"Aveva un'idea chiara del mondo" - Live Sicilia

“Aveva un’idea chiara del mondo”

Giovanni Paolo e Sant'Egidio
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Renzo Messina, responsabile della Comunità di Sant’Egidio a Palermo, qual è il primo ricordo che le viene in mente su Papa Wojtyla?
“L’ultima volta che ho visto Papa Wojtyla era l’ottobre del 2003 nel corso di un’udienza, lui era già sofferente e mi rimasero impresse le sue parole, il suo messaggio era quello di continuare a lavorare per la pace, è stato un incoraggiamento molto forte per la nostra comunità”.

Cosa pensa di Wojtyla come uomo? Al di là della carica che ricopriva?
“Papa Wojtyla era un uomo con un’ampia visione sul mondo, aveva un’idea chiara, una prospettiva volta al miglioramento che incarnava poi nella sua missione di Papa, prima come uomo e poi come pontefice si è fatto promotore di un messaggio di fraternità e di pace scardinando gli ostacoli che ha incontrato nel corso del suo lungo mandato”.

In che modo Wojtyla ha cambiato, se l’ha fatto, l’approccio alla chiesa? In cosa il suo papato è stato differente?
“Wojtyla ha incarnato il Concilio vaticano II, quell’idea della chiesa come un grande movimento popolare, e l’ha fatto soprattutto attraverso i numerosi incontri con milioni di fedeli a cui ha consegnato il messaggio del Vangelo, incontri che ha portato avanti sempre in maniera personale, non ha mai delegato la sua missione ad altri”.

 Riguardo ai giovani, Wojtyla è riuscito ad avvicinarli alla chiesa?
“Indubbiamente, è stato lui il fautore delle giornate mondiali della gioventù, questo grande movimento giovanile volto proprio questa fascia di fedeli, seppur con le difficoltà del caso, Wojtyla è riuscito a conquistare milioni di giovani sperimentando anche all’utilizzo dei mezzi di comunicazione a loro noti”.

Pensa che per Ratzinger e i suoi successori sarà facile riuscire ad arrivare ai fedeli dopo un personaggio tanto carismatico come GiovanniPaolo II?
“Io credo che Papa Ratzinger ci stia già riuscendo, senza dubbio Wojtyla ha aperto la strada ad un nuovo approccio, molto più diretto, verso i fedeli, e Ratzinger ha ereditato da lui proprio questo, basta pensare alla grande partecipazione all’incontro del 3 ottobre qui a Palermo, io ho attraversato la città insieme al corteo e ricordo il Foro Italico gremito di oltre centomila fedeli che l’hanno accolto con sentito calore”.

 Perché Giovanni Paolo II Riusciva ad arrivare così tanto alle persone? In cosa consisteva la forza delle sue parole?
“La forza di Wojtyla erano i suoi modi diretti, la sua coerenza nel diffondere il messaggio del Vangelo e la sua grande e innata dote di comunicatore, bisogna anche ricordare che il suo è stato un papato molto lungo e questo ha fatto si che ognuna delle generazioni che ha abbracciato lo senta oggi come il proprio Papa”.

Pensa che sia stato un Papa capace di adattare se stesso e la chiesa al tempo in cui ha vissuto?
“Assolutamente, Wojtyla è stato un Papa fedele alla tradizione ma al tempo stesso coraggioso, ha saputo apportare cambiamenti significativi all’interno della chiesa, uno fra tutti, nel corso del Giubileo ha chiesto perdono per gli errori commessi dalla chiesa nel corso dei secoli, consegnandoci un nuovo aspetto di una chiesa che si giudica e chiede perdono per le colpe commesse.Le sue forti doti comunicative l’hanno reso poi un volto “simpatico” ad ognuno di noi”.

Quale pensa sia stata l’azione più incisiva del suo papato?
“Tra le tante azioni da lui portate avanti nel corso del papato, mi resta impressa la profezia di pace Assisi il 27 ottobre 1986, quando ha avuto il coraggio di convocare insieme i rappresentanti di diverse fedi, accomunati da una prospettiva di pace comune, ho viva nella memoria l’immagine di tutti i rappresentanti davanti la chiesa di Assisi”.

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