"Sono lesbica e orgogliosa" - E scoppia una violenta rissa

“Sono lesbica e orgogliosa” |E scoppia una violenta rissa

Il racconto di quegli attimi di paura.

CALTAGIRONE (CT) – Grida, pugni e calci, il vetro di un’auto finisce in frantumi, violenta rissa tra due gruppi di ragazzi. Tutto sarebbe avvenuto a causa dell’orientamento sessuale di una ragazza del posto.

Il racconto


Alda, questo però non è il suo vero nome, è una ragazza sulla ventina. Quando nel quartiere fra Via Sardegna e Viale delle Autonomie giungono Carabinieri e Polizia non riesce a star ferma, batte in modo ritmico sull’asfalto le sue scarpe sdrucite ma alla moda e continua ad andare avanti ed indietro nei suoi pantaloncini corti mentre, come fosse un tic, tira in giù la maglietta che lascia intravvedere un vistoso ma ben curato tatuaggio. C’è stata una rissa, con tanto di spettatori passivi, cinque o sei persone a fronteggiarsi in modo così irruento che su strada sono scesi gli abitanti dei condomini della zona e dai negozi sono accorsi i titolari ed alcuni clienti attirati dalle urla ed alcuni di loro si sono anche gettati nella mischia, nel tentativo di dividere le opposte fazioni. Volano schiaffi e pugni così forti che uno raggiunge il lunotto posteriore di un’auto mandandolo in frantumi.


Gli indizi


Qualcuno da un balcone lancia un secchio d’acqua addosso ai ragazzi con la speranza di distrarli dal continuare a picchiarsi.
All’arrivo, sirene spiegate, delle forze dell’ordine sulla strada rimangono Alda e altri due ragazzi che secondo una primissima ricostruzione, hanno anch’essi preso parte alla lite di strada. Gli altri, sono scappati e c’è chi, alle forze dell’ordine, avrebbe fornito indizi utili per risalire alle loro generalità.


La ricostruzione


Alda mentre ricostruisce i fatti innanzi alle forze dell’ordine si strazia nella sua stanchezza e rabbia. Odia sentirsi chiamare Aldo.
E’ lesbica e “ne va fiera e può gridarlo al mondo intero” e lo dice quasi urlando ai carabinieri ed alla polizia che, agende alla mano, ricostruiscono i fatti e prendono le generalità dei testimoni. Alda non vuole essere stuzzicata, offesa e derisa per il suo orientamento sessuale, le hanno anche offeso il padre, senza alcuna ragione, solo per aggiungere “offesa alle offese” già, da settimane, ricevute da questo gruppetto di coetanei.
Ha delle escoriazioni, si tocca il braccio senza però accennare alcuna smorfia di dolore, i testimoni raccontano di come se le siano date di santa ragione ed è difficile comprendere chi e come abbia dato il primo pugno ma Alda, dietro la sua apparente rabbia, anche nel rispondere ai militari, trema perché “non ce la fa più”.

La carezza

Dopo i primi minuti più concitati dall’arrivo delle pattuglie, nonostante voglia indossare la maschera della dura, anche dopo che i suoi vili detrattori si sono pavidamente dati alla fuga, Alda si lascia accarezzare il viso da una signora, una delle persone che si è gettata in mezzo alla rissa per dividerli e che le accenna anche un timido abbraccio dicendole “hai ragione ma non passare mai dalla parte del torto”. Quel quartiere, sebbene colleghi due importanti vie della zona nuova di Caltagirone, è terra difficile. Un minimarket somministra birre a bassissimo costo ed i crocicchi di volti noti alle forze dell’ordine e perditempo, rendono complessa la vita dei residenti di quella manciata di metri di asfalto.

Individuati i testimoni


Un ragazzo, che più volte ha contenuto in un abbraccio l’irruenza di Alda e che sembrerebbe aver preso parte alla rissa, non sa neppure che c’è una parola “omofobia” per spiegare di cosa sia stata vittima la sua amica. Ai carabinieri, che gli stanno facendo alcune domande, ha detto: “ha due gambe e due braccia come chiunque, ci può piacere chi vuole o no?”
Una signora, sulla sessantina al balcone, ancora scossa dalla scena a cui ha assistito, si asciuga una lacrima mentre scambia dei commenti con i vicini: “che schifo è? Povera carusa…e erano tutti carusi”.
Spetterà alle forze dell’ordine fare chiarezza sulla precisa dinamica dei fatti e ad Alda, se lo vorrà, presentare formale denuncia agli organi competenti.     

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