Strage di migranti, 17 salme |Due bambine tra le vittime - Live Sicilia

Strage di migranti, 17 salme |Due bambine tra le vittime

Le condizioni di salute dei naufraghi sono buone. Lo fa sapere il capitano di fregata Stefano Frumento che rivela anche che sarebbero stati individuati due presunti scafisti. Il sottosegretario all'Interno: "Mare nostrum non è in discussione".

CATANIA – E’ entrata in porto la nave militare Grecale sulla quale si trovano i 17 corpi recuperati dopo l’ennesima strage di migranti avvenuta ieri a 40 miglia dalle coste della Libia e i 206 migranti superstiti. Si tratta di due uomini, dodici donne, di cui una incinta e, stando alle dichiarazioni del comandante della Grecale, anche due bambini molto piccoli. Sulla banchina del molo centrale è presente la task force della Prefettura, composta da Carabinieri e dagli agenti della Squadra mobile presenti su delega della Dda di Catania per individuare i presunti scafisti. Allestito anche il presidio sanitario. I migranti in arrivo dovrebbero essere portati temporaneamente al Cus, dato che le altre strutture per l’ospitalità sono stracolme.

Le condizioni di salute dei naufraghi sono buone. Lo fa sapere il capitano di fregata Stefano Frumento. “Siamo intervenuti dopo che una nave mercantile francese aveva già soccorso i naufraghi e raccolto le salme – dichiara. Sono intervenuti nell’immediato della tragedia. È imposibile stabilire il numero dei passeggeri – aggiunge -la nave era però una delle solite sfruttate per questo tipo di attività. Al momento, in due sono stati individuati come presunti conduttori. Si erano camuffati tra i migranti”

E’ iniziata la fase dello sbarco: operatori sanitari e polizia scientifica sono saliti a bordo della nave Grecale per eseguire le procedure previste in questi casi. Il pm titolare dell’inchiesta è Monia Di Marco. Arrivate anche le ambulanza che hanno portato alcuni migranti nelle strutture sanitarie cittadine.

“Intorno alle 2 e 30 del pomeriggio di ieri, sono stato il primo a visitare i sopravvissuti”. Questa la testimonianza del  sottotenente di vascello, medico, Angelo Manlio. Un racconto drammatico: “Nello specifico erano 63, i bambini erano circa una dozzina. Purtroppo mi è toccato l’ingrato compito di constatare il decesso di ulteriori dodici migranti. Fra cui due bambine, una di un paio di mesi e una di massimo tre o quattro anni, tre uomini e sette donne. Una delle quali era incinta”. Sotto la divisa c’è tuttavia il racconto dell’uomo: “È la prima volta che da medico mi è capitato di vivere un’esperienza simile. Sono sensazioni difficili da spiegare. È inammissibile che al giorno d’oggi si verifichino eventi simili”.

Sul posto, anche il Sottosegretario di Stato all’Interno, Domenico Manzione, arrivato in città oggi per discutere delle problematiche connesse ai flussi migratori che interessano il territorio siciliano. “L’Europa deve rendersi conto che questi sono i confini del continente – ha affermato. Il sistema di accoglienza in Sicilia sta per essere ricalibrato come tutto il sistema Paese. Il numero di richiedenti asilo – ha continuato – ha subito una metamorfosi: non è più gente che viene in cerca di lavoro, ma persone che fuggono dalla guerra. La presidenza italiana del semestre europeo – ha concluso – riuscirà a ottenere sicuramente e un’attenzione maggiore su questi temi. Difficile l’opera di documentazione da parte delle decine di giornalisti e cineoperatori presenti sulla banchina. Per motivi di sicurezza e per non intralciare le operazioni, sono infatti costretti a seguire le fasi da lontano.

“L’Europa e il governo italiano non possono ricordarsi di questo fenomeno che causa dolore e sofferenza a intere popolazioni di migranti soltanto quando si verificano dei morti – ha affermato il sindaco Bianco – Catania non si tira indietro e anche oggi faremo la nostra parte, con la dignità della nostra gente, ma va detto chiaramente che siamo al collasso”. “Ricordo – ha aggiunto il sindaco – la commozione che l’Europa intera provò quando a Catania, nell’agosto scorso, alcuni disperati morirono annegati a pochi metri dalla spiaggia della Plaia, quel confine europeo che rappresentava la loro terra promessa. Il giornale tedesco Die Welt parlò di scena apocalittica. Allora a Catania fu proclamato il lutto cittadino. E anche adesso la città non si sottrae alla solidarietà per i superstiti e alla pietosa accoglienza di questi altri morti. Ma non possiamo andare avanti così. Non è più un’emergenza saltuaria quella che ci troviamo ad affrontare visto che ormai si protrae da mesi, se non da anni come a Lampedusa, con una frequenza degli sbarchi quasi giornaliera lungo le coste della Sicilia e con un incremento esponenziale nella zona orientale dell’Isola.

“La Sicilia – ha concluso Bianco – non ce la fa più. E la prospettiva, a sentire le previsioni del governo nazionale, è quella di un ulteriore aggravamento della situazione degli sbarchi con centinaia di migliaia di persone che attendono di imbarcarsi per raggiungere il confine europeo, la Sicilia. È soprattutto l’Europa, oltre al governo italiano, ad avere la responsabilità: è inumano voltarsi dall’altra parte, bisogna dare alla Sicilia mezzi e strumenti per affrontare quest’emergenza umanitaria continua”.


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