PALERMO – Investimenti per oltre 140 milioni di euro in un anno e mezzo di attività, 31 progetti approvati e altri in dirittura d’arrivo. L’addio alle due Zone economiche speciali della Sicilia, con il governo che ha annunciato la nascita di un’unica Zes per l’Italia meridionale, cancella una esperienza che stava iniziando a dare buoni frutti nell’Isola in virtù soprattutto di un collegamento diretto con il territorio. Il colpo di spugna romano, ora, rischia di rallentare l’iter di alcuni progetti che avevano nelle Zes siciliane il proprio motore.
L’incognita della Costa Sud a Palermo
Uno dei punti nevralgici riguarda la riqualificazione della Costa Sud di Palermo. Il Comune aveva sottoscritto un accordo con la Zes Sicilia occidentale per gestire 54 milioni di euro di appalti che dovrebbero cambiare il volto della zona contigua a Brancaccio. La Zes si era assunta il ruolo di stazione appaltante, riuscendo a imprimere anche una accelerazione nell’iter delle diverse autorizzazioni necessarie ai progetti, ma ora tutto tornerà nelle mani del Comune e il rischio è che i tempi si allunghino vista la carenza di dirigenti che possano prendere in mano la situazione. A Trapani, invece, l’intervento della Zes è già in fase avanzata e ha riguardato il collegamento tra il porto e l’area industriale. A novembre è stato pubblicato l’Accordo quadro per l’assegnazione dei servizi di progettazione e l’esecuzione dei lavori: 17,8 milioni di euro. In Sicilia orientale cinque le opere infrastrutturali previste con la Zes: il proto di Riposto, quello di Sant’Agata di Militello, l’interporto di Catania e i porti di Gela e Licata. Anche in questo caso sono stati aggiudicati i servizi di progettazione, direzione dei lavori ed esecuzione. I dubbi, in questo caso, riguardano l’andamento di queste opere che dovrà essere seguito da funzionari romani. Difficile sapere anche come evolveranno i protocolli di legalità sottoscritti dalla Zes occidentale con le prefetture interessate.
Lo scontro politico
Dubbi raccolti dal Movimento cinque stelle e dal Partito democratico: “Da Roma ancora uno scippo alla Sicilia che vanifica il lavoro di anni fatto nell’Isola e che mette a rischio le prospettive di sviluppo che tante imprese cominciavano a intravedere”, hanno sottolineato i deputati regionali pentastellati Stefania Campo, vice presidente della commissione Attività produttive di Palazzo dei Normanni, e Luigi Sunseri, membro della stesso organismo. Secondo Sunseri “Roma prosegue con la sua politica accentratrice, togliendo podestà e operatività alla Sicilia, come era già avvenuto con i fondi di sviluppo e coesione, azzerando di fatto anni di lavoro e mortificando le prospettive di sviluppo e di investimento”. Tra i dem si è levata la voce del segretario siciliano Anthony Barbagallo: “Non daremo tregua quando il provvedimento arriverà alle camere”. Soddisfatta, invece, l’assessora regionale al Territorio Elena Pagana: “Rispetto al passato non saranno solo le aree retroportuali e industriali a poter beneficiare, ma interamente tutto il territorio – ha ricordato -. È un grande vantaggio competitivo per le aree interne e montane”.
Fitto: “Semplificheremo gli iter autorizzativi”
Il governo ha comunque deciso di centralizzare la struttura amministrativa che sovrintenderà agli investimenti agevolati che hanno l’obiettivo di risollevare l’economia del Mezzogiorno. Via, dunque, i commissari straordinari nominati dal governo Draghi nel gennaio 2022: Carlo Amenta (Zes Sicilia occidentale) e Alessandro Di Graziano (Zes Sicilia orientale). “Un provvedimento di assoluto rilievo che dà vita a un’unica Zona economica speciale per il Mezzogiorno e che ci aiuterà nella semplificazione degli iter autorizzativi”, ha spiegato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto in conferenza stampa sottolineando che la nuova mega-Zes “consentirà al governo di avere una visione complessiva della situazione”.
Il costo della governance
Novità anche sotto il profilo della governance, con una Struttura di missione per la Zes che sarà “alle dirette dipendenze” del ministero di riferimento, e che avrà anche un coordinatore, due Direzioni generali e quattro uffici di livello dirigenziale. “Il costo della riorganizzazione della governance è inferiore a quello delle attuali otto strutture regionali delle Zes”, ha assicurato Fitto. L’unico dato certo, però, al momento è quello delle attuali Zes che chiudono il bilancio con 19 consulenti costati 1,5 milioni di euro a fronte di investimenti lanciati pari a 140 milioni (30 in Sicilia occidentale e 110 in Sicilia orientale).
I numeri delle Zes siciliane
Sul campo restano i numeri delle due Zone economiche speciali siciliane, che in questi due anni hanno lavorato dando il via libera a diversi progetti grazie anche a uno sportello unico aperto nel giugno del 2022. Sedici le proposte esaminate dalla Zes Sicilia occidentale (quattrodici quelle accolte, due respinte) e altre 16 sono in conferenza dei servizi pronte per il semaforo verde. Diciassette, invece, le proposte che hanno ricevuto il via libera in due anni dalla Zes Sicilia orientale. Nel calderone diverse iniziative imprenditoriali: dalla lavorazione di profilati in ferro alla realizzazione di manufatti in gesso, passando per la produzione di integratori alimentari e di medicinali. I lavori sono stati ormai decisi ma toccherà a Roma vigilare sulla corretta realizzazione.