Eleonora, il tumore, le farfalle: | "La vera felicità dipende da noi" - Live Sicilia

Eleonora, il tumore, le farfalle: | “La vera felicità dipende da noi”

Si è parlato tanto di Eleonora, la ragazza palermitana che in un blog racconta la sua lotta contro la malattia e dà coraggio a tanti. Siamo andati a trovarla. E abbiamo scoperto che...

La casa di Eleonora è in una strada palermitana piena di luce. La sua vita è stata seminata qui tra gelsomini bianchi e cieli azzurri. La sua felicità è cresciuta qui. In portineria c’è una stampa antica con una scena campestre. Donne e uomini su un terreno fiorito e sterminato guardano l’orizzonte. Sono immagini che catturano un cuore ancora capace di stupirsi, se si mette a fantasticare oltre i confini. Come se la tela fosse un particolare e, a rompere gli argini, ci attendesse un mondo di campi immensi, distese verdi e montagne in lontananza. Di Eleonora sappiamo che ha un tumore e che lo affronta con coraggio grazie a un blog che è diventato un punto di riferimento. Qui si racconta quello che c’è oltre, la mano che non ferma sopra la ferita, lo sguardo che non si arresta al confine del dolore. E’ una giornata ricolma di luce palermitana. Queste sono le parole di Eleonora. Se c’è la data alla fine e c’è il corsivo, sono state scritte nel suo blog, altrimenti appartengono alla nostra chiacchierata, a una giornata di fine marzo e di luce.

Ricordo quando mi sono svegliata dopo l’operazione. Ancora non sapevo di avere il male. Avevo un’improvvisa voglia di correre e di cambiare tutto. Di essere finalmente felice. Indossavo vestiti scuri. Ora li preferisco colorati, accesi. Mi piace vedere il mare. Mi piace respirare a pieni polmoni. Avevo un’esistenza un po’ sbagliata. Troppo protesa verso gli altri e poco verso me stessa. Ma se non ti vuoi bene, non puoi volere veramente bene a nessuno. Ora sono lontana dalle cose inutili che ci appesantiscono. Non seguo più quello che la società ti chiede: di non essere te stessa, di scegliere l’avere piuttosto che l’essere. Ora sono me stessa”.

I capelli, i denti, così come la giovinezza, la pelle senza rughe, sono cose effimere, passeggere e se qualcuno ci apprezza e ci ama solo per quello non potrà mai amarci realmente, non potrà amarci a vita… perché i capelli e i denti cadono, la giovinezza sfiorisce, la pelle verrà solcata dalle rughe….

E quindi la vera bellezza e il vero amore nascono da altro…. (sabato 22 marzo)

Molti mi hanno chiesto: perché lo fai? Perché scrivi? E io me lo sono posta il problema, se potevo aiutare qualcuno, se era utile trasmettere la mia esperienza. Ricevo messaggi di tante persone. Non dicono: potresti aiutarmi. Dicono: mi hai già aiutato. Grazie. Con la malattia, chi mi vuole veramente bene è rimasto accanto a me. Qualcuno si è allontanato ed è meglio che sia stato così. Io ho visto un miracolo: la mia famiglia rinsaldarsi intorno a me, restare unita, anche se i miei sono separati. Adesso, durante le feste siamo un’unica grandissima esperienza di amore, siamo insieme. La vita, per fortuna, ti stupisce. Il dolore fa paura. Il tumore è un tabù, specialmente in una società che educa alla felicità obbligatoria ed esibita, che tratta la sofferenza come una sconfitta. La scommessa, il motivo per cui io scrivo, è semplice: comunicare da una terra inesplorata e spiegare che la felicità vera dipende da noi stessi, dalla capacità che abbiamo di affrontare gli eventi”.

