CALTAGIRONE. Giuseppe Randazzo, 50 anni, marito di Caterina Di Stefano, la donna trovata morta ieri pomeriggio nell’androne di un condominio a Caltagirone ha confessato.
Dopo un lungo interrogatorio svoltosi presso i locali del Commissariato di Polizia di Caltagirone, l’uomo che era stato posto in stato di fermo nel pomeriggio ha raccontato agli investigatori di aver avuto un diverbio con la moglie che aveva chiesto da qualche tempo il divorzio.
Su quel pianerottolo i due avrebbero avuto una lite, durante la quale Randazzo avrebbe tentato di strangolare la donna con il cinturino di una borsetta.
La donna sarebbe poi caduta a terra battendo il capo.
Che ci fosse stata una colluttazione era apparso evidente agli investigatori sin dall’arrivo nel luogo dell’omicidio. L’uomo infatti aveva evidenti abrasioni sia sul viso che sulle mani che però aveva giustificato dicendo di esserseli procurati nel tentativo di rianimare la moglie.
A chiamare i soccorsi i vicini allarmati dalle urla della donna sulle scale. Non era la prima volta che qualcuno li sentiva litigare ma l’improvviso silenzio nel condominio ha fatto temere il peggio. Cosa che purtroppo è accaduta.
Una testimone ha raccontato di aver provato ad entrare nel condominio mentre lui, sul corpo di lei, non rispondeva alla richiesta di aprire il portone. L’uomo era stato visto già ad ora di pranzo girare attorno l’abitazione, in attesa del suo rientro. La donna, finito il suo turno di lavoro sarebbe rientrata attorno le 14, ora in cui sarebbe stato commesso l’omicidio.
I familiari, rimasti in attesa davanti il portone di via Pietro Mascagni, dicono che Caterina fosse rientrata in casa per prendere dei vestiti. Voleva trascorrere il pomeriggio e forse la notte dalla madre.
La separazione, non consensuale, da tempo aveva creato rancori e numerosi litigi e sembra che in molti avessero suggerito a Caterina di evitare contatti con il marito che viene descritto come irascibile e litigioso soprattutto negli ultimi periodi. Secondo le colleghe della vittima Caterina aveva confidato loro che l’uomo da tempo assumeva dei calmanti.
“Ridevamo e scherzavamo nel mio negozio sino a ieri” racconta un’esercente della zona “una ragazza solare e divertente che sapeva sorridere ai problemi della vita, quelli seri e quelli meno seri. Lei ti strappava un sorriso anche quando di ridere non avevi voglia, mi mancherà tantissimo.”
“Sono distrutta, ci dice un’amica. Quell’uomo era pericoloso, temevamo accadesse.”
La salma della donna dopo una prima ispezione cadaverica è stata trasportata all’Ospedale Cannizzaro di Catania per essere sottoposta ad autopsia. L’esame sarà decisivo per comprendere se la donna sia morta a seguito dello strangolamento, confessato dall’uomo o per le ferite a seguito della caduta dalle scale.
A notte fonda, completate le formalità di rito, Randazzo che verrà assistito dall’avvocato Christian Parisi è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Contrada Noce a Caltagirone.