E l'Onu si occupò delle elezioni |ad Alessandria della Rocca - Live Sicilia

E l’Onu si occupò delle elezioni |ad Alessandria della Rocca

L'avvocato Massimiliano Mangano

Le elezioni decise da una manciata di voti. Una sfida davanti al Tar e poi al Cga. Fino al ricorso alla Corte per i Diritti umani delle Nazioni Unite. Per lasciare tutto com'era.

La curiosità
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PALERMO – Il premio di maggioranza di Alessandria della Rocca finisce davanti alla Corte dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Per effetto di un’intricata disfida legale che ha portato prima davanti al Tar e poi davanti al Cga quattro politici (Domenico Aliotta, Gianlucio Castellano, Giuseppe Valerio Ciaravella e Salvatore Zambito) contro altrettanti avversari (Filippo Longo, Antonino Giovanni Comparetto, Angela Adelina Piazza e Salvatore Giovanni Tallo, assistiti da Massimiliano Mangano) per contestare l’attribuzione del premio di maggioranza al sindaco Alfonso Frisco, la cui lista si è imposta per soli undici voti su quella dello sfidante Domenico Aliotta.
Il Cga, per farla breve, ha lasciato tutto com’era stato deciso dopo le elezioni del 2013. Il collegio presieduto da Raffaele Maria De Lipsis e composto da Antonino Anastasi, Silvia La Guardia (estensore della sentenza), Giuseppe Mineo e Giuseppe Barone, ha respinto la tesi di Aliotta e dei suoi alleati, che contestavano fra le altre cose l’assegnazione di 22 voti alla lista avversaria: sulle schede c’era una croce sulla lista di Aliotta ma il nome di un consigliere dell’altro schieramento, e il collegio elettorale aveva assegnato il voto all’altro partito.
Qui, però, subentrano addirittura le Nazioni Unite. “I controinteressati – scrivono i giudici – sostengono che a seguito della verificazione non siano emersi dati certi sulla attribuzione dei voti effettuata dai seggi e che comunque, a voler seguire il forzato ragionamento ricostruttivo prospettato da parte appellante, risulterebbe la spettanza alla lista numero 2 di ulteriori 28 voti, onde emergerebbe la sussistenza dei presupposti per disporre, la sospensione del giudizio in attesa della definizione del ricorso alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite”. Già, perché i politici difesi da Mangano, dopo una prima sentenza del Cga che aveva dichiarato tardivo il loro contro-ricorso, nel quale si segnalavano preferenze sottratte alla lista vincente, si sono rivolti addirittura all’Onu per contestare questa decisione. Da Alessandria della Rocca al Palazzo di Vetro. Per lasciare tutto com’era all’inizio.

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