Fiumefreddo a Riscossione Sicilia | Quel 'cerchietto antimafia' - Live Sicilia

Fiumefreddo a Riscossione Sicilia | Quel ‘cerchietto antimafia’

L'avvocato catanese qualche mese fa fu indicato come nuovo assessore da Crocetta. Ma una raffica di "no" bloccarono quella nomina. Il governatore adesso lo ha messo al vertice di una delle più delicate e opache società regionali. Ma restano i dubbi. La replica: "Meglio i cerchietti dell'antimafia che quelli del malaffare".

PALERMO – A Rosario Crocetta non piaceva. Ma adesso piace assai. Eppure, era il settembre del 2013, il governatore e Antonio Fiumefreddo, nuova guida di Riscossione Sicilia, la società esattrice della Regione, litigarono proprio sulle spese. Quelle del Teatro Bellini, dove l’avvocato catanese ricoprì il ruolo di sovrintendente. “Voglio vederci chiaro”, sparò il presidente in una delle solite, roboanti, frequenti conferenze stampa. “Crocetta prenda esempio da me” la replica secca. Non si piacevano. Ma adesso si piacciono. Anzi, si piacciono da un po’. Da quando, ad esempio, il governatore scelse Fiumefreddo come nuovo assessore ai Beni culturali. Una designazione apparentemente attribuita al gruppo di Totò Cardinale. Nonostante l’ex ministro avesse pubblicamente preso le distanze da quella nomina, a differenza di qualche (ormai ex) compagno di partito come il catanese – non a caso – Marco Forzese. “Chi ha voluto Fiumefreddo a Riscossione sicilia e lo aveva indicato in giunta, esca allo scoperto” incalza oggi il segretario del Pd Fausto Raciti.

La mafia. Ovviamente fu la mafia a intervenire per frenare le ambizioni di Fiumefreddo. E il suo ingresso nel governo. Quando, a dire il vero, contro quella scelta insorsero in molti. Erano i giorni della guerra intestina nel Pd. E i “cuperliani” col segretario Fausto Raciti, il ras di Enna Mirello Crisafulli e il parlamentare Antonello Cracolici in testa posero il veto: no, proprio Fiumefreddo no. Ma perché l’avvocato non andava bene da assessore e va bene, benissimo invece per società delicate come la Patrimonio immobiliare (nel ruolo di componente del comitato di sorveglianza pochi giorni fa ha tirato fuori il dossier un po’ vintage sulle magagne della partecipata) e soprattutto Riscossione Sicilia?

“Questa società è l’unico gabelliere in Italia a registrare perdite. Uno scandalo”, denunciò Crocetta mesi addietro. E proprio per questo, la voglia di “pulizia” si tradusse dapprima nell’incarico all’ex pm Antonio Ingroia. Poi, dopo la paletta rossa alzata dal Csm, il governatore ha dovuto ripiegare sull’avvocato Lucia Di Salvo. Che di un magistrato, quantomeno, è moglie. “Una garanzia di legalità”. Ma anche la Di Salvo ha alzato bandiera bianca. Appena il 30 dicembre scorso. La società non ce la fa. Il buco da colmare è enorme. E già l’assessore all’Economia Alessandro Baccei sta pensando di mettere in mano la riscossione a Equitalia. Del resto, le partecipate andavano sciolte. Come disse Crocetta.

Ma agli annunci, anche in questo caso, seguono scelte diametralmente contrarie. Dopo aver fatto risorgere Sicilia e-Servizi e dopo aver evitato la liquidazione di Sicilia Patrimonio immobiliare, Crocetta prova a tenersi stretta anche Riscossione. Lo ha fatto in occasione di una delle tante finanziarie dell’anno scorso, quando destinò una somma di 40 milioni all’azienda. E lo fa adesso, a costo di iniziare il nuovo braccio di ferro con Baccei: “Una società di riscossione ce la invidia tutta l’Italia. Non ha senso scioglierla”. A patto, ovviamente, che si faccia pulizia. E qui entra in scena Antonio Fiumefreddo.

