Ritratto semiserio di Raffaele L. | Ecco l'uomo che somiglia a tutto - Live Sicilia

Ritratto semiserio di Raffaele L. | Ecco l’uomo che somiglia a tutto

Chi è Lombardo?
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A chi somiglia Raffaele Lombardo? Il che significa chiedersi a chi somiglia l’ignoto marinaio di Antonello da Messina. E statene sicuri che pure l’olio si guasterebbe e la tela diventerebbe “libro nero”, la cornice si arcuerebbe come i suoi baffi o come i suoi capelli: ciuffi che da destra arrivano a sinistra, un po’ come il suo governo. Uno psichiatra prestato alla politica è come un dottore che si ammala, il muratore che finisce dentro il bitume. Ma il suo lungi da essere un sorriso è in realtà una morra, una cicatrice d’infanzia e alla Sicilia. E’ così antico che se cercate bene troverete qualche
notizia pure nel Pitrè, antico come la legge di conservazione e quindi machiavellico: “La prima legge di ogni essere è di conservarsi, di vivere”. E come dice sempre il fiorentino sarebbe inutile chiedere spighe a chi semina la cicuta, chiedere ordine a chi si è laureato con una tesi dal titolo “nessi tra tradizioni popolari e costruzioni deliranti”. Però questo delirio è un po’ comune, è siciliano, e Lombardo l’apprendista stregone di questa costruzione che si chiama oggi “governo di larghe intese”, “di legislatura”, “neo-milazzismo”ovvero Kaos che significa vuoto. Perché l’Ars è oggi come il Tartaro, il luogo dove stanno rinchiusi i titani-pensionati d’oro, (chissà se Zeus gli passava un vitalizio così florido), uomini soggiogati da questo Zeus che a differenza di quello greco e di Arcore tra tutti i vizi non ha ancora
quello del priapismo: erezione persistente e dolorosa.

Eppure Maria Bonanno, segretaria che da quel che si diceva assaggiava il caffè, vale più di una D’Addario, Lino Leanza più di un Bondi e di un Verdini che si fa beccare al telefono come uno scolaretto che chiama ai numeri sconci. Per Lombardo il corpo non è altro che messaggio, nel suo viso c’è la cartina geologica siciliana. Ogni ruga sul volto è un pericolo di smottamento, e lui un terremotato che ha già costruito altrove. Se terremota il Pdl, fa una palafitta nel Pd, oppure torna dalla mamma Udc, e visto che c’è pernotta nel Pdl terremotato ovvero il Pdl sicilia. Il suo corpo è cresciuto per dire le cose che non pensa e se si vuole buttare tutto in mafia… la mafia è per lui la “risorsa” che lo tiene in vita perché il nemico a cui può contrapporre la carta dei tecnici, che sono fusibili di  legalità da una parte ma scosse elettriche di alunni-dirigenti, padri-padroni  di munnizza e termomunnizza dall’altra, come Armao e la sua Falk. Egli è un esempio di genetica politica, un embrione da laboratorio che muta forma  continuamente.

Però la discordia che porta tra le file avversarie va di pari passo con la crisi d’identità dell’opposizione che crede di combattere contro il diavolo ma a cui ha già ceduto l’anima. Ed è facile cedere l’anima a Lombardo perché come dicono i consiglieri di paese in quota Mpa (bocche di verità e schedati in voti), con lui si può diventare qualcuno. Il metodo Lombardo attecchisce perché tira fuori il talento-l’intrallazzo politico e ricompensa. Anche il “libro nero” non è altro che un cumulo di desideri di piccoli che vogliono diventare grandi: impiegati che vogliono essere dirigenti, maestri che vogliono essere presidi. Egli scommette sui suoi uomini come la scuola dovrebbe fare con i meritevoli, l’università con i ricercatori, quindi più si produce in termini di consenso e più si salirà nella scala sociale. Chi è stato nella sua villa di Grammichele la descrive come una villa non rifinita, insomma una casa ancora da completare. Lombardo non la abita perché la sua vera casa è una navicella come quella di Star Trek, piena di fili telefonici. Con il suo telefono Borges avrebbe scritto milioni di romanzi, e se chiama alle cinque di mattina i suoi  uomini, è pure vero che dice tutto per non dire nulla, come Gianni Letta: un puparo che parla attraverso i pupi.
A chi assomiglia Raffaele Lombardo? “Al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota. Somiglia ecco tutto”. Lo diceva Sciascia del marinaio.


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