Gas e mafia: sequestro ai Brancato| Un tesoro nascosto ad Andorra - Live Sicilia

Gas e mafia: sequestro ai Brancato| Un tesoro nascosto ad Andorra

Inchiesta dI Procura e polizia Tributaria. Bloccati beni, soldi e gioielli per sei milioni. VIDEO

PALERMO – I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Palermo sono arrivati fin dentro i caveau di alcune banche del principato di Andorra per scovare e sequestrare un tesoretto che vale sei milioni di euro.

Sono soldi e gioielli a cui vanno aggiunti degli immobili che appartengono alla famiglia Brancato. In particolare, si tratta di beni riconducibili a Maria D’Anna, Monia e Antonella Brancato, rispettivamente moglie e figlie di Ezio Brancato, funzionario regionale, oggi deceduto, che alla fine degli anni Ottanta si mise in affari con il gas.

Affari targati don Vito Ciancimino, secondo l’accusa. Da qui un primo sequestro disposto nel 2013 dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale che allora accolse la ricostruzione del pubblico ministero Dario Scaletta. Ora il nuovo provvedimento deciso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi e dei sostituti Gaspare Spedale e Siro De Flammineis. Secondo i pm, le ricchezze scovate nel paese pirenaico sarebbero state portate all’estero nel tentativo, finora riuscito, di salvarli dalla mannaia del sequestro.

Lo scorzo marzo i finanzieri agli ordini del colonello Francesco Mazzotta, tramite l’ambasciata italiana a Madrid, hanno avviato le indagini per trasferimento fraudolento di beni in Italia e per riciclaggio ad Andorra. Il risultato va oltre il sequestro visto che per la prima volta la collaborazione investigativa consente di violare un santuario economico come quello di Andorra.

Gli affari del gas iniziano nel 1981 quando nasceva la Gasdotti Azienda Siciliana fondata da due gruppi imprenditoriali. Uno faceva capo al tributarista Gianni Lapis e tramite lui a Vito Ciancimino. L’altro ad Ezio Brancato. Grazie all’appoggio di Cosa nostra, in particolare di Bernardo Provenzano, l’azienda ottenne il via libera per realizzare la rete e la concessione per distribuire il metano in settantaquattro comuni fra Sicilia e Abruzzo. Nel 2004, prima di essere venduta per 115 milioni di euro agli spagnoli della Gas Natural, la società era diventata un colosso del settore.

Le indagini sfociate nel sequestro del 2013 avrebbero fatto venire a galla che anche Ezio Brancato sarebbe stato in affari sporchi con Ciancimino. Le indagini non si sono fermate e così il procuratore Lo Voi e i finanzieri, nel corso di una rogatoria internazionale, avrebbero accertato che nei mesi successivi ai primi sequestri gli indagati avrebbero trasferito nelle banche andorrane soldi in contanti e gioielli per un milione e mezzo di euro. Non è tutto, perché contestualmente al sequestro disposto dal Gip alle Brancato è stato notificato un secondo provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale, presieduto da Giacomo Montalbano, che colpisce disponibilità finanziarie, immobili e terreni a Palermo, Balestrate e Partinico. Si tratterebbe di beni frutto di operazioni economiche eseguite da Ezio Brancato e Gianni Lapis.

 


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