Dovrà occuparsi di conti e tasse. Lui che, per usare le parole di un esponente catanese di maggioranza come Concetta Raia, “non fu particolarmente brillante nella gestione del Bellini”. O che, giusto per uscire dalla solita faida democratica, fu attaccato anche dal Movimento cinque stelle: “I danni al Bellini di Catania procurati da Fiumefreddo – dissero i grillini appena nove mesi fa – sono ancora visibili”. Ma, su tutti, le accuse del presidente, appunto, che il 2 settembre del 2013 ha posto una serie di interrogativi sulle spese del Teatro: “Sono stati fatti dei regali? A chi? Vogliamo saperlo”. Una polemica che innescò una replica anche un po’ piccata “Mi sarei atteso – ha scritto Fiumefreddo in una lettera pubblicata integralmente da Livesicilia il giorno dopo le dichiarazioni di Crocetta – maggiore prudenza da un uomo accorto come il governatore. Mi piacerebbe anche suggerire a Crocetta di seguire il mio esempio e quindi di assumere sul suo conto corrente le spese relative ai doni che la Regione giustamente offre agli ospiti, ma non mi risulta che lo faccia”.

Nubi e maldicenze spazzate via dal vento della rivoluzione. Insieme al passato di Fiumefreddo, al fianco dapprima di Umberto Scapagnini, berlusconiano di ferro. Poi con Raffaele Lombardo, presidente della Regione poi condannato per mafia, che l’avvocato catanese difese in modo accorato anche in occasione di una trasmissione televisiva nazionale. Tutto dimenticato. Anzi. Nel frattempo Antonio Fiumefreddo, con la benedizione, oltre che di Crocetta, anche del senatore Beppe Lumia, si sarebbe sempre più avvicinato al Megafono. Movimento nel quale adesso ricoprirebbe un incarico a livello provinciale. E già qualcuno parla di “cerchio magico catanese”. Un cerchietto antimafia, ovviamente. Perché in occasione del mancato ingresso in giunta, non solo il diretto interessato, ma anche qualche esponente politico accennò all’influenza di Cosa nostra. È il caso di Marco Forzese, primo vero sponsor di Fiumefreddo. “Allora – spiega oggi a Livesicilia – parlai di mafia. E lo ribadisco. Anzi, mi sorprende il fatto che la commissione antimafia dell’Ars non abbia sentito il dovere di convocarmi per sentire ciò che avevo da dire”. Forzese qualche mese fa era stato destinatario di una lettera di minacce con tanto di bossoli. “Mi vogliono fare pagare le mie prese di posizione a difesa del cda dell’Irsap”. Un ente, quello che ha sostituito le vecchie Aree di sviluppo industriale, che ha più volte fatto ricorso proprio all’avvocato Fiumefreddo come consulente legale. L’Irsap oggi è guidato, tra polemiche, esposti e accuse, da Alfonso Cicero. Ex segretario particolare di Marco Venturi, uno dei leader della Confindustria siciliana. Non a caso non sono mai stati nascosti i buoni rapporti tra Fiumefreddo e il vicepresidente nazionale dell’associazione degli industriali, Ivan Lo Bello. “Di fronte a questa nomina – dichiara oggi il segretario regionale del Pd Fausto Raciti – ho manifestato le mie forti perplessità. Ritengo però che sia giunto il momento che ciascuno si assuma pubblicamente il proprio pezzo di responsabilità su questa scelta”.

Intanto, arriva Fiumefreddo. A mettere pulizia. Dopo il dossier (e qualcuno, soprattuto in ambienti catanesei attribuisce all’avvocato una certa ‘predisposizione’ alla cura di report e fascicoli) su Sicilia patrimonio immobiliare c’è ora da lavorare su Riscossione. Una società che, giusto per rimanere agli atti messi nero su bianco da una task force istituita dalla Regione, ha un debito per oltre 60 milioni e una esposizione bancaria di circa 160 milioni di euro. Sono 712 i dipendenti dell’azienda in tutta l’Isola, ma altrettanti sono stati, forse i consulenti. Dalle carte infatti emergono consulenze legali “dall’importo notevolmente elevato” in alcuni casi di durata decennale. C’è da fare pulizia, insomma. E del resto sulle parcelle di Riscossione pare sia già pronto, ovviamente, un nuovo dossier. Mentre i siciliani, nel frattempo, continuano a sborsare milioni di euro l’anno per un’azienda che non a caso l’assessore Baccei vuole chiudere. Ma quella azienda, lo sanno pure le pietre, vale più di un assessorato. Decide, infatti, la vita e la morte delle aziende. I pignoramenti, le richieste di rateizzazione, gli accertamenti tributari passano da lì. E forse anche per questo il governatore non vuole chiudere Riscossione sicilia. La più opaca delle società siciliane.


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