Il politico, il giudice, l'avvocato | Esplode il "Sistema Siracusa" - Live Sicilia

Il politico, il giudice, l’avvocato | Esplode il “Sistema Siracusa”

L'indagine su Verdini e gli intrecci tra malaffare e giustizia.

SIRACUSA – Stando agli ultimi sviluppi, rischia di venire meno la contrapposizione tutta locale: “Sistema Siracusa” da una parte e renzismo dall’altra. Le ultime notizie giudiziarie che arrivano dalla Procura di Messina raccontano che gli intrecci del malaffare, qualora confermati, non sono politicamente (e dogmaticamente) etichettabili.

L’avviso di garanzia e l’invito a comparire per Denis Verdini, ex senatore di Ala, a lungo stampella del governo Renzi, è l’ultimo sviluppo dell’inchiesta che a febbraio ha portato agli arresti, tra gli altri, dell’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e dei due avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore che secondo l’accusa avrebbero pilotato sentenze a favore dei clienti dei due legali. Secondo i magistrati peloritani Verdini avrebbe ricevuto 300mila euro da Amara, per mettere il nome del giudice Giuseppe Mineo nella lista preparata dal governo Renzi per il Consiglio di Stato. Il denaro sarebbe arrivato a Verdini a titolo di finanziamento del suo gruppo politico: per questo l’ex senatore toscano è indagato dalla Procura di Messina per finanziamento illecito ai partiti. Nel progetto criminale degli indagati Mineo, arrestato per corruzione due settimane fa, sarebbe stato uno dei giudici aggiusta sentenze.

Lo scossone all’inchiesta muove dalle ammissioni di Amara che gli sono valse i domiciliari dopo due mesi di carcere, confermate nell’udienza con incidente probatorio del 3 luglio scorso. Il giorno dopo Mineo è stato arrestato, poi messo ai domiciliari dal Riesame di Messina. Per l’accusa Mineo avrebbe fatto in modo, da giudice del Cga siciliano, di favorire due imprese, Open Land e Am Group, nei ricorsi intentati contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Sovrastimando un risarcimento fino alla cifra di 2,8 milioni (una sentenza del Cga del 12 luglio lo ha ridotto a 190mila euro). In cambio, secondo quanto ricostruito dalla Procura messinese e sottoscritto dal gip, Mineo aveva chiesto 115mila euro da girare all’ex presidente della Regione Giuseppe Drago, all’epoca gravemente malato, poi deceduto nel 2016. Le due aziende sono riconducibili al gruppo imprenditoriale della famiglia Frontino, del quale l’altro indagato, Calafiore, era il legale.

Proprio ieri il terremoto giudiziario scatenato da questa inchiesta ha coinvolto anche i vertici del gruppoStavolta su delega della Procura di Siracusa, due operazioni congiunte di polizia finanziaria della guardia di finanza di Siracusa e Palermo hanno portato a quattro arresti per bancarotta fraudolenta e frode fiscale; al sequestro del centro commerciale Fiera del Sud per un valore di 22 milioni di euro; e a dieci indagati per il reato di truffa. Nell’operazione che ha portato agli arresti le Fiamme gialle hanno eseguito un decreto di misure cautelari nei confronti di Davide Venezia, Alfredo Sapienza e Rosa Gibilisco. Carcere per la titolare del gruppo, Rita Frontino, che non rintracciata ieri mattina dai militari della guardia di finanza, in serata si è costituita. Insomma, un sistema di corruzione improntato a fare soldi attraverso le sentenze pilotate che potrebbe regalare altre sorprese. Che parte dalla “provincia babba” ma che si è esteso per territorio e ambizioni. Nel filone romano, la Procura capitolina ha chiuso le indagini solo sei giorni fa. Ci sono diciotto indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla corruzione, tra cui pezzi grossi quali Riccardo Virgilio, ex presidente del Consiglio di Stato e del Cga siciliano, ma anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. E c’è pure l’imprenditore Ezio Bigotti, coinvolto nell’inchiesta Consip e in passato uno degli amministratori della società Sicilia patrimonio immobiliare.


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