Fragalà e l'uomo del mistero - Live Sicilia

Fragalà e l’uomo del mistero

Le indagini del penalista assassinato
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Sotto il colonnato della Basilica di San Pietro a Roma, il volto pallido di un uomo con i baffi e gli occhiali fa capolino tra la folla, ha il mento sollevato per scrutare sopra le teste la scena che si sta consumando davanti ai suoi occhi. Tutto attorno la piazza gremita di uomini e donne, spinge e si agita irrazionalmente, sconvolta da un raptus di terrore, angoscia e patimento, ma il suo sguardo è imperturbabile, attento a fissare il corpo di Papa Giovanni Paolo II raggiunto da due colpi di pistola, mentre si accascia tra le braccia degli uomini della scorta sull’automobilina bianca.

L’attentato del 13 maggio 1981 per il quale venne condannato all’ergastolo, come esecutore materiale, il terrorista turco dei Lupi Grigi Mehmet Ali Ağca, è stato consegnato alla storia come uno degli eventi più eclatanti del ‘900, mantenendo tuttavia un alone inquietante di mistero sui veri mandanti e le ragioni di un simile atto. Su questo e molto altro indagava Enzo Fragalà nei primi anni del 2000, nell’esercizio delle sue funzioni di esponente di spicco della Commissione parlamentare di inchiesta Mitrokhin. È il parlamentare Paolo Guzzanti, ex presidente della commissione, a riferircelo in un’intervista negli scorsi mesi: “…Sempre per sua iniziativa (di Fragalà n.d.a.) – dichiara Guzzanti – un’altra rogatoria fu inviata a Parigi, dove noi andammo ospiti del procuratore che mise in galera il terrorista ‘Carlos lo Sciacallo’, che ci fornì le informazioni che aveva raccolto e che testimoniavano come il tentato omicidio di Papa Giovanni Paolo II era stato organizzato, ci disse lui, non dal KGB ma dal GRU cioè dai servizi segreti militari sovietici. E poi, sotto grande impulso di Enzo Fragalà, e fu un grande scoop di cui a nessuno fregò nulla, venne fatto l’Expertise da un gruppo di anatomopatologi armati di specialissimi computer che certificarono che l’uomo che stava accanto ad Ali Agca il 13 maggio del 1981, mentre sparava al Papa, era un certo Antonov, poi scagionato al processo, a causa della mancanza di mezzi che ne certificassero la somiglianza. Somiglianza che invece riuscimmo a provare con uno studio anatomopatologico computerizzato, che portò alla conclusione che quell’uomo era il capo dei servizi segreti bulgari a Roma, e questo sulla base delle misure antropometriche”.

Nel mirino dunque l’expertise realizzato nel 2005 per esplicita volontà di Enzo Fragalà. I media ne trattarono solo marginalmente, come una mera curiosità. Ebbene carte alla mano, il documento datato 26 ottobre 2005, recante il titolo “Relazione di consulenza tecnica medicolegale”attesta le conclusioni in seguito all’esecuzione di rilievi antropometrici al fine di “verificare l’esatta identità di un soggetto presente in alcune fotografie scattate in Piazza San Pietro al momento dell’attentato al Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, soggetto che presenta una straordinaria somiglianza con Serghiei Ivanov Antonov ritratto in un’altra serie di fotografie fatte nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di appello di Roma”. Studio delle ombre e proporzioni, miglioramento dei contrasti, isolamento digitale della curva mandibolare di Antonov, denotano una completa corrispondenza del movimento e delle proporzioni e la possibilità di sovrapposizione alle due immagini. Uno studio dunque svolto per mezzo di criteri e tecniche che calcolano l’angolo mandibolare, protuberanze del cranio, forma delle labbra, apice nasale e solchi mentali che ci consegnano delle conclusioni riportate alla fine del documento, attestanti che “Vi è totale compatibilità, allo stato attuale delle fonti, con la persona ritratta nell’immagine dell’attentato al Papa (…) e la persona di Serghiei Ivanov Antonov in quanto esiste una perfetta corrispondenza anatomica ed antropometrica tra i due soggetti (coincidenze al 99% dei rilievi) in assenza di discordanze”.

In seguito a questi riscontri, la minoranza di centrosinistra in Parlamento, volle tuttavia condurre una nuova analisi personale, affidando l’incarico al Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per l’Emilia Romagna, la quale, per mezzo del Vice Questore, Ceccaroli, premette innanzitutto che nessun individuo possa identificarsi con un altro e cioè essere se stesso e al contempo un altro soggetto, confutando il detto ‘Uguali come due gocce d’acqua’ perché nulla si ripete in natura, ammette inoltre le difficoltà riscontrate a causa degli elementi a disposizione di limitato valore identificativo. Ma seppure non possa esprimersi in termini matematici/statistici una valutazione, conclude così: “Per sesso ed etnia i due soggetti corrispondono; la morfologia generale dei volti corrisponde; alcuni caratteri fisionomici ricorrono. Inoltre, troviamo piena corrispondenza gli indici proporzionali ricavati tra i distretti del volto analizzati. Da ultimo, ma non di minore importanza, deve notarsi come non si sia riscontrato nessun elemento di dissomiglianza o anche solo di disarmonia tra i confronti eseguiti”.

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