Dpcm, Palermo raccoglie i cocci: il clima in città è rovente - Live Sicilia

Dpcm, Palermo raccoglie i cocci: il clima in città è rovente

La protesta di sabato a Palazzo d'Orleans
Chiusure totali, richieste di aiuto, l'ombra di una "guerra fra poveri": il capoluogo siciliano è una polveriera
IL DECRETO E LA CRISI
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PALERMO – Il peggio era nell’aria e adesso va affrontato a viso aperto: come in tutta Italia anche il tessuto economico di Palermo esce a pezzi dall’annuncio del nuovo Dpcm. Il decreto prevede chiusure generalizzate dalle ore 18 di oggi, e di fatto taglia fuori diverse attività da ogni prospettiva ottimistica. Il capoluogo siciliano è una polveriera che vede tutti sul piede di guerra, dai teatri agli esercizi commerciali attivi prevalentemente di notte, passando per le associazioni di categoria. C’è chi comunica alla clientela di essere al lavoro per reinventarsi e chi annuncia la chiusura almeno fino alla scadenza del provvedimento, attualmente fissata al 24 novembre, ma non mancano gli interventi delle istituzioni locali e chi punta il dito contro altre categorie produttive.

Cultura e sport presentano il conto

Quello dello spettacolo è fra i primi ambiti a rinnovare un allarme che si ripete da giorni. L’ennesimo grido di aiuto è affidato a una lettera degli assessori alla Cultura di diverse città italiane, fra cui Mario Zito del Comune di Palermo, rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri competenti. “L’evidenza statistica dimostra che oggi proprio i teatri e i cinema sono i luoghi più sicuri del Paese – scrivono – insieme a musei, spazi espositivi e altri luoghi della cultura mantenuti aperti dal decreto”. Gli assessori chiedono “una revisione di questa disposizione al più presto, affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del decreto”. A questo si aggiunge la necessità di “un’immediata attivazione di ammortizzatori sociali concreti ed efficaci per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo” a partire già da oggi.

Si mobilita anche l’assessore allo Sport di Palermo, Paolo Petralia Camassa, in favore di palestre, associazioni sportive e scuole di danza. Anche in questo caso, in una nota rivolta all’esecutivo nazionale, Petralia Camassa considera “opportuna e necessaria una revisione” del Dpcm e richiede l’implementazione di ammortizzatori sociali per i lavoratori colpiti dalle chiusure. In più l’assessore del capoluogo siciliano chiede al governo Conte di “farsi carico delle spese di sanificazione imposte dalle diverse federazioni sportive”, ma anche di “prevedere un fondo destinato all’impiantistica sportiva in modo tale da poter adeguare le strutture sportive alle norme anti-Covid”.

Le chiusure dei pub “disarmati”

I pub che alzano bandiera bianca sono diversi. Come il Lizard in via Lattarini, che su Facebook annuncia la chiusura totale per un mese. “Siamo disarmati – taglia corto il titolare Gabriele Maniscalco -. L’obbligo di chiudere alle 18, per il Lizard che solitamente apre alle 18,30, non ci dà spazio a molte alternative. Abbiamo a lungo riflettuto su una possibile organizzazione per il mattino, ma il Lizard è un pub, non è un bar, non è un ristorante. Adattarci al Dpcm implicherebbe un investimento non indifferente per la riqualificazione del locale, e queste risorse non ce le ho”.

Provano a “salvare il salvabile” Ezio e Giuseppe Giacalone, titolari del Qvivi e della pizzeria-hamburgeria Grillo in piazza Rivoluzione, che saranno aperti per pranzo e conteranno sul solo asporto per cena. I fratelli si chiedono: “Ci dobbiamo reinventare in che? E se diventassimo caffetterie quanti caffè dovremmo fare per pagare le bollette? Inoltre – proseguono – ‘reinventandoci’ andremmo a fare concorrenza a un settore che già esiste, e che certamente non sta meglio del nostro. Dpcm o no, a questo punto lo Stato ci dica chiaro che dobbiamo restare chiusi perché c’è una pandemia in corso. È inutile far soffrire attività che hanno centinaia di euro di spese fisse già solo aprendo la saracinesca”.

