"Corruzione, peculato, truffa" | Saguto, scattano i sequestri - Live Sicilia

“Corruzione, peculato, truffa” | Saguto, scattano i sequestri

Il provvedimento della Procura di Caltanissetta riguarda anche una sfilza di amministratori giudiziari.

PALERMO – Sono i beni di Silvana Saguto a finire sotto sequestro. Proprio come accedeva per i mafiosi o gli imprenditori in combutta con i boss colpiti dai provvedimenti a sua firma quando era presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo.

La Procura della Repubblica di Caltanissetta ha disposto il sequestro, in via d’urgenza e per equivalente, di ingenti somme di denaro, beni immobili e quote societarie fino a coprire “il prezzo e il prodotto di delitti di corruzione, concussione, peculato, truffa aggravata e riciclaggio”. Sono stati i finanzieri della Polizia tributaria di Palermo ad eseguire i provvedimenti.

Il sequestro colpisce la Saguto assieme agli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Carmelo Provenzano, Maria Ingrao, Roberto Nicola Santangelo, Walter Virga e Luca Nivarra. È stato necessario bloccare i beni per “il pericolo concreto ed attuale di dispersione dei patrimoni illecitamente accumulati”.

Lo scandalo sulla gestione dei beni confiscati alla mafia produce il suo primo effetto a un anno di distanza dallo svelamento dell’inchiesta con la perquisizione negli uffici della Saguto al Palazzo di giustizia di Palermo. L’indagine era partita da un’intercettazione ascoltata dai pm di Caltanissetta e trasmessa a Palermo per competenza territoriale. I pubblici ministeri palermitani avevano messo il naso nella gestione della concessionaria Nuova Sport Car di Isola delle Femmine, sequestrata ai Rappa e affidata dalla Saguto a Walter Virga, amministratore giudiziario e figlio di Tommaso, ex presidente di una sezione del Tribunale palermitano. Proprio il coinvolgimento del padre magistrato ha obbligato il nuovo trasferimento del fascicolo a Caltanissetta.

Finirono sotto intercettazione i telefoni della Saguto, del marito Lorenzo Caramma, di Virga, Cappellano Seminara e Provenzano, ricercatore universitario presso l’Università Kore di Enna. Cimici furono piazzate anche nell’ufficio della Saguto.

“Come efficacemente descritto da un amministratore giudiziario, persona offesa del delitto di concussione – scrivono gli investigatori – Silvana Saguto ‘intratteneva rapporti esclusivi con le persone che le interessavano’, secondo un modulo ‘a margherita, ossia senza che vi fosse alcuna interferenza tra i rapporti che facevano capo a lei’, rapporti che la vedevano al centro, e da cui si dipartivano ‘petali’ e ‘raggi’, non comunicanti tra loro, rappresentati da professionisti, amministratori giudiziari, colleghi, cancellieri, ufficiali di polizia giudiziaria, rappresentanti del mondo universitario e giornalisti, dai quali la stessa traeva vantaggi e utilità di varia natura. Questo spiega l’autonomia dei due rapporti corruttivi e dei due vincoli associativi”. Ecco perché i pm parlano di “sistema di arricchimento illecito improntato a criteri familistici e clientelari”.

“Al di fuori della dinamica corruttiva e dei vincoli associativi – aggiungono i pm – sono stati ricostruiti gravi indizi di colpevolezza dei delitti di abuso d’ufficio aggravato a carico di Silvana Saguto e Tommaso Virga in relazione alla nomina di Walter Virga ad amministratore giudiziario della procedura Giardina, e di abuso d’ufficio aggravato a carico di Silvana Saguto, Tommaso Virga e di altro magistrato in relazione alla nomina di Walter Virga ad amministratore giudiziario della procedura Rappa”.

In questi mesi i finanzieri della Polizia Tributaria di Palermo ha interrogato centoventi persone, ha acquisito documenti i in diversi uffici giudiziari siciliani, nelle Università di Palermo e di Enna, alla Prefettura di Palermo e al Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia. Sono state analizzate cinquanta misure di prevenzione. I risultati finora raggiunti dicono che ci sono settantanove capi di imputazione a carico di venti indagati. Ma non è ancora finita. Il sequestro di oggi chiude solo la prima parte dell’inchiesta.  

 

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