PALERMO – Ciascuno è artefice del proprio destino. E Leandro Greco per costruirsi il suo di destino ha scelto di attingere al Dna mafioso di famiglia.
“U criaturi (la piccola creatura, il ragazzino)”, come lo chiamava Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano del gruppo di fuoco di Pippo Calò, di strada ne ha percorsa parecchia, partendo da un cognome che ha inciso nella vecchia Cosa Nostra. Il nonno di Leandro è Michele Greco, il papa della mafia, signore incontrastato di Ciaculli. A Ciaculli, al civico 461 dell’omonima via, nella casa che fu del nonno viveva il nipote che ha affondato le radici nel passato per diventare protagonista nel presente. C’era pure lui, secondo i magistrati della direzione Distrettuale Antimafia e i carabinieri del Nucleo investigativo, al tavolo della nuova commissione provinciale, quella che si è riunita per stabilire le regole dell’organizzazione nel dopo Riina.
Ai più, ma non ai carabinieri, la figura di Greco sembrava quella di un giovane come tanti. Con una particolarità: non si dava da fare per vivere, gli bastavano evidentemente i beni di famiglia. Nel 2013 Giovanni Di Giacomo parlava in carcere con il fratello Giuseppe che sarebbe stato da lì a poco assassinato. Fece un riferimento al “nipote del vavetto”. Ed ecco la capacità dei carabinieri di inquadrare subito il personaggio sulla base del soprannome dello zio, Nunzio Milano, il “vavetto” che ha avuto un peso determinante a Porta Nuova nella mafia disegnata da Nino Rotolo, boss di Pagliarelli. Milano è tornato in carcere nel marzo 2014 quando sempre i carabinieri fermarono la possibile guerra di mafia dopo l’omicidio Di Giacomo. La sorella di Nunzio è stata la moglie del ‘papa’.
“L’hanno spostato a Ciaculli… io a suo nipote non lo conosco”, diceva Giuseppe Di Giacomo, riferendosi allo spostamento del potere da Brancaccio a Ciaculli. Poi, il fratello Giovanni gli suggeriva di cercare alleanze proprio con Greco che aveva assunto un ruolo di vertice probabilmente perché Pietro Tagliavia di Corso dei Mille era controllato dalle forze dell’ordine. Il killer ergastolano aveva qualche perplessità: “Pensi che se la spirugghua…quello Greco Greco”.
Aveva solo 24 anni il giovane Leandro che, quattro anni dopo quelle intercettazioni, ha partecipato alla nuova cupola di Cosa Nostra. I Greco hanno saltato una generazione in termini di potere mafioso, visto che il padre di Leandro, Giuseppe, ha fatto parlare di sé per il tentativo fallimentare di imporsi come regista cinematografico.
Dal giorno delle intercettazioni dei Di Giacomo i carabinieri non hanno smesso di concentrarsi sulla figura di Leandro Greco. Sintomatico del suo peso è la conversazione con cui un soggetto non meglio identificato lo informava che c’erano “due amici di Brancaccio” che gli volevano parlare perché “forse c’è qualche problema qua a Ciaculli”. Un problema che solo lui poteva risolvere. Nella vita di Greco ad un certo punto è comparsa la figura di Lorenzo Tinnirello oggi 81enne, arrestato nel blitz ‘Ghiaccio’. Pochi mesi fa un lieto evento ha di fatto rinsaldato l’asse mafioso che lega Ciaculli a Porta Nuova. Il fratello di Leonardo ha sposato la figlia di Gregorio Di Giovanni, capo mafia di Porta Nuova e altro membro della commissione provinciale di Cosa Nostra. Una commissione la cui convocazione sarebbe stata spinta proprio dal giovane Greco.