L’ombra della “guerra fra poveri

Fra i protagonisti assoluti dell’incubo economico ci sono i ristoratori, che già hanno perso la chance di servire le cene. Ma per qualcuno di loro c’è dell’altro, che coinvolge altre categorie: la titolare dell’Osteria Ballarò, Doriana Ribaudo, su Facebook solleva un tema rivolgendosi al governatore Nello Musumeci e all’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano: “Il nuovo Dpcm ad ora prevede la chiusura domenicale di bar e pasticcerie ma non dei panifici. Già nel precedente lockdown i panifici si sono sostituiti alle pasticcerie sfornando colazioni, pasticcini e molti anche il caffè! Questa volta non lo tollereremo. Attrezzatevi, prevenite, perché non faremo finta di niente – scrive ancora -. E a chi commenta ‘non facciamo la guerra fra poveri’ rispondo: no cari miei, il rispetto delle regole tutela i deboli. L’anarchia tutela i furbi. Lo stesso approccio vale per gli ipermercati che vendono gastronomia pronta. Le regole devono essere uguali per tutti”.

Estrema destra e ‘Partite iva’

Intanto a Palermo prende forma il ‘Popolo delle Partite iva per Italia libera’, coordinato dallo chef e ristoratore Natale Giunta. Ad annunciarne la nascita è Forza Nuova, partito politico di estrema destra, che parla di un “movimento spontaneo e trasversale che riunisce tutte le forze d’opposizione ribelli ai provvedimenti liberticidi, con i quali il governo sta schiacciando gli italiani col pretesto della diffusione del contagio”. A Palermo l’estrema destra ha già preso parte alle proteste contro i provvedimenti regionali, comunali e nazionali: sabato sera alcuni militanti si sono infiltrati in una manifestazione spontanea di fronte palazzo d’Orleans a cui hanno partecipato circa centocinquanta persone, interrotta proprio dopo l’intrusione.

Confcommercio non ci sta

“Senza lavoro si muore. Ci stanno uccidendo con questo clima di paura”. Queste le parole di Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e neo vicepresidente nazionale dell’associazione. “Non possiamo permetterci un altro lockdown e nemmeno provvedimenti restrittivi estemporanei privi di strategia, come quelli emanati in questi giorni, che di fatto rappresentano per le attività un lockdown camuffato. Tante aziende non ci sono più e tante famiglie sono senza lavoro, ma non è servito perché chi doveva agire adeguatamente non lo ha fatto – critica Di Dio -. C’è stato tutto il tempo per riorganizzare la sanità e non è colpa delle aziende se non è stato fatto. Adesso chi gestisce la rete ospedaliera trovi in fretta le soluzioni. Noi che paghiamo le tasse, anche per avere una sanità efficiente, dobbiamo pensare a lavorare per sopravvivere perché il sistema economico sta per implodere”.

Orlando invoca chiarezza, Zacco: “Stop Ztl”

Anche il sindaco Leoluca Orlando commenta la valanga di norme che ha travolto i cittadini in meno di un mese: “Occorre prima di tutto che si faccia chiarezza, motivo per cui faccio appello a tutte le istituzioni perché ci sia un coordinamento, oltre che la ovvia collaborazione istituzionale, che eviti di lasciare i cittadini e gli imprenditori in balìa di norme poco chiare e a volte contrastanti. Chiedo che sia prodotto una sorta di ‘testo unico’ delle norme – conclude – che renda facilmente comprensibile a tutti cosa non si può e cosa si può fare, e con quali modalità”.

Ottavio Zacco, presidente della commissione Attività produttive del Comune, fa presente di aver chiesto all’amministrazione comunale “di avviare la sospensione immediata della Ztl diurna e notturna, al fine di non penalizzare ulteriormente le già devastate attività commerciali che ricadono nel perimetro interessato dalla Ztl”. Poi non risparmia le critiche al governo, auspicando che le restrizioni “vengano supportate da misure che prevedano un congruo ristoro delle perdite subite, e non il triste spettacolo dell’elargizione dell’elemosina nei mesi di marzo e aprile o agli scandalosi ritardi dei pagamenti della cassa integrazione”.


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