Cemento "abusivo" a Gravina |Tredici imputati: reati prescritti - Live Sicilia

Cemento “abusivo” a Gravina |Tredici imputati: reati prescritti

I reati contestati a vario titolo sono di abuso di ufficio, abuso edilizio e di falso in atti pubblici.

CATANIA – Un mega palazzo ritenuto abusivo svetta da più di otto anni su una zona agricola a Gravina di Catania. Ma ormai troppo tempo è trascorso: tutti i reati (eccetto il falso ideologico), nel processo che ruota attorno alla realizzazione dell’edificio di via Monti Arsi, sono già prescritti. Uno scandalo nello scandalo. La richiesta di prescrizione è stata presentata dalla Pg Rosa Miriam Cantone nel corso della requisitoria avvenuta nell’ambito del procedimento penale che vede imputati i colletti bianchi dell’amministrazione gravinese, a partire dai componenti della commissione edilizia, assieme a tecnici del Comune e titolari dell’immobile abbandonato. Durante l’ultima udienza, terminata la fase dibattimentale, il Pg ha proceduto con la discussione di fronte al collegio giudicante presieduto da Santino Mirabella. Il prossimo turno spetterà alle restanti parti della difesa.

I reati contestati a vario titolo sono di abuso di ufficio, abuso edilizio e di falso in atti pubblici. Alla sbarra Salvatore Contraffatto, Fabio Bacciulli, Ugo Giunta, Santo Giuffrida, Antonio Guido Distefano, Rosario Pistorio quali componenti della commissione edilizia di Gravina; Angelo Vecchio progettista del manufatto; Salvatore Maugeri, Lucia Maugeri, Isabella Carmelina Maugeri, proprietari dei terreni e dell’immobile; Angelo Di Mauro, direttore lavori; e infine i tecnici Giovanni Finocchiaro e il geometra Gaetano Viola, unico imputato, accusato di falso, per il quale non sono ancora maturati i tempi di prescrizione.

LE INDAGINI – A dare avvio alle indagini nel 2009 sono stati i continui esposti presentati in Procura da una residente di Gravina, la cui abitazione era vicina al manufatto eretto sulla zona agricola. Il fascicolo inizialmente era nelle mani del pubblico ministero Salvatore Faro, ma nel 2010 il procedimento viene avocato dalla Procura generale di Catania. La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli indagati viene presentata nel 2011 dal Procuratore generale Salvatore Scalia. Il palazzo, intanto, è stato di recente dissequestrato a seguito dell’accoglimento dell’istanza avanzata al tribunale dai titolari dell’immobile.

I CAPI D’IMPUTAZIONE. Secondo l’accusa formulata dal Pg la commissione edilizia avrebbe approvato, tramite il rilascio della concessione 8/2008, un progetto finalizzato alla ristrutturazione di un vecchio deposito agricolo in un’area protetta e sottoposta a vincolo paesaggistico. Un progetto però che, per la procura, non avrebbe potuto essere avallato dalla commissione comunale prevedendo in realtà la realizzazione di un mega palazzo diverso dal preesistente, non solo nell’aspetto e nella cubatura, ma anche nella destinazione d’uso, che da agricola si trasformava in attività commerciale con tanto di uffici. L’immobile costruito non risulta, dunque, uguale al preesistente. Per la procura generale, la commissione e i tecnici del Comune avrebbero agito in maniera illegittima con lo scopo di favorire i titolari procurando loro un “ingiusto vantaggio economico”.

“La commissione edilizia – scrive l’attuale Procuratore Generale Salvatore Scalia – adottava parere favorevole per l’adozione di provvedimento di concessione edificatoria con la quale si approvava il progetto redatto dall’ingegnere Angelo Vecchio per la ristrutturazione di immobile che veniva presentato dai proprietari Maugeri, concessione rilasciata poi dal geometra Contraffatto e ciò nonostante tale provvedimento non potesse essere invece rilasciato prevedendo quel progetto un edificio totalmente differente per sagoma, tipologia, aspetto esterno e destinazione d’uso rispetto a quello che previa demolizione, si sarebbe dovuto invece ristrutturare”. I titolari Salvatore Maugeri, Lucia Maugeri e Isabella Carmelina Maugeri sono accusati, invece, di aver realizzato senza il “prescritto permesso di costruire” in zona agricola l’edificio su più piani non rispettando così, in concorso con i componenti della commissione e i tecnici, “gli elementi tipologici e formali tradizionali e comunque presenti nell’edificio preesistente”. Per questi capi d’imputazione non vi sarebbe un’evidenzia probatoria tale da poter chiedere le condanne.

Il geometra Viola, invece, in qualità di tecnico rilevatore dipendente del Comune di Gravina, “incaricato di relazionare in ordine alla consistenza ed alla natura delle opere in corso di realizzazione”, avrebbe falsamente attestato che i lavori erano conformi alle autorizzazioni rilasciate, “nonostante invece, – scrive il Procuratore generale – fossero state realizzate opere non assentite, cioè non presenti nel fabbricato originale, fra cui tre aperture sul prospetto Sud del piano cantinato con relative rampe carrabili, seconda apertura sul prospetto ovest del piano cantinato” e anche scale di collegamento esterne ed interne tra cantina e terrazzo.

LA DIFESA – I diversi avvocati dei membri della Commissione edilizia convergono nella tesi difensiva secondo cui la concessione edilizia del 2008 sarebbe stata rilasciata in ragione di un provvedimento sanatorio datato 2000. Un documento, dunque, che – secondo la difesa – contemplava per quel deposito agricolo già anche la destinazione d’uso commerciale. “Non abbiamo mai inseguito la prescrizione – afferma Ivan Albo, legale di Ugo Giunta, componente della Commissione – ma abbiamo chiesto l’assoluzione in formula piena perché l’ingegnere ha valutato il progetto in cui era già prevista la destinazione commerciale dell’immobile, non c’è stata alcuna modifica. E nessuna violazione è stata commessa. Secondo la legge italiana, inoltre, la ristrutturazione previa demolizione è possibile senza però modificarne la sagoma. Ma la Regione siciliana non ha mai recepito tale normativa”. Per il geometra Viola, il pg nel corso della requisitoria ha chiesto una condanna di otto mesi. Gli avvocati di quest’ultimo, Vincenzo Mellia e Giuseppe Lo Faro, nel corso dell’ultima udienza celebrata davanti alla terza sezione penale del tribunale di Catania, hanno sollevato un’eccezione in relazione alla notifica del decreto che dispone il giudizio nei confronti di Viola. Il tribunale scioglierà nel merito la riserva nel corso della prossima udienza che si svolgerà il 17 gennaio. Per il collegio difensivo di Contraffato e Viola composto sempre dal legale Mellia, Lo Faro e Micaela Monzella i rispettivi reati contestati agli imputati non sussistono e chiederanno dunque la formula assolutoria piena.

Resta sullo sfondo una vicenda che, fino ad oggi, non è stata chiarita dalla giustizia.

 

 


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