Zuckerberg all’attacco:| tutti dicono io uozzappo! - Live Sicilia

Zuckerberg all’attacco:| tutti dicono io uozzappo!

Le applicazioni di messaggistica gratuita stanno ottenendo un successo così grande da competere con social network del peso di Facebook o Twitter ed hanno inferto un serio colpo al mercato degli sms.

Rosamaria Alibrandi
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7 min di lettura

Per parafrasare (indegnamente) Schopenhauer, la nostra vita è un pendolo che oscilla tra on e off. Connettersi o non connettersi, questo sarebbe il dilemma di un Amleto redivivo. E mentre cambiano usi e costumi, sta avvenendo una silente ulteriore rivoluzione. Le applicazioni di messaggistica gratuita, come WhatsApp, entrate nel nostro quotidiano via smartphone, stanno ottenendo un successo così grande da competere con social network del peso di Facebook o Twitter ed hanno inferto un serio colpo al mercato degli sms.

I siciliani cavalcano la tigre e, immediatamente hanno introdotto “uozzappi” e uozzappare nel loro lessico, diffondendo la buona novella a tutte le fasce d’età. Anche nonne che non si sognerebbero mai (ancora per poco) di farsi un account su Facebook, traghettate felicemente allo smartphone, carico di foto dei nipoti, usano con destrezza la fortunatissima app. “Su uozzapp mia nonna a Palermo spiega come fare le sue insuperate lasagne a mia sorella a New York. Questa è sana globalizzazione”, dichiara orgoglioso un utente su fb, raccogliendo ben 3356 like e 30 condivisioni. Un’amica chiede: potrebbe uozzappare la ricetta anche a me?”. Un terzo si lamenta: arestai senza uozzappi che ho fatto un resettone e non arrisolbia nenti!”: E ancora: “dici che mi manda un cavolo siciliano o una cassatina via uozzap?”.

Un internauta nostrano dichiara sul suo blog: “L’orgoglio siciliano, amici miei, sono le sarde a beccafico. Magari un giorno di questo ve le uozzappo a richiesta!”. E, per restare in tema culinario, una serie di ristoranti, ma anche di siti commerciali dell’Isola, mette Whatsapp fra le opzioni per i contatti, anche per l’acquisto di prodotti tipici come l’origano selvatico (quello speciale, essiccato e lavorato a mano, che senti il profumo solo a pensarlo), e di conserve e dolci. Insomma, è tutto un fiorire di “non esitate a contattarci telefonicamente, via sms o messaggio (e, soprattutto) whatsapp”.

Tutto il mondo (tranne le compagnie telefoniche che ha spodestato) ama WhatsApp. L’applicazione lanciata nel 2009 da Jan Koum e Brian Acton, due giovani e geniali ex dipendenti di Yahoo!, deriva il nome da un gioco di parole basato sull’espressione inglese “what’s up” (come va). L’obiettivo, era realizzare un’alternativa agli sms a misura di smartphone, nella previsione, magistralmente azzeccata, che ben presto tutti ne avrebbero posseduto uno e avrebbero quindi potuto contare sulla connessione a internet per inviare messaggi. La possibilità di inviare e ricevere messaggi da smartphone che girano su tutti i sistemi operativi mobili (iOS, Android, BlackBerry, Nokia, Windows Phone, Symbian), ha procurato a WhatsApp 500 milioni di utenti, che già mentre leggete potrebbero essere aumentati, in quanto le ultime stime rilevate sono dell’Aprile 2014.

Altro elemento accattivante di WA è l’assenza di advertising. Nella homepage del sito, ove campeggia il motto “semplice, funzionale e in tempo reale” viene sottolineato orgogliosamente che “Nessuno si sveglia col desiderio di vedere altra pubblicità… La pubblicità non è solo un’interruzione dell’estetica, è un insulto alla vostra intelligenza e un’interruzione dei vostri pensieri”.

Il successo di Whatsapp ha fatto da traino ad altre applicazioni di messaggistica mobile. Secondo le stime di BI Intelligence, il servizio di ricerca della testata americana Business Insider, esaminando i dati relativi ai quattro social più usati al mondo (Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn) e confrontandoli con quelli dei quattro software di messaggistica più noti (WhatsApp, WeChat, Line e Facebook Messanger), appare in modo chiaro come il divario iniziale si vada progressivamente restringendo. Alla fine del 2011, anno in cui le app di messaggistica sono apparse sulla scena dei web store, i social network totalizzavano un miliardo di utenti attivi mensili a fronte dei 150 milioni delle app concorrenti; alla fine del 2013, mentre i social raggiungevano un miliardo e seicento milioni di utenze attive al mese, le app di messaggistica arrivavano a 800 milioni. A questo punto, già dal primo trimestre del 2014, vi è stato un repentino balzo in avanti delle app di messaggistica. Mentre i social salgono a 1 miliardo e 800 milioni, arrivano a conseguire in un breve tempo 1 miliardo e 200 milioni di utenti al mese.

