"Giurai sulle bare dei miei amici: | La loro morte non sarà vana" - Live Sicilia

“Giurai sulle bare dei miei amici: | La loro morte non sarà vana”

Pietro Grasso

Il presidente del Senato Pietro Grasso parla agli studenti della nave della legalità.

Falcone - 25 anni dopo
di
2 min di lettura

PALERMO – “Quando ero davanti alle bare dei miei amici ho giurato che il loro sacrificio non sarebbe stato vano mai”. “Quando tu stai in trincea con accanto degli amici e colleghi e li vedi scomparire, non puoi pensare di abbandonare il fronte. Non mi è mai balenata l’idea di poter smettere, ma ho voluto continuare quello per cui hanno perso la vita e in cui credevano. Il grande valore” che spinge verso questa direzione “è il senso dello Stato. Questo è quello che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mi hanno dato come colleghi prima e amici poi”.

A parlare è il presidente del Senato, Pietro Grasso. Davanti a lui gli studenti a bordo della Nave della legalità, che collega Civitavecchia a Palermo in occasione del 25/mo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Questi attentati, ha osservato Grasso durante una tavola rotonda, “hanno delle concause”, ma “tutto nasce dall’azione che uno Stato civile riesce finalmente a fare”, la giustizia, “a un male che toglie la libertà ai cittadini”. “Il senso di colpa per essere sopravvissuti alle volte viene – ha ammesso il presidente del Senato – e non è vero che il tempo lenisce il dolore, questa è una ferita che rimane ed è sempre più grande. E’ qualcosa che resta dentro, ma per fortuna abbiamo tante cose positive”.

“Stasera noi facciamo scuola – ha quindi ricordato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli – con questo viaggio vi state confrontando con dei testimoni, non è una cosa da poco”. E poi, ha aggiunto il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, “da oggi i fatti” sul rapporto tra Falcone e il Csm “posso essere letti nella loro interezza da quei verbali che abbiamo deciso di pubblicare in un volume cartaceo o da consultare sul sito del Csm. Qualunque cittadino potrà accedervi”. Falcone e Borsellino, ha concluso il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, “sono cofondatori della Repubblica, hanno contribuito a fondarne i valori. Grazie a loro ci sono stati processi di mafia in Cassazione. Prima finivano male, non si riusciva ad avvalorare il lavoro fatto dai giudici di primo e secondo grado. Hanno il merito di aver destrutturato ‘cosa nostra’. Si sono sacrificati per noi”. (ANSA).

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI