La procura fa quadrato su Di Matteo | Anche Del Bene nel mirino - Live Sicilia

La procura fa quadrato su Di Matteo | Anche Del Bene nel mirino

Il pm Nino Di Matteo

In un documento i pm di Palermo solidarizzano con il collega che segue, fra gli altri, il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia e che sulla base del contenuto di alcune missive giunte in Procura è finito nel mirino di Cosa nostra. Sale lo stato d'allerta anche per l'altro magistrato antimafia: alcune intercettazioni testimoniano l'acredine e l'astio di alcuni detenuti nei suoi confronti.

PALERMO – Chi minaccia uno dei pubblici ministeri dell’ufficio minaccia tutta la Procura di Palermo. I magistrati che ne fanno parte “manifestano con forza e convinzione il loro pieno e assoluto sostegno al collega Antonino Di Matteo”. Si tratta del pubblico ministero che segue, fra gli altri, il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia e che sulla base del contenuto di alcune missive giunte in Procura è finito nel mirino di Cosa nostra.

Ci sarebbe un progetto per eliminare uno dei magistrati più impegnati nella lotta alla mafia. In un documento i pubblici ministeri di Palermo si riconoscono “totalmente nella professionalità del collega, nella sua conclamata professionalità e nel profondo spirito istituzionale che contraddistingue la sua opera, da sempre esemplare per determinazione ed impegno incondizionati, ispirati alla esclusiva finalità di applicazione della legge, senza riserve o compromessi”.

A carico di Di Matteo è stata aperta un’azione disciplinare da parte del procuratore generale della Cassazione e nasce da un’’intervista rilasciata a giugno da Di Matteo: per il pg il pubblico ministero avrebbe rivelato l’’esistenza delle telefonate intercettate tra l’ex ministro Nicola Mancino e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, violando il dovere di riserbo a cui è tenuto un pm. Al capo della Procura palermitana, Francesco Messineo, viene contestato parallelamente di non avere segnalato la violazione del suo sostituto. “Non e’ una novità – scrivono ora i magistrati – soprattutto in Sicilia che l’adempimento rigoroso del proprio dovere sottoponga i magistrati a strumentalizzazioni, contraccolpi e rischi di sovraesposizioni e isolamento. Per questo – prosegue la nota – riteniamo più che mai necessario manifestare la nostra totale identificazione nell’opera di Di Matteo ed affermare che consideriamo rivolta insistentemente a ciascuno di noi qualsiasi eventuale azione violenta o intimidatoria che fosse a lui indirizzata”.

Negli ultimi giorni a fare salire lo stato d’allerta al Palazzo di giustizia hanno contribuito alcune intercettazioni raccolte in carcere che testimoniano l’acredine e l’astio di alcuni detenuti nei confronti di un altro pm antimafia, Francesco Del Bene. Anche nei suoi confronti i magistrati palermitani esprimono “identico sostegno per lui e per tutti i magistrati destinatari di intimidazioni”. La vicenda di Del Bene ha creato qualche mugugno nell’ufficio. Alcuni pm avrebbero sollevato la questione che delle intimidazioni non si sia parlato nel corso dell’ultima riunione della Direzione distrettuale antimafia.


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