PALERMO – Finisce sotto inchiesta una presunta lottizzazione. Centodiciassette villette costruite allo Zen dalla Edison immobiliare di Antonino ed Emanuele Inzerillo. La Procura della Repubblica ha spedito l’avviso di conclusione delle indagini ai due costrittori – padre e figlio – ad un notaio e ad un architetto. Si tratta di Tommaso Drago e Alessandro D’Amico. “Nessuna irregolarità è stata commessa e la verità verrà a galla”, tagliano corto i difensori degli indagati che stanno ancora studiando il materiale probatorio raccolto dai pubblici ministeri. C’è chi chiederà di essere interrogato al più presto certo di potere chiarire ogni aspetto della vicenda. Una vicenda che riguarda le villette edificate in via PV46, tra via Castelforte e via dell’Olimpo. L’ipotesi è che ottenuta la concessione e le agevolazioni per la cosiddetta “edilizia convenzionata” i costruttori avrebbero costruito un residence tutt’altro che “popolare”. Non solo: i volumi degli immobili non rispetterebbero la cubatura prevista dal progetto in concessione e non sarebbero stati rispettati gli accordi che impegnavano gli Inzerillo a realizzare alcune opere di primaria urbanizzazione, tra cui strade e illuminazione.
È tormentata la storia di Antonino Inzerillo e del residence dello Zen. Il costruttore fu, infatti, processo e assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli imputavano di essere un imprenditore al servizio del boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo. L’accusa cadde in primo grado e fu lo stesso procuratore generale a rinunciare al ricorso in appello. Archiviata la questione penale, la faccenda si spostò davanti alla sezione misure di prevenzione. Le villette finirono sotto sequestro, salto poi essere restituite al costruttore al termine dello screening dei periti incaricati dal Tribunale.
Delle villette si parlava in un file salvato, e sequestrato dagli investigatori, nel computer dell’architetto Giuseppe Liga, considerato l’erede del boss di San Lorenzo. Ero stato scritto nel novembre 2000, quando ancora Salvatore e Sandro Lo Piccolo erano ancora latitanti. Prima del blitz a Giardinello, prima che il ruolo dell’architetto venisse tracciato dagli investigatori. Si faceva riferimento ad alcuni lavori nel quartiere palermitano dello Zen: “2° I lavori dello Zen hanno avuto un ritardo per una denuncia alla Procura della Repubblica per fortuna tutto superato… I lavori inizieranno nei primi di Agosto mandami la persona per gli scavi”. I finanzieri convocarono Antonio Inzerillo, che offrì la sua chiave di lettura della lettera: “Ricordo di aver fatto alcuni lavori edili allo Zen in via PV46, nella strada che costeggia il velodromo, che consistevano nella realizzazione di alcune unità immobiliari. Ricordo che prima dell’inizio di tali lavori, nell’anno 2000, ebbi dei ritardi nel rilascio della concessione edilizia e ciò fu causato da alcuni esposti pervenuti al Comune di Palermo e presentati da alcune cooperative delle quali, al momento, non ricordo il nome. Ritengo che dietro a tali accadimenti vi fosse la regia di qualche persona che voleva danneggiarmi poiché interessata a dei terreni ubicati a Cardillo, dove io avevo già impegnato delle aree”. Il risultato fu che Inzerillo uscì indenne dal processo penale e da quello patrimoniale.
Ora i riflettori si accedono sui presunti abusi edilizi che sarebbero stati commessi durante la costruzione delle 117 villette – si presume la buona fede degli acquirenti – e che gli indagati smentiscono categoricamente tramite i loro avvocati. Il progetto sarebbe stato rispettato e nel caso dei professionisti non era compito loro vigilare sulle eventuali irregolarità. Di diverso avviso la Procura che ha spedito l’avviso di conclusione delle indagini, propedeutico della citazione diretta degli indagati a giudizio. La lottizzazione abusiva è, infatti, un reato per cui è previsto che venga saltata la fase dell’udienza preliminare.