontariato e nella promozione sociale di interloquire direttamente con i componenti della prima commissione permanente Affari Costituzionali Salvo Torrisi (presidente, AP), Giorgio Pagliari (PD), Loredana De Petris (Sinistra Italiana) e Bruno Mancuso (AP); con le senatrici Raffaella Bellot (Fare!) e Annamaria Parente (PD) e con il senatore Giuseppe Pagano (AP).
“Insieme rappresentiamo oltre cinquecento organizzazioni di volontariato e circa 20mila volontari”, ha detto introducendo l’incontro il presidente del Vol.Si., Santo Carnazzo, al tavolo con il vicepresidente, Paolo Santoro; il presidente del CSVE, Salvo Raffa; i presidenti regionali di Avis, Salvo Mandarà; Croce Rossa Italiana, Luigi Corsaro; Fratres, Nino Pane; Anffas, Giuseppe Giardina; Federmisericordie, Armando Paparo; Coordinamento Fir, Tony Gaziano.
La delegazione, accompagnata da operatori del CSVE, ha manifestato ai senatori la propria preoccupazione in merito ai contenuti dei decreti attuativi della legge 106 del 2016. Tra i vari punti criticati, la previsione per i volontari di “un rimborso forfettario di 150 euro con autocertificazione che, in particolare nel Sud, si trasformerebbe in lavoro nero»; l’attribuzione a un socio di più voti a dispetto del principio “una testa un voto”; la «limitazione delle convenzioni con enti pubblici solo alle spese effettivamente sostenute e documentate che, in Sicilia e in altre regioni meridionali, metterebbe a rischio servizi essenziali che la Pubblica Amministrazione non riesce a garantire”. E ancora: i requisiti per la costituzione di reti e l’attribuzione a queste di servizi come il trasporto sanitario e di emergenza-urgenza, il riferimento ad un’unica “associazione degli enti del Terzo Settore” che contrasta con la libertà associativa e non tiene conto delle criticità segnalate, l’incerto destino dei Centri di Servizio esistenti. La delegazione siciliana ha poi evidenziato l’assenza di riferimenti al rispetto della legalità, su cui i coordinamenti invece chiedono maggiore attenzione. “Riteniamo – ha concluso Carnazzo – che molti aspetti dei decreti indebolirebbero ulteriormente il volontariato meridionale, già in grave difficoltà, accentuando lo squilibrio rispetto a quello del Nord, più ricco anche grazie alla diffusa presenza di fondazioni di origine bancaria e di imprese sociali”.
La rappresentanza delle associazioni della Sicilia, che in precedenza aveva assistito ai lavori d’aula su invito dei senatori del movimento Fare!, ha consegnato ai senatori una memoria contenente le proprie osservazioni e proposte. Gli interlocutori hanno assicurato di tenere il documento in dovuta considerazione nella redazione del testo che darà piena attuazione alla riforma del Terzo Settore, mentre le associazioni partecipanti hanno convenuto sulla necessità di una maggiore collaborazione e condivisione.