Uomini che maltrattano le donne | "Così li aiutiamo a cambiare vita" - Live Sicilia

Uomini che maltrattano le donne | “Così li aiutiamo a cambiare vita”

La violenza sulle donne. Uno sportello aiuta gli uomini maltrattanti. Ecco come.

PARLANO GLI ESPERTI
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“Gli uomini non cambiano”. Oppure, i versi di un poeta che non si studia a scuola: “L’uomo passa all’uomo la pena che si fa più profonda come una piega costiera”. Sentenze scolpite nelle cronache dei femmicidi, nella letteratura, negli episodi che non affiorano ma che continuano l’atroce sequenza di maltrattamenti maschili nei confronti delle donne. E c’è spesso un dolore, la pena che si passa, ad approfondire la debolezza per trasformarla in violenza. Ecco perché le parole della dottoressa Marisa Cottone, psicologa e psicoterapeuta, suonano come un balsamo che addolcisce: “Gli uomini possono cambiare, come tutti, se ci credono e se sanno chiedere aiuto”.

La dottoressa Cottone e la dottoressa Nunzia Arena, anche lei psicologa e psicoterapeuta, con il sostegno della cooperativa ‘Nuova generazione’, grazie a un progetto finanziato dal Dipartimento delle pari opportunità, si sono rese protagoniste di una nobile scommessa. Andare alla radice del male per conoscerlo prima di estirparlo, osservare con umanità e competenza le ferite, rintracciare la storia di tanti bambini che conobbero il freddo di braccia mancanti, la fame di affetti inappagati e che poi avrebbero riversato sulle donne i mostri residenziali del loro cuore.

“Dietro la maggior parte degli uomini violenti – dice la dottoressa Marisa – ci sono nodi esistenziali irrisolti, l’incapacità di prendere atto del proprio vissuto, una nozione mutilata di sé, elementi di un paesaggio che sfociano negli eventi della cronaca o in altri invisibili. Spesso, queste persone hanno costruito un mito mascolino di se stesse per occultare le proprie fragilità. Quando una donna mette in discussione il predominio, esplodono”.

La dottoressa Cottone, la dottoressa Arena e il dottor Fabio Piastra, arrivato da poco, presiedono, a Bagheria, il centro per uomini maltrattanti. Uno sportello per illuminare la faccia buia. “I nostri pazienti si rivolgono a noi per tanti motivi. In qualche occasione, si presentano spontaneamente. Altri sono spinti dalle compagne. In maggiore percentuale arrivano con invii degli uffici giudiziari e dei servizi sanitari e sociali. L’idea è di qualche anno fa. Perché non affrontare l’aggressività maschile? Perché non operare in prevenzione? In tre anni abbiamo trattato circa cinquanta casi, molti con esiti già positivi”.

La memoria procede nel rispetto della privacy: “C’è la storia di un marito e padre che ha dato uno schiaffo alla moglie. Tempo dopo, ha rotto qualcosa in casa con brutalità, in una condizione di estrema tensione emotiva. Il figlio piccolo lo ha scritto nel tema in classe e i servizi sociali si sono attivati. Abbiamo scoperto che quest’uomo era stato accudito poco da bambino, che era cresciuto da solo. E lui, piano piano, sta imparando a rileggere la sua esperienza, a recuperare il rapporto con la compagna e col figlio”. Ci vole pazienza per scucire i nodi intrecciati di una vita intera e insegnare come ricucirli nel modo giusto.

“C’è chi – racconta la dottoressa Cottone – ha un posto di responsabilità. E non è una situazione infrequente, molti con un lavoro importante e o con una posizione sociale di visibilità possono essere soggetti maltrattanti. C’è quello che è stato lasciato dalla moglie, ma non capisce perché lei si preoccupi ancora per lui, infatti è convinto che il contrario dell’amore sia per forza l’odio”. Ci vuole un lavorio paziente, una riscrittura che apra il libro in un altro verso.

Nell’epoca in qui qualcosa funziona, sennò si butta, è più difficile sperimentare la coreografia della trasformazione. “La collaborazione con il Dipartimento pari opportunità terminerà nell’autunno prossimo – dice Marisa Cottone – però noi intendiamo continuare, almeno per chiudere le situazioni che sono rimaste in sospeso. Sì, perché gli uomini possono cambiare, se lo vogliono”. E dirigersi su una strada diversa all’interno del loro stesso cuore. Trafitto, manesco, friabile, irredento, ma pur sempre un cuore che può andare oltre la pena.


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