Ciancio e i centri commerciali L'esame del senatore Sudano

Ciancio e i centri commerciali|L’esame del senatore Sudano

Il politico dal 2002 al 2005 è assessore comunale all'Urbanistica di Catania.

CATANIA – “Chiedo scusa per le spalle”. È la prima frase che il senatore Mimmo Sudano pronuncia non appena si siede sul banco dei testimoni al Tribunale di Catania. Il politico è uno dei testi esaminati oggi nel processo a carico dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sudano ha un’esperienza politica di quasi mezzo secolo: deputato regionale, senatore, vicesindaco, assessore.

Una carriera politica e amministrativa di lungo corso che si è incrociata con la vicenda relativa alla variante del Prg che ha portato alla realizzazione del centro commerciale Porte di Catania. All’epoca Sudano, classe 1940, ha ricoperto “dal 2002 al 2005 – come racconta lui stesso rispondendo alle domande della pm Agata Santonocito – il ruolo di vicesindaco e assessore all’urbanistica e al personale”.

Nella vicenda Icom srl (società che poi ha realizzato il centro commerciale) il senatore catanese spiega di aver ricevuto “sollecitazioni dall’allora sindaco (ormai scomparso) Umberto Scapagnini” perché l’iniziativa avrebbe portato “effetti a livello occupazionale nella città”. Gli interlocutori sono stati “solo il sindaco e i tecnici comunali”.

Anche se, ad una precisa domanda della Santonocito, Sudano ammette che anche “l’onorevole Vincenzo Viola ha sollecitato” l’operazione. Il politico, poi, afferma “di non aver mai saputo” che una parte dei terreni dove poi è stato realizzato il centro commerciale e grazie alla variante diventati da agricoli ad edificabili fossero di proprietà di Mario Ciancio Sanfilippo. Tra Sudano e l’editore c’era “un semplice rapporto personale”. E mai “abbiamo discusso della vicenda”. 

Della realizzazione del centro commerciale, almeno in una pre-fase, ci sarebbe stato l’interesse di un ex colosso degli appalti fondato da Silvio Berlusconi: la Italcantieri  A raccontare questo  retroscena è Mario Seminara, già condannato in via definitiva (con pena espiata) nel “famoso” processo per la realizzazione del Garibaldi, ex capo area della C.B.P. di Giulio Romagnoli che vinse la gara e realizzò il nuovo ospedale. 

La confidenza sull’operazione Porte di Catania il teste l’avrebbe avuta da Renzo Bissoli conosciuto “alla fiera di Bologna”. Seminara dopo questo incontro inizia a lavorare per Italcantieri (dal 2006 al 2008), anche se per lui la Sicilia era inibita. “Non ricordo bene, se Bissoli mi disse che aveva acquistato le aree oppure aveva fatto un impegno d’acquisto delle aree”. E di questa vicenda Bissoli ne avrebbe parlato “anche con Ciancio”.

Poi però Italcantieri (che in seguito fallisce) esce fuori dall’affare per un problema di liquidità e vende le proprie quote alla Immobiliare Europea, società sarda. L’avvocato Carmelo Peluso, difensore di Ciancio, chiede un chiarimento sulla questione Porte di Catania. Dagli atti del 2007 infatti il nome della società Italcantieri non compare. Ma di fondo ci sarebbe stata un rapporto pregresso con Auchan per questo centro commerciale e altri.

Il pm Fanara – che sostiene l’esame di Seminara – affronta la vicenda giudiziaria Garibaldi legata all’imprenditore Giulio Romagnoli che oltre all’impresa di costruzioni operava nel mondo delle tv. Settori questi che avrebbero accomunato Mario Ciancio Sanfilippo a Romagnoli senior. “Giulio mi raccontò che c’erano contatti tra Ciancio e suo padre”.

Romagnoli non verrà a Catania. Al posto del suo esame sono entrate tra gli atti del processo, con il consenso di tutte le parti, le dichiarazioni rese al pm nel 2014. 

L’ultimo ad essere ascoltato è il generale Vincenzo Cubisino che nel 2009 è il comandante provinciale dell’Arma di Enna. Il nodo dell’esame sono i vari accertamenti antimafia che i carabinieri svolgono nel 2009 nel cantiere ad Agira in cui si stava realizzando il Sicily Outlet.

Il mega store della moda è un altro tassello del capitolo “centri commerciali” dell’inchiesta che ha portato l’imprenditore ed editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo a processo.

“Abbiamo fatto diversi accertamenti su indicazioni della Prefettura e delle forze dell’ordine. Ma – spiega Cubisino sollecitato dalle domande del magistrato Fanara – ci siamo limitati a fare dei riscontri attraverso i nostri archivi locali e nazionali non abbiamo allargato i nostri approfondimenti facendo ulteriori verifiche”. 

Un piccolo fuori programma precede l’inizio dell’udienza. L’avvocato di parte civile Goffredo D’Antona, che assiste i fratelli Montana, chiede l’acquisizione di un articolo pubblicato sul quotidiano la Sicilia il 26 agosto riguardante la morte del cavaliere Gino Costanzo.

Per il penalista nella descrizione del compianto imprenditore si tralascerebbero una serie di aspetti rilevanti relativi al suo passato giudiziario. Il Tribunale di Catania, presieduto da Roberto Passalacqua, ha rigettato la richiesta accogliendo l’eccezione sollevata dal difensore Peluso che ha evidenziato che oggi “il giornale non è più diretto da Mario Ciancio” ma ha un altro direttore e quindi “non può riguardare le contestazioni mosse in questo processo”. 

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