Il caso Saguto non è chiuso: verso un altro processo - Live Sicilia

Il caso Saguto non è chiuso: verso un altro processo

Dal trolley con i soldi alla cena con il prefetto: per nove persone si deve valutare l'ipotesi della falsa testimonianza
BENI CONFISCATI
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PALERMO – Il caso Saguto non è chiuso. Ci potrebbe essere un nuovo processo non è quello di appello. Il Tribunale di Caltanissetta, che mercoledì ha condannato l’ex giudice e gli altri imputati, ha infatti disposto la trasmissione degli atti alla Procura affinché si valuti l’eventuale responsabilità penale di Giuseppe Barone, Stefano Scammacca, Gianfranco Scimone, Alessio Cordova, Laura Greca, Alessandra Marta, Roberto Bonanno, Roberto Pagano e Giuseppe Caronia.

Sono stati tutti chiamati a deporre nel corso del processo e adesso saranno i pubblici ministeri, gli stessi che avevano chiesto la trasmissione degli atti, a valutare se sussista o meno l’ipotesi di falsa testimonianza.

Così come, secondo il Tribunale, bisogna valutare se l’avvocato e amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara sia responsabile del reato di concussione in concorso con Silvana Saguto e con l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.

La vicenda è legata all’ipotesi secondo cui Cannizzo, condannata a tre anni, avrebbe fatto pressioni affinché Richard Scammacca, nipote dell’ex collega Stefano Scammacca, venisse assunto nell’amministrazione giudiziaria dell’Abbazia Sant’Anastasia (sequestrata e poi restituita all’imprenditore Francesco Lena).

Connessa a questa vicenda c’è la storia di una maxi parcella da cinque milioni e 100 euro liquidata da Saguto a Cappellano Seminara come compenso finale per il lavoro di amministratore nella procedura “Fratelli Gaetano e Giuseppe Sansone”.
Il ministero della Giustizia si oppose al pagamento, il Tar diede ragione a Cappellano Seminara, ma il ministero si oppose e infine il Cga non accolse la richiesta dell’amministratore.

Resta, però, agli atti dell’inchiesta una cena organizzata nel 2015 a Palazzo Brunaccini, di proprietà di Cappellano Seminara. C’erano Saguto, Scammacca padre e Cannizzo mentre l’amministratore giudiziario passò solo per un saluto. L’invito di Barone serviva per sensibilizzarlo sulla pratica di Cappellano Seminara? Barone ha riferito di non conoscere Silvana Saguto e di averla riconosciuta solo in seguito, dopo averla vista in televisione. E quella sera non vide Cappellano Seminara.

Altro tema centrale è la consegna di ventimila euro da parte di Cappellano Seminara, soldi trasportati a casa Saguto una sera dentro un trolley. Sul punto c’è lo scontro fra accusa e difesa. Secondo gli avvocati Ninni e Giuseppe Reina, legali di Saguto, e di Sergio Monaco, difensore di Cappellano Seminara, l’ipotesi del trolley sarebbe caduta e lo dimostrebbe la trasmissione degli atti per uno dei testimoni chiave dell’accusa.

Da sinistra il procuratore aggiunto Gabriele Paci e i sostituti Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti

Di avviso opposto i pm. Secondo il procuratore aggiunto Gabriele Paci, “ci sono prove granitiche. Dunque, in assenza di motivazioni della sentenza, non è possibile dedurre quanto sostengono gli avvocati. Gli elementi a carico degli imputati in relazione alla dazione di 20 mila euro erano plurimi, non si limitavano alla sola testimonianza di Giuseppe Caronia, c’erano infatti intercettazioni e accertamenti bancari”.

Caronia è un architetto, anche per lui il tribunale ha disposto la trasmissione degli atti in Procura. Secondo l’accusa, sarebbe l’uomo che avrebbe consegnato in una busta i soldi che poi cappellano diede a Saguto. Ed è venuto in aula a raccontarlo. La sua testimonianza però non ha convinto.

Infine atti trasmessi ai pm anche per Scimone (consulente della difesa), Alessio Cordova (uno dei più fidati collaboratori dell’avvocato e amministratore giudiziario Walter Virga), Laura Greca e Alessandra Marta (collaboratrice dell’amministratore e professore Carmelo Provenzano), Alessandro Bonomo e Roberto Pagano (collaboratore dell’amministatore Roberto Santangelo).

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