"Oltre il 7% dei catanesi |ha bisogno di una casa" - Live Sicilia

“Oltre il 7% dei catanesi |ha bisogno di una casa”

Cgil e Sunia hanno elaborato un dossier: il quadro che emerge è complesso e segnato da un grave disagio sociale.

Emergenza abitativa
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CATANIA. E’ sempre più emergenza abitativa in città e in provincia. Una crisi di cui si parla da anni, ma per la quale non è ancora stata fornita un’adeguata soluzione. Intanto, i dati Istat a riguardo sono sempre più sconfortanti e allarmanti. Cgil e Sunia hanno tentato di andare oltre i dati, o meglio attraverso questi hanno condotto uno studio con lo scopo di mettere in luce il rapporto domanda e offerta sul tema di bisogno casa. Il risultato è una piattaforma contenente analisi, dati aggiornati a proposte. Ad illustrare il dossier quest’oggi nella sede della Cgil etnea la segretaria nazionale della Cgil, Gianna Fracassi, il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota, la segretaria provinciale del Sunia Giusi Milazzo, la responsabile del Dipartimento politiche abitative della Cgil di Catania Rosaria Leonardi, la segretaria generale dello Spi Cgil Nicoletta Gatto, il segretario della Fillea Cgil, Giovanni Pistorio, Angela Battista dell’Ufficio migranti della Cgil di Catania. Un’occasione per fare il punto sulla questione, – spiegano i presenti – “sull’attuale stato del mercato edilizio, sulle mancate utilizzazioni di abitazioni, sugli sfratti per morosità “incolpevole”, e per delineare infine “l’identikit” dei cittadini bisognosi di alloggio, compresi i migranti residenti nel territorio, ma anche sulle somme effettivamente destinate alla soluzione dei problemi più urgenti”.

Dall’analisi elaborata, come è facilmente immaginabile, è emerso un quadro complesso, segnato da un grave disagio sociale. Ma le cause dei problemi in verità, non sarebbero del tutto scontate come si potrebbe pensare: non vi sarebbe infatti una vera e propria mancanza di risorse, ma quanto un’inadeguata gestione del patrimonio già esistente. “Certamente – spiega Giusi Milazzo, segretaria Sunia Catania – occorrono nuovi investimenti, ma siamo contrari ad un’ulteriore consumo del suolo pubblico, andrebbe riqualificato quello che c’è”. Il patrimonio pubblico, secondo l’indagine, risulta insufficiente, deteriorato e con percentuali di morosità storica ancora altissime, un fatto, quest’ultimo, che di conseguenza continuerebbe a privare molte famiglie di un tetto. A Catania, solo poco più della metà degli edifici sarebbero in buone condizioni.

Ma gli ostacoli non terminano. Risulta fondamentale fornire maggiore sostegno alle famiglie indigenti, specie sul piano burocratico. Paradossalmente, infatti, negli anni le istanze di richiesta di alloggi sarebbero diminuite a fronte di un netto aumento del fabbisogno abitativo: segno tangibile di quanto le famiglie siano ormai affrante scoraggiate a tal punto da non lottare più per ottenere un tetto.

La domanda di fabbisogno casa mette in risalto poi uno specifico contesto demografico nel quale, emerge, sono soprattutto le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, a dover far fronte alle difficoltà. “Purtroppo sono quelli con un reddito anche più basso. – spiega Rosaria Leonardi – Ecco perché riteniamo sia insopportabile una tassazione che ricade su anziani con un reddito al di sotto dei 1000 euro”. L’aumento del fabbisogno registra un’incidenza oltre di vecchiaia, anche di anziani rimasti soli o senza figli, di giovani inoccupati, stranieri residenti (sono 19,4 ogni 1000 residenti). Ma andiamo per ordine. “Gli ammessi – si legge nel documento – nella graduatoria del 2015 per l’assegnazione di una casa popolare da parte del Comune di Catania sono 3989, ma le graduatorie nei comuni della provincia sono per l’80% vecchie di almeno 10 anni. Mentre nel 2014 gli ammessi per l’assegnazione di una casa popolare per famiglie in gravi condizioni socio economiche o soggette a sfratto sono 950”.

“Emerge con chiarezza – prosegue Milazzo – che sono molte le famiglie che soffrono poiché non riescono ad avere un alloggio popolare o a mantenerlo. O perdono la speranza di ricevere aiuto dallo Stato”. In calo anche le istanze di contributi economici a sostegno dell’affitto: nel 2014 sono state poco meno di 1000. “E’ un dato certamente – precisa Milazzo – in controtendenza, anche questo. Prima erano 3500 famiglie. A Catania le domanda fra chi chiede un alloggio (perché sotto sfratto) e chi presenta la richiesta di sostegno economico per l’affitto in totale sono circa 5000. A questo, come descritto dai dati Istat raccolti su Catania, si somma un aumento del 270% in dieci anni del ricorso ad alloggi di fortuna da parte di famiglie in gravi difficoltà economiche. “In totale approssimativamente – evidenzia – è il 7/8% della popolazione catanese che ha bisogno di una casa. Vanno riqualificati gli edifici abbandonati, abbiamo Palazzo Bernini, l’edificio delle Poste, scuole abbandonate e così via solo per fare qualche esempi. Parliamo di una città in cui il patrimonio abitativo complessivo (IACP, Comune di Catania; Iacp Acireale), ammonta a circa 18000 alloggi”. Dunque, stando al Sunia, le risposte a tale emergenza socio-abitativa sarebbero state spesso inesistenti.

“Nel 2014 – si legge ancora nel dossier – sono stati eseguiti con ufficiale giudiziario 664 sfratti con un aumento del 6,58% rispetto all’anno precedente. Le richieste di esecuzione nel 2014 sono state 3112 con un aumento percentuale del 14,58% rispetto al 2013. Il 95% degli sfratti è per morosità e la totalità è per morosità incolpevole” (quindi dovuta alla perdita improvvisa del lavoro).

Ma infine emerge anche una significativa percentuale di occupazione abusiva da parte di chi in realtà non avrebbe un reale bisogno di una casa popolare. “L’Iacp ultimamente – continua Milazzo – sta molto seriamente affrontando. Purtroppo sappiamo cime negli anni in Sicilia la vicenda delle case popolari siano spesso state legate al clientelismo politico, al controllo della criminalità Portare tutto a regimi è sicuramente un’operazione delicata che richiede tempo. Ma vogli precisare che di tutte le famigli che occupano illegalmente un alloggio non tutte siano vicine agli ambienti della criminalità, pensiamo che molte di loro siano state spinte da una reale disperazione”.

I mutamenti demografici, mancanza di lavoro, crisi economica e crescente aumento del numero dei poveri, dunque, stando a Cgil e Sunia, rendono necessaria l’applicazione di nuove politiche del Welfare. In particolare Sunia e Cgil dedicano ampio spazio al Piano Casa del governo nazione e al Pon Metro (Piano operativo nazionale città metropolitane) i cui fondi potrebbero essere destinati a far fronte al disagio abitativo a Catania e all’inclusione sociale. “La legge 80/2014 secondo noi – continuano – presenta molti buchi, non è una legge di programmazione perché rivela parecchie misure scollegate fra loro. Da tempo chiediamo un tavolo perché il governo la riveda: per esempio la legge prevede che per chi affitta una casa a canone concordato, frequente nel mercato privato, verrà applicata una tassazione molto bassa pari al 10% proprio per immettere nel mercato case a costi sostenibili, ma già a partire dal 2017 non si potrà più usufruire. Anche il fondo della morosità va rifinanziato e rivisto. “ La segretaria nazionale della Cgil, Gianna Fracassi dichiara: “riteniamo e chiediamo con forza che il tema abitativo sia una priorità per la politica”.

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