"Ma non è tutto da rifare" - Live Sicilia

“Ma non è tutto da rifare”

Franco Viviano, inviato speciale di "Repubbllica" non nasconde i problemi sul versante dell'antimafia. Ma non crede che sia tutto da rifare.

Intervista a Franco Viviano
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2 min di lettura

Franco Viviano, giornalista, scrittore, inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, nominato tre volte “cronista dell’anno”, ha seguito tutti i processi per mafia. Oggi, su LiveSicilia, fa un punto sullo stato del “fronte antimafia”,

Si sono da poco concluse le iniziative per celebrare il ventennale delle stragi. La Procura di Palermo è nel mirino di molte polemiche Che valenza dà, per esempio, al conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente Napolitano?
“Quello del Presidente è stato un atto legittimo. Il quesito è semplice, le intercettazioni sono ammissibili? Adesso sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi. L’inchiesta sulla trattativa ormai è chiusa, c’é un elenco di persone rinviate a giudizio, tra cui Nicola Mancino e Giovanni Conso. In ogni caso quelle registrazioni tra D’Ambrosio e Mancino confluirebbero in un’altra inchiesta collaterale, non in quella sulla trattativa”.

L’assegnazione per la guida della Procura Generale di Palermo si complica. Sembra che si viva un’atmosfera da anno zero. Che ne pensa?
“Onestamente non credo che stiano così le cose. Penso, piuttosto, che sia il Csm ad avere la responsabilità maggiore nella scelta. Parliamo però dello stesso organismo che in passato bocciò la candidatura di Giovanni Falcone. E che non prese provvedimenti contro magistrati indagati o palesemente collusi. Troppe cose non funzionano in quell’organismo…”.

Ci sono posti vacanti e da assegnare. Non pensa che tutto ciò potrebbe indebolire le strutture e non portare mai a delle risposte definitive alle inchieste?
“A nessuno è stato imposto di andar via. Hanno deciso liberamente di intraprendere altre strade. Adesso sarà importante capire da chi verranno ricoperti quei ruoli e quanto le scelte che farà il Consiglio saranno influenzate, purtroppo, dai giochi interni alle correnti della magistratura”.

A tutto questo si aggiunge il trasferimento del maggiore Coppola e del colonnello Piccinelli del nucleo investigativo dei carabinieri e lo stallo sulle ricerche del boss latitante Matteo Messina Denaro. Non trova punti di contatto tra questo periodo e quello vissuto dal giorno dopo l’addio dello storico pool anti-mafia?
“Non credo che ci siano punti di contatto. Molte alte cariche dei carabinieri hanno chiesto trasferimenti e li hanno ottenuti; o vengono trasferiti per proseguire le loro carriere. Non c’è nessun momento di stallo. È troppo facile fare polemica. Restano tutti gli altri, persone altrettanto valide”.

 

 

 

 


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