Gaspare Vitrano si difende. Nessuna mazzetta. I dieci mila euro che gli furono consegnati il giorno dell’arresto erano solo un regalo. Si tratta dei soldi contenuti nella busta che i poliziotti gli trovarono addosso l’11 marzo dell’anno scorso, quando lo bloccarono per le scale dell’Azienda sanitaria di via Cusmano a Palermo.
Il deputato regionale, ex Pd e oggi al Gruppo misto, arrestato, sospeso dall’Ars e di nuovo ammesso in Parlamento dopo la scarcerazione, oggi è sotto processo per concussione. Si è presentato in aula davanti alla terza sezione del Tribunale e ha confermato la linea difensiva, smentendo il suo accusatore. A denunciare il parlamentare e l’ingegnere Piergiorgio Ingrassia, il presunto mediatore che ha patteggiato la condanna a due anni, è stato Giovanni Correro, l’imprenditore che quel pomeriggio di marzo si presentò all’appuntamento imbottito di microspie. “Non c’è alcuna concussione – ha spiegato Vitrano, rispondendo alle domande del pubblico ministero Maurizio Agnello -. Con Ingrassia e il deputato Mario Bonomo (è indagato nella stessa inchiesta ndr) avevamo delle società nel settore dell’energia fotovoltaica: la Enerplus e la Enerplus 2010, poi vendute a imprenditori spagnoli per 2,1 milioni di euro. Poi abbiamo creato la Green, la Solara, la Nrg e la White energy. Le Enerplus erano intestate a Ingrassia, le altre a prestanome, ma ognuno avrebbe avuto comunque il 33%”.
I soldi delle vendita delle prime due srl sarebbero stati versati per metà nel conto
corrente di Ingrassia, in una banca italiana, e il resto al Credit Swiss in un conto intestato a Marco Sammatrice, nipote di Bonomo. Vitrano di quelle somme avrebbe ricebuto solo 86 mila euro. “Ingrassia e Bonomo mi dissero che avevano bisogno dei soldi – ha spiegato – e prelevarono quasi 700mila euro il primo e circa 500mila il secondo”.
A realizzare gli impianti elettrici nei cantieri delle società era stata chiamata la Tecnotel di Davide Di Vita e Gianni Correro. “Ingrassia mi disse che la Tecnotel ci voleva fare un regalo perché gli avevamo subappaltato tutti quei lavori – ha proseguito – e che ci avrebbero dato 50mila euro”. Poi, Vitrano, assistito dall’avvocato Vincenzo Lo Re, ha smentito che il giorno dell’arresto avesse programmato un incontro con Ingrassia e Correro: “Quel pomeriggio non avevo appuntamento con Ingrassia: fu lui a chiamarmi e a raggiungermi, assieme a Correro, all’Asl in via Cusmano. Quei diecimila euro erano una parte del regalo. Ingrassia volle che li prendessi io perché ero quello che aveva usufruito meno dei ricavi delle società”.