Il boom vero è proprio si è registrato, in effetti, dal mese di marzo del 2013 a marzo 2014. Nel corso di quest’anno, le sette piattaforme più importanti a livello globale sono cresciute complessivamente del 148%, acquisendo 900 milioni di nuovi utenti. E se WhatsApp, inaugurata nel 2009, ha consolidato le proprie posizioni, per la maggior parte delle altre, lanciate sul mercato nel corso del 2011, il successo è stato immediato. E’ evidente che, in meno di due anni, si sono affermate anche sui mercati chiusi ai social americani. Ad esempio, WeChat è nato in Cina e ha conquistato con facilità il mercato interno cinese, mentre Line è stato lanciato in quello giapponese.

Peraltro, occorre pur rilevare che se Facebook è il social più frequentato nel mondo (un miliardo e 200 milioni di utenti attivi) ha tuttavia raggiunto questo traguardo in dieci anni. E che il distacco numerico tra utenza social e app, che a fine 2011 era di 850 milioni di utenti attivi mensili, già due anni e mezzo dopo era pari a 600 milioni. Il sorpasso si potrebbe dunque verificare, anche se è ipotizzabile che non avverrà in tempi brevi. Una tale crescita non può non preoccupare i vertici dei social che, pertanto, hanno trovato il modo di proporre servizi analoghi sulle proprie piattaforme.

Qualcuno, però, può permettersi di affrontare serenamente una sorta di partita a scacchi con se stesso. La strategia di Mark Zuckerberg è stata semplice: se non puoi combattere il rivale, alleati con lui. O meglio, compralo. Così il fondatore di Facebook, che nel 2011 aveva inaugurato Facebook Messenger per tentare di contrastare WhatsApp, considerato che non aveva centrato l’obiettivo, se lo è comprato (vedi Live Sicilia, 2 Marzo 2014). E quando Snapchat ha rifiutato le sue offerte, Zuckerberg ha lanciato Slingshot, un servizio molto simile. Sia Snapchat (che dopo aver detto no ai 3 miliardi offerti da Facebook ha rifiutato anche ai 4 proposti da Google) che Slingshot si basano sullo stesso principio: le due app permettono di inviare agli amici foto, commenti e video che però si auto-cancellano. Il ragazzo di White Plains non ne sbaglia una: tra i top 4 social citati da BI Intelligence, Facebook l’ha inventato lui e Instagram lo ha comprato. E tra le top 4 app di messaggistica, Facebook Messenger l’ha ideata e WhastApp l’ha acquisita. Nel grande gioco di Risiko tra social e app di messaggistica, per ora, c’è un solo vincitore, che mette carrarmatini dei suoi colori dappertutto: Mr. Facebook.

Occorre ricordare che oggi, decisamente migliorate, le web-chat hanno un obiettivo comune, sempre più importante nella scala gerarchica delle esigenze degli utenti: la privacy. E su questo terreno si potrebbe giocare una “rimonta” di Google. Il colosso di Mountain View ha annunciato difatti una novità in termini di protezione dei dati che riguarda, anzitutto, il servizio di posta elettronica, ma che potrebbe tutelare maggiormente anche il servizio di chat Gtalk.

Google utilizzerà la connessione sicura Https ogni volta che si accede a Gmail, sicché i milioni di utilizzatori della posta elettronica sarebbero meno esposti ai sempre più diffusi attacchi criminali online. Il servizio sarà più sicuro, tanto che nemmeno la famigerata NSA statunitense sarebbe più in grado di intercettare le mail. E pare che sia stato proprio lo scandalo dell’estate scorsa legato alla NSA a spingere Google verso questo nuovo sistema di criptazione. Nello stesso comunicato, Google ha voluto sottolineare la straordinaria stabilità dei suoi server di posta: funzionalità al 99,978%, cioè due ore di disagio nel corso di un intero anno. La sicurezza di Gmail copre automaticamente la chat Gtalk, per la quale Google sogna un futuro legato al mobile. Una mossa per sfidare lanciare Facebook e al WhatsApp sul variopinto tabellone mondiale? Staremo a vedere.

Intanto, attenti alla uozzappite. L’autorevole Lancet qualche mese fa ha riferito di una nuovissima patologia diagnosticata ad una donna di 34 anni, che il giorno dopo aver risposto a tantissimi messaggi su WhatsApp ad amici e parenti che le facevano gli auguri natalizi, si è svegliata con un atroce dolore ai polsi. La donna ha tenuto in mano un cellulare di 130 grammi per almeno 6 ore e per tutto quel tempo è stata impegnata in continui movimenti con entrambi i pollici, per digitare e inviare le risposte.

A seguito di questa total immersion digitale si è manifestato un forte dolore bilaterale ai polsi. La paziente non ha traumi nella sua storia clinica e non è stata impegnata in altre attività fisiche nei giorni precedenti. L’esame delle mani ha rivelato un disagio alla palpazione della stiloide radiale nel momento in cui muoveva i pollici. I medici le hanno diagnosticato una tendinite, ovvero l’ infiammazione dei tendini dei pollici, ma è chiaro che in realtà, il caso inaugura la serie delle “uozzappiti”. Oltre che la prescrizione di antiinfiammatori, è stato ingiunto alla paziente di astenersi dall’usare lo smartphone. Voci di corridoio (ospedaliero, in questo caso) narrano che l’incorreggibile signora inglese avrebbe contravvenuto al consiglio dei medici, cedendo nuovamente alla tentazione dello scambio d’auguri via sms, già la notte di Capodanno.

Rosamaria Alibrandi

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