PALERMO – “Se l’hanno eletto, si vede che ha solo comprato più voti degli altri”. Non un attacco come gli altri, quello che Maurizio Zamparini ha rivolto meno di un mese fa a Gianni Infantino, neoeletto presidente della Fifa e, a dire del patron del Palermo, “il capo dei burocrati, che già faceva parte del sistema”. Parole che non potevano passare inosservate e infatti non lo sono state, tant’è che la Procura Federale ha deciso di deferire sia lui che la società, a titolo di responsabilità diretta. E negli scorsi giorni non ci sono stati certo segnali di ravvedimento, come ribadito dallo stesso Zamparini presso la sede della Lega Calcio: “Ho detto parole forti sulla Fifa perché non ho alcuna fiducia nell’organo. C’è sempre stata una mercanzia di voti, anche se penso che Infantino sia una brava persona”.
Proprio in Lega Calcio, Zamparini aveva di fatto dichiarata conclusa la sua esperienza nel mondo del pallone. L’ultima apparizione del presidente del Palermo in via Rosellini rischia di non avere seguito: da un lato c’è il deferimento, dall’altro c’è la volontà più volte ribadita di passare il testimone. Le uscite del patron, intanto, continuano ad essere deleterie. Non è certo il primo deferimento per Zamparini, già più volte in passato “bacchettato” dalla Procura Federale, ma l’assenza di equilibrio nei giudizi e nelle dichiarazioni rischia di creare un ulteriore problema al Palermo. Se il deferimento (che, ricordiamo, altri non è che un rinvio a giudizio) dovesse trasformarsi in inibizione, Zamparini non potrà rappresentare il Palermo in Lega, ma in attesa di giudizio c’è anche la stessa società. E per quanto irrisoria possa essere la pena, qualora dovesse arrivare, non sembra affatto quel di cui il club oggi ha di bisogno.
A peggiorare il quadro d’accusa sono le frasi enunciate contestualmente contro il Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Una sequela di “ladri” e “criminali” che Zamparini non ha mai lesinato per evidenziare le storture di un sistema del tutto fallace, ma che in un mondo come quello dello sport non lasciano scampo. Impossibile pensare di non poter subire nessuna ripercussione per certe frasi, soprattutto se enunciate per diffamare l’operato del massimo organo di giustizia sportiva, per quanto indipendente. E chi dovrà giudicare Zamparini (oltre che il Palermo) non si prenderà certo la briga di controllare cosa ha scatenato le ire del presidente, ovvero quel che c’è dietro alla condanna da parte dello stesso Tas per il caso Dybala. Perché le parole sono e restano importanti, e quelle di Zamparini non lasciano altra via.
D’altronde, lo stesso presidente è sempre sembrato consapevole delle conseguenze. “Spero che mi denuncino, che mi portino pure in tribunale”, è una delle frasi ripetute in più occasioni in riferimento alle accuse rivolte al Tas. La spavalderia non è mai mancata, anche se qui la sicurezza del presidente è dovuta dalla convinzione dell’illegittimità della sentenza emessa da Losanna. Un guanto di sfida che non è stato ancora raccolto dai giudici, ma che per il momento a Zamparini è costato un deferimento. Difficile che la storia possa fermarsi qui