Quella mattina mi trovavo in ospedale e mentre stavo facendo la mia consueta infusione di chemioterapia pensavo ai miei nonnini e mi è venuto in mente di cercare su Google un’immagine con girasoli e farfalle, che per me hanno una forte simbologia e legami con loro. Tra varie immagini trovate ho deciso di pubblicare su Facebook come immagine di copertina un prato di girasoli, farfalle e un dito che tocca una farfalla…. Mi piaceva l’idea dell’uomo che accarezzava la farfalla, mi faceva pensare ad un legame tangibile, seppur effimero, tra cielo e terra, tra corpo e spirito, tra me ed i Nonnini… Uscita dall’ospedale insieme a mia sorella abbiamo deciso di andare al cimitero e mentre eravamo lì che sistemavamo i fiori una farfalla c’è venuta incontro… Mia sorella inizialmente si è spaventata perché le si era appoggiata su un piede e muovendosi la farfalla si è appoggiata a terra vicino i nostri piedi… E allora ho deciso di provare a toccarla…. Non solo l’ho toccata, ma le passavo le dita leggermente tra le ali e lei si faceva accarezzare, non si allontanava, non avevo mai accarezzato una farfalla, in genere scappano… Allora l’ho presa e messa sul girasole che avevo preso… Pensavo che avesse difficoltà a volare, ma dopo un po’ si è messa a volare liberamente, lasciandomi ancora più sorpresa… (21 marzo)

“Io sono una psicologa. Ho capito che non potevo aiutarmi da sola e curarmi. Posso curare, non posso curarmi. Mi sono affidata. Sono in un gruppo di pazienti con un problema oncologico. E’ uno scambio molto importante. L’una accanto all’altra, scopriamo una forza invincibile”.

Guardare in faccia la realtà, accettare la malattia, razionalizzare, evitare che l’ansia prenda il dominio sulla ragione e sui sentimenti, prendersi qualche ora di tempo per capire quale strategia utilizzare al meglio, parlare con i propri familiari ed amici e spiegargli che loro sono importanti, anzi fondamentali, in questo percorso, in questa battaglia…. Ma loro possono solo incitarmi, sorreggermi e soffrire dalla trincea… Perché chi scenderà in prima linea per combattere questa nuova battaglia sarò solo e soltanto io!!! Secondo me la vita di una persona che ha il tumore può essere paragonata al “gioco dell’oca”, ovviamente non per sminuire il tutto, ma per spiegare (e spiegarmi), che si fanno passi avanti, ma ogni tanto può succedere di tornare indietro di qualche passo, ma l’importante è continuare a giocare…. Giocare a questo magnifico gioco chiamato vita. D’altronde nella vita non si possono ricevere soltanto risultati positivi… Sarebbe troppo facile e secondo me si perderebbe il significato reale e valoriale della felicità, delle belle notizie, delle giornate di gioia… In questo modo invece, davanti ad un esito di peggioramento, ad un risultato negativo, ad un fallimento, possiamo solo imboccarci le maniche, caricare il nostro arsenale personale e scendere in campo per combattere le nostre battaglie… Per combattere per la vita. Qualcuno un giorno mi disse: “le benedizioni di Dio ci entrano in casa spaccando i vetri”…. Bene… è arrivato il momento di raccogliere tutti quei cocci di vetro e ricostruirlo….. Più forte e più bello di prima. Grazie a tutte le persone che mi sostengono giorno dopo giorno e che mi aiutano in questo lavoro da vetraia. (20 marzo)

“I miei nonni sono stati importantissimi. Ho vissuto praticamente a casa loro, da ragazza. Ci sono i miei genitori, i miei gatti. Lo vedi quel gattone rosso? Lui è Artù e mi fa compagnia con Elisea a Celestino. Quando sto male Artù si avvicina e mi tiene la mano. Dicono che ho preso il sorriso di mia nonna. Eccolo”.

Con Eleonora abbiamo chiacchierato in una giornata ricolma di luce nel salotto di casa sua. C’era la sua mamma. C’erano Artù, Elisea e Celestino in vigilanza discreta, in ricognizione per l’estraneo accomodato in poltrona. Quando Eleonora ha sorriso come la nonna, la luce si è come raddoppiata. Gli uomini e le donne della stampa in portineria si sono alzati in piedi. Il quadro ha perso i suoi confini. Tutto è stato infinito.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI