Arriva la commissione Rifiuti:| "La Sicilia, che caos" - Live Sicilia

Arriva la commissione Rifiuti:| “La Sicilia, che caos”

Il presidente della commissione Bratti: "L'emergenza? Non risolve il problema. Manca un piano della Regione. E gli impianti di compostaggio, che potrebbero risolvere il problema, sono bloccati".

Dopo le audizioni
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PALERMO – La proclamazione dello stato d’emergenza “non ha mai risolto un problema”, ma l’emergenza “c’è già” ma “non è stata dichiarata”. Al termine delle audizioni palermitane, e un paio di settimane dopo quelle tenute a Catania, il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti Alessandro Bratti traccia un’immagine impietosa della gestione dei rifiuti in Sicilia: “Dalle prime considerazioni che abbiamo fatto e dagli elementi che abbiamo raccolto – afferma – dal 2010 a oggi non ci sono stati cambiamenti”. Tanto più che il piano dei rifiuti varato nel 2012 è “di fatto scaduto nel 2014” e “ci dicono che l’assessore all’Energia Vania Contrafatto sta lavorando a un piano di emergenza”. Elementi che bastano a Bratti per parlare di “carenza di un piano complessivo da imputare alla Regione”.
I termovalorizzatori, ad esempio. “Nessuno ci ha paventato il ritorno alla termovalorizzazione come scelta strategica per la Sicilia”, spiega Bratti, osservando come in Sicilia esista “un sistema di fatto basato su discariche, soprattutto private e non in linea con quelli che sono gli orientamenti più moderni”. Discariche per lo più indifferenziate, visto che “in Sicilia gli impianti di compostaggio avrebbero potuto essere una soluzione ma adesso non funzionano. C’è una gestione del percolato molto complicata e problematica che ancora non trova impianti importanti in Sicilia. Complessivamente la situazione è molto grave”.
È qui che si innesta, secondo Bratti, il rischio-infiltrazioni. “Non è partito il sistema delle Srr, le società d’ambito che avrebbero dovuto sostituire gli Ato – annota Bratti – e in alcuni Ato ci sono infiltrazioni mafiose, favorite dalla disorganizzazione”. Ma non solo mafia: Bratti cita l’esempio del Coinres, “dove l’attività è stata pesantemente influenzata da attività malavitose”, le intimidazioni del Catanese e “altre situazioni nel trapanese che riguardano società come Belice Ambiente”, ma ovviamente anche “i noti fenomeni corruttivi anche all’interno delle strutture pubbliche come quella della Regione”. Che la vicepresidente della Regione ed ex-assessore all’Ambiente Mariella Lo Bella cita esplicitamente: “Durante l’incontro con i commissari – spiega – abbiamo ricordato vicende e la mia denuncia nei confronti del dirigente Gianfranco Cannova che ha portato al suo arresto per tangenti nel luglio 2013”.
A fronte di tutto questo, per Bratti, c’è uno stallo. Di più: “Un peggioramento”. Dal quale non si esce con un commissariamento: “La Sicilia, la Campania e la Calabria – spiega – hanno speso molti soldi con commissariamenti senza risolvere tutto. Un conto è il commissariamento su questioni specifiche, come un singolo impianto, un conto è commissariare l’intera gestione regionale”. In questa situazione c’è anche “uno scontro di vedute tra pubblico e privato. C’è chi sostiene che il sistema pubblico frena lo sviluppo dell’impiantistica privata e chi dice che la gestione privata ha portato a infiltrazioni criminali”. Bratti, però, su questo fronte si chiama fuori da una valutazione: “Purtroppo c’è grande confusione e non abbiamo capito bene quali sono i costi della gestione rifiuti perché non ci sono delle fonti ufficiali che ci consentano di capire quali sono le situazioni”.
I commissari hanno anche visitato Bellolampo. Dove hanno trovato “un miglioramento della situazione precedente, soprattutto per quanto riguarda la formazione di percolato”. Un miglioramento con un però: “Ci sembra che la gestione della sesta vasca sia più soddisfacente di prima, ma rimane il problema relativo al suo riempimento, sempre più veloce visto che lì conferiscono oltre a Palermo altri 52 Comuni”. E allora, qual è la soluzione? “Decidere di conferire i rifiuti al nord Italia o all’estero è una scelta legittima. Lazio e Campania lo stanno facendo. E un’opportunità. C’è però un problema di costi la cui valutazione deve essere lasciata a chi gestisce la raccolta”.

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