CATANIA – Si chiama Narcos come la fortunata serie televisiva statunitense l’imponente operazione del Gruppo Operativo Antidroga della Guardia di Finanza di Catania che ha permesso di smantellare un fiorente traffico transnazionale di cocaina nell’asse Sud America – Italia. L’indagine ha portato ad intercettare un carico di droga arrivato al porto di Salerno (per errore, emerge dalle intercettazioni) diretto ai compratori palermitani. Sono 110 kg i chili di cocaina sequestrati venerdì sera dopo una precisa perquisizione di alcuni container a bordo della motonave “Brussels”. La polvere bianca (del valore di mercato di 14 milioni di euro) era contenuta in alcuni borsoni nascosti all’interno di un container di banane. “E’ uno dei sequestri di cocaina più ingenti degli ultimi anni”, esordisce il procuratore Carmelo Zuccaro nel corso della conferenza stampa di questa mattina. “Questa organizzazione è riuscita a bypassare l”ndrangheta – spiega il Procuratore – rispetto alle altre inchieste viene meno l’intermediazione delle ‘ndrine calabresi che fanno arrivare i carichi al porto di Gioia Tauro”.
Sono tre i provvedimenti di fermo eseguiti dalla Guardia di Finanza, l’indagato di origini spagnole non è rientrato in Italia come si ipotizzava e non si è potuto procedere per la misura cautelare. Sono finiti in manette Vincenzo Civile, napoletano 40enne residente a Frosinone, e i due palermitani Antonino Lupo, 54 anni e fratello di Cesare boss del mandamento di Brancaccio, e Antonino Ignazio Catalano, 52 anni. Gli ultimi due sono gli acquirenti mentre Civale ha un ruolo importante nel traffico di cocaina che riguarda non solo la Sicilia, ma anche Campania, Lazio, Spagna, Colombia ed Ecuador. “La nostra ipotesi accusatoria – spiega il pm della Dda Andrea Bonomo – è stata accolta sia dai Gip di Palermo che di Frosinone che hanno convalidato i fermi e rinviato gli atti alla Procura di Catania per incompetenza. Infatti visto il carattere transnazionale dell’organizzazione criminale non è possibile determinare una specifica competenza territoriale, in questi casi la giurisprudenza assegna l’indagine a chi per prima ha aperto il procedimento”.
L’inchiesta parte dallo scorso giugno, il Goa di Catania svolgeva un’indagine antidroga ed emergono elementi che portano ad aprire il fascicolo che man mano che va avanti l’inchiesta porta i finanzieri a scoprire di avere davanti un’organizzazione che aveva contatti diretti con il cartello colombiano di Medellin. Gli indagati agivano in più paesi d’Europa e del Sud America. “Ad un certo punto per conquistare la fiducia dei narcos Civale – spiega il pm Alessia Minicò – si trasferisce per un periodo di tempo in Colombia”.
Nomi e dettagli dell’inchiesta erano già emersi ieri dopo la convalida dei fermi da parte dei Gip di Palermo e Frosinone. Durante le indagini i finanzieri scelgono di monitorare la consegna di un carico. A fine 2016 un impresa di Santa Marta in Colombia invia a una ditta catanese di copertura un “campione di 9 kg” di cocaina che tramite un procedimento chimico era occultata all’interno di carbone vegetale in polvere (oltre 40 kg). Per “estrarla” era necessario un ulteriore procedimento chimico che richiedeva particolare “specialità specifiche”. “Ma la droga viene occultata nei fogli di carta, nei vestiti e in altri materiali”, chiarisce Roberto Manna, comandante della Guardia di Finanza di Catania che aggiunge: “Le indagini continuano anche per capire dinamiche molto complesse”.