Tormento e passione: quant’è dura essere (oggi) un tifoso rossoazzurro

Tormento e passione: quant’è dura essere (oggi) un tifoso rossoazzurro

I giorni decisivi sul fronte del Calcio Catania.
L'estate rovente del pallone
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CATANIA. E certo che non vediamo l’ora che finisca. E certo che siamo tutti in attesa del 23 luglio (data nella quale verranno svelate le – eventuali – proposte d’acquisto). E certo che ogni volta che pare essere lì per lì per incanalare il sentiero giusto, si sconza tutto di nuovo.
La strada verso quello che dovrà essere il nuovo corso del Calcio Catania resta frastagliata. Una strada dai ciottoli dalla forma amletica, semmai possano essere assunti ad una forma.

Non c’è proprio pace, è vero. Ma questo non significa immolarsi alla rassegnazione.
E in una città che conserva la luce in tasca per i momenti più bui, il sentore che le cose possano prendere la piega giusta c’è tutto.
E non perché vi siano conigli pronti a uscire dal cappello (di nomi, Sigi a parte, ne circolano): se non altro, invece, perché quella del Calcio Catania resta un’occasione da cogliere.  

Non è tempo di scoramenti collettivi. Di cassandre desiderose di spiegarci che la storia andrà a finire male. Quelli del volere a tutti i costi lasciare uno sfregio sulla guancia della gioia.
La situazione è seria. Lo abbiamo detto. 

Ma dopo la tempesta ed i fulmini dell’inchiesta di venerdì mattina, quello di oggi è ancor di più il tempo di chi vuole impegnarsi a sollevare spiragli di salvezza pesanti come macigni. Di chi non vuol tirarsi indietro nella inscalfibile storia della matricola rossoazzurra.
Bisogna solo attendere, allora? No. Troppo facile così.
Serve essere marketing di sé stessi: promuovere un sogno onesto, per rispedire all’angolo il buio e non avere più paura del risveglio.
Vedremo come intenderà riorganizzarsi Sigi. Vedremo chi altro si tufferà, soldi cash in mano, nelle trame di un ancora indefinibile presente societario.

Ci sarà da ritornare allo stadio, quando l’emergenza lo permetterà. Ci sarà, da tornare a quella passione, rabbiosa o soddisfatta, vero combustibile del rito domenicale che mister Lucarelli e i suoi ragazzi ci hanno fatto riassaporare in uno stargate di calcio torrido.  Ci sarà da riprendere le scaramanzie, il caffè sempre nello stesso bar, la seduta sui gradoni del buon vecchio Cibali, il tatuaggio del liotru. Momenti di eternità legati a quella maglia e a quei calciatori.

Perché il calcio è ancora una cosa seria, a maggior ragione in lande che non brillano per sostanza e ricchezza dove (il calcio) resta l’appiglio per rivendicare il proprio orgoglio e la propria appartenenza.
E’ come se fosse sempre il 23 luglio. E, per questo, in quello che sarà il più 23 luglio di tutti, non sono ammessi tentennamenti.

Dunque, ricominciamo?


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