Capaci, Sgarbi e il dipinto conteso | Tanto clamore per una 'Muta' - Live Sicilia

Capaci, Sgarbi e il dipinto conteso | Tanto clamore per una ‘Muta’

Un quadro famoso di Raffaello, la memoria e una disfida all'ultimo esposto.

La polemica
di
3 min di lettura

PALERMO– La descrizione, innanzitutto. ‘La Muta’ è un dipinto a olio su tavola (64×48 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1507 e conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino. Così si apprende da wikipedia: dopo essere stato trasferito a Palazzo Pitti e quindi nella villa di Poggio a Caiano, raggiunse gli Uffizi il 23 dicembre 1773. Nel 1927 la tavola venne concessa al museo di Urbino. L’opera venne trafugata il 6 febbraio del 1975, insieme alla Madonna di Senigallia e alla Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca: tutte le opere, compresa La Muta, vennero recuperate dai carabinieri a Locarno il 23 marzo 1976.

La polemica sul dipinto

Appresso, la polemica che è scoppiata sul quadro che ha incrociato la sua strada con quella di una terribile memoria. Il clamore è divampato intorno a un ‘prestito’ che, stando alle ultime notizie, non ci sarà.

Portare la ‘Muta’ di Raffaello nell’aula bunker di Palermo per la commemorazione della strage di Capaci – come era inizialmente previsto – è “un’idiozia della retorica”. Così si esprime Vittorio Sgarbi, critico d’arte e assessore alla Rivoluzione di Urbino, con la verve fumantina che gli è propria e che lo ha portato a presentare un esposto alla procura della Repubblica urbinate perché il pm impedisca il trasferimento, “sussistendo il rischio che il prestito possa recare pregiudizio alla conservazione e alla fruizione pubblica” del dipinto.

Sgarbi è tranchant, come racconta l’Ansa: “Tra le idiozie della retorica che si estende a macchia d’olio, in un Paese nel quale si sono persi i più elementari principi di buon senso – dice – c’è il contributo di un museo alla lotta contro la mafia. È questa la motivazione per mandare in giro la ‘Muta’, unica opera di Raffaello nella sua città natale, Urbino, in piena stagione di escursioni culturali e scolastiche, mentre è in corso la mostra ‘Rinascimento segreto’ a Palazzo Ducale”. Il critico attacca i due storici dell’arte del Comitato scientifico che hanno approvato il prestito (Antonio Pinelli e Anna Maria Ambrosini), che hanno apprezzato anche l’idea del direttore Peter Aufreiter di installare “uno schermo dove solitamente è esposta la ‘Muta’, su cui sia proiettato in diretta streaming il luogo dove si trova l’opera in prestito, sottolineando che il prestito vuole essere un contributo della Galleria nazionale delle Marche alla lotta alla mafia”.

“Perché non esporre la povera ‘Muta’ anche in una camera a gas di Mauthausen per ricordare il sacrificio degli ebrei? O a New York nell’area delle Twin Towers?”. si chiede Sgarbi. “La ‘Muta’ o ormai ‘Zingara’, dovrebbe essere nell’aula bunker a partire da metà maggio per riuscire, “in equilibrio come un’acrobata, a commemorare anche l’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Due crimini con una sola ‘Muta’”.

 La replica

“C’erano una serie di condizioni poste dal Comitato scientifico che non si sono realizzate, e la ‘Muta’ di Raffaello non andrà in prestito a Palermo per la commemorazione della strage di Capaci”. Questo, invece, l’intervento del direttore della Galleria nazionale delle Marche Peter Aufreiter, che chiude il caso e accoglie con una risata, ”e lo scriva pure”, la notizia dell’esposto. ”Nel parere del Comitato da me presieduto – spiega Aufreiter all’Ansa – figuravano una serie di indicazioni relative all’assicurazione, al trasporto, alla partecipazione diretta della Galleria nazionale al progetto di esposizione, che non sono state garantite, e il prestito non si farà”.

Pace fatta? Nemmeno per sogno, perché Vittorio Sgarbi insiste ancora: ”Voglio una revoca formale del parere favorevole concesso dal Comitato scientifico, la convocazione di una nuova riunione del comitato, dove stavolta andrò, e un nuovo verbale, altrimenti il mio esposto resta valido: e non parlino di sicurezza, una scusa risibile”.

 Il prestito – ricostruisce l’agenzia – era stato caldeggiato dal Nucleo carabinieri per la tutela del Patrimonio artistico, e il Comitato scientifico della Galleria nazionale aveva formulato un parere di massima favorevole per il valore simbolico dell’operazione, e in segno di riconoscenza per il grande lavoro svolto dal Nucleo a salvaguardia delle opere d’arte in tutta Italia.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI