Un'intera famiglia in carcere| Nel segno di Messina Denaro - Live Sicilia

Un’intera famiglia in carcere| Nel segno di Messina Denaro

Matteo Messina Denaro

Il cognato Gaspare Como da oggi è al 41 bis. Quando la mafia è un affare di famiglia.

STORIA DI UN LATITANTE
di
1 min di lettura

PALERMO –  Non è solo il cognato di Matteo Messina Denaro, ma pure l’ultimo erede del padrino latitante. Gaspare Como da oggi si trova detenuto al 41 bis. Il decreto di applicazione del regime del carcere duro è stato firmato dal ministro di Grazia e giustizia su richiesta della Procura di Palermo.

Sette mesi dopo l’arresto cambia radicalmente la vita carceraria di Como. Secondo i pm che chiesero la misura cautelare, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, il cognato del Padrino merita di essere sottoposto alle restrizioni che servono per recidere i rapporti fra un capomafia e gli associati rimasti fuori. Il carcere semplice non basta a stoppare la catena di comunicazione,

Como è considerato il capo del mandamento mafioso di Castelvetrano. Ha proseguito la tradizione criminale di famiglia. Lo hanno arrestato assieme a Rosario Allegra, mariti rispettivamente di Giovanna e Bice, sorelle del latitante. Per un lungo periodo sono stati gli unici due maschi rimasti in libertà. Solo di recente, infatti, sono stati scarcerati il fratello del padrino, Salvatore Messina Denaro, e il cognato Vincenzo Panicola, marito di Anna Patrizia, pure lei in carcere.

Filippo Guttadauro, marito della quarta sorella del latitante, Rosalia, è detenuto da tempo. Nell’elenco di chi sta scontando una condanna ci sono anche Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, e Girolamo Bellomo, nipote acquisito in quanto marito di Lorenza Guttadauro (figlia di Filippo). Perché a casa Messina Denaro la mafia è un affare di famiglia. +

Il latitante appare insensibile a tutto ciò. Non si percepisce una sua reazione, un bisbiglio. È così da almeno quattro anni. Matteo Messina Denaro assiste con apparente distacco alle disgrazie giudiziarie dei suoi familiari, indaffarato com’è a scappare. Venticinque anni di fuga, da quando nel 1993 andarono a casa per notificargli un mandato di arresto per le stragi di Roma e Firenze.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI