04 Ottobre 2009, 23:03
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Chi sarà il più bello del reame, nello specchio fatato della notte di Palermo? Sarà Walter Zenga, lo stregone, eruttato dall’Etna, che muta in continuazione schemi e uomini con la sua bacchetta volitiva? Sarà Ciro “do Vesuvio”, il fattucchiero che ammalia e che ha promesso al popolo bianconero lo scudetto dentro la zucca magica? Comunque sia, uno scontro tra vulcani. E’ l’incantesimo di una sera siciliana, devi attraversarla per scoprire come finirà la favola. Sera dolce e tremenda. Sul prato le squadre, il pubblico sugli spalti, nel cielo limpido la pesantezza del lutto. Il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Messina non basta a sciogliere il macigno nel petto di ognuno.
Zenga ha escogitato una sua personale fattura contro Ciruzzo, fumigante di successi e Vesuvio. In campo un inedito 3-5-2, per fare massa corporea a centrocampo, una ideale linea Maginot, con Migliaccio in difesa e il duo Cassani-Balzaretti a presidiare le ali della falange. In mezzo i compiti sono chiari: ringhiare, ringhiare, ringhiare. Solo il pallido Pastore ha libera licenza di svolazzo e di innesco, nella terra di mezzo, per Miccoli e Cavani. E Ciruzz? Chilo, o’ guaglione, non fa una piega, 4-3-1-2, al solito. Diego con la livrea del trequartista a condurre il cocchio della Vecchia Signora, più in là Amauri (ciao amato Carvalho) e Iaquinta. Nella porta rosanero il tenero prodigio Sirigu, confermato a suon di parate. L’incantesimo del mago Walter funziona alla perfezione. Il taccuino si tinge di rosanero. Al quarto d’ora, Miccoli crossa, Cavani potrebbe comodamente appoggiarla. Fuori. Non sarebbe Cavani. Cassani, due minuti dopo, colpisce un malcapitato bianconero con un sinistro violento. Buffon era a terra. Venti minuti di tregua. Pastore si traveste da Gattuso, ruba palla a un assonnato Melo, quindi ritorna Pastore e ispira Cavani. Bomba sotto l’incrocio di Buffon, uno a zero. Il gol più difficile. No, non sarebbe Cavani… A cinque minuti dall’intervallo, magia dell’arbitro. Camoranesi entra di brutto ed evita clamorosamente il secondo giallo. Poco male. Palla tesa di Miccoli. Il fuorigioco juventino è una comica. Le Grottaglie si smarrisce (Cannavaro è un’altra cosa, nonostante la veneranda età). Simplicio si catapulta con lo scarpino e spiazza il portierone della Nazionale, una maschera di incredulità. Simply esulta con le braccia a culla per salutare Jordan, il secondogenito. Due figli in casa Simplicio. Due a zero. Inattaccabile.
La Juve rientra schiumando rabbia e scalciando, indispettita dalla lesa maestà. Subito Amauri – amatissimo ectoplasma – sfiora l’incrocio di Sirigu proteso in volo plastico. Diego, sette minuti dopo, trova la muraglia rosanero a rintuzzargli l’aculeo che si spunta pure contro la traversa. Scarsa roba. E’ il Palermo a sfiorare con più efficacia il tre a zero. Cavani si mangia due contropiede. Prima, smarca male il solissimo Pastore, poi dribbla tutti con furia e classe, ma colpisce peggio a un passo da Buffon. Discorso consueto: Cavani è così, prendere lasciare. Corre, segna gol impossibili e sbaglia quelli facili. Altrimenti, non sarebbe Cavani. Ferrara pasticcia in sostituzioni e omissioni. Toglie dalla mischia Diego, il migliore dei suoi. Mette in campo Grygera troppo tardi, al posto dell’ombroso e impresentabile Zebina. La Juve la butta sull’assedio. Dalle parti di Sirigu è un bombardamento di cross. La Maginot regge. Goian rafforza la contraerea. La Zebra mena cazzotti, però non fa male. Miccoli si toglie lo sfizio di cogliere il palo di Buffon che, in precedenza, aveva disinnescato con la manona un tocco letale di Fabrizinho. Zenga si agita in panchina e si arrabbia con Budan quando quello non capisce al volo che tocca a lui. Non c’è bisogno di esagerare, Walter. Quando Orsato fischia la fine, il “Barbera” è già tutto in piedi a cantare e ballare, già da un pezzo. La domanda iniziale ha una risposta chiara. Ciruzzo rimandato, con le pive nel sacco. Walter Z. le ha azzeccate tutte. Delle tre recenti vittorie al “Barbera” contro i bianconeri (Guidolin, Colantuono a marchiare le altre due) quella che abbiamo raccontato è stata la più convincente. Chi aveva criticato Zenga in passato – anche noi – dovrà appuntargli una medaglia sul petto. Non c’è due senza tre e così fu. Merito di Walter il Mago, con tutte le maiuscole del caso.
Il Tabellino:
PALERMO (3-5-2) Sirigu; Bovo, Kjaer, Migliaccio; Cassani, Simplicio, Pastore (79’ Budan), Balzaretti; Bresciano (73’ Nocerino); Miccoli, Cavani (76’ Goian). All. Zenga. (Rubinho, Goian, Nocerino, Bertolo, Budan, Blasi, Mchedlidze).
JUVENTUS (4-3-1-2) Buffon, Zebina (75’ Grygera), Chiellini, Le Grottaglie, Grosso; Camoranesi (70’ Trezeguet), Melo, Poulsen; Diego (62’ De Ceglie), Amauri, Iaquinta. All. Ferrara (Manninger, Cannavaro, Trezeguet, Giovinco, Grygera, De Ceglie, Marrone).
ARBITRO: Orsato di Schio (Copelli e Grilli; Pierpaoli).
RETI: 37’ pt Cavani, 42’ pt Simplicio.
NOTE: serata calda, terreno in discrete condizioni, spettatori paganti 31.606 per un incasso di 926.844 euro (abbonati 16.370 per una quota partita di 237.200 euro). Ammoniti: Camoranesi, Legrottaglie, Cassani, Zebina, Pastore, Grygera. Angoli: 7-4 per il Palermo. Rec.: 2’ e 4’
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