Coronavirus, dentro l'emergenza: “Così lottiamo ogni giorno” - Live Sicilia

Coronavirus, dentro l’emergenza: “Così lottiamo ogni giorno”

Il caso Catania, contagi e criticità. Intervista al super commissario Giuseppe Liberti.

CATANIA – Decine di migliaia di positivi negli ultimi 3 mesi, oltre 50mila persone in isolamento da monitorare e numeri, di rilievo, ancora oggi. Dalle ambulanze incolonnate di ottobre, ai pronto soccorso quasi svuotati, negli ultimi giorni. Passando dalle criticità, con le quali si sta confrontando il commissario anticovid Pino Liberti, infettivologo di chiara fama. Con una domanda finale e una risposta, che nessuno si aspetta.

Commissario partiamo da quello che sta succedendo in questi giorni, a Catania ci sono il 50% circa di tutti i positivi regionali. Perché?

“Abbiamo iniziato campagne di screening di massa, sono risultati che non ci sorprendono, perché arrivano dopo l’esito positivo dei test sierologici. Il dato è in crescita solo apparentemente, noi stiamo cercando solo di trovare un grande numero di positivi asintomatici.

Avere più positivi non significa un dato negativo, ma conferma l’importanza della nostra azione mirata sul territorio”.

Il picco è stato raggiunto?

“Da 10mila di qualche giorno fa siamo arrivati a 8.883 positivi e speriamo che continui questo andamento giornaliero, a testimonianza del fatto che il picco sia stato superato”.

Andiamo al caso, di cui ci siamo occupati più volte, dei cittadini che restano a lungo a casa in attesa della fine isolamento. Voi adesso state applicando la regola dei 21 giorni, in cosa consiste?

“La circolare che proviene dal ministero della salute, dice che le persone che non presentano sintomi possono interrompere l’isolamento dopo 21 giorni. Su indicazione del ministero della salute dobbiamo produrre un certificato di fine isolamento, tranne che per gli immunodepressi, oppure per quelle persone che vivono con un immunodepresso, se ho un genitore che vive con me è preferibile che non venga liberato, anche con piccole quantità di virus. Se ho una moglie con una patologia è preferibile che venga liberato anche oltre il 21esimo giorno”.

Al 21esimo giorno una persona non è più contagiosa?

“Secondo il ministero sì, non è più in grado di contagiare, questo ci dicono gli esperti. Io ci credo per fede perché non ho fatto uno studio diretto su migliaia di persone”.

C’è un problema molto segnalato alla nostra redazione: i datori di lavoro non fanno rientrare i dipendenti senza tampone negativo.

“È vero, perché c’è una certa incongruenza tra quello che ho appena detto e quello che accade nella realtà. Il cittadino Liberti può entrare all’Asp, da cittadino, dopo il 21esimo giorno di isolamento, per fare un certificato o una visita, il medico Liberti non può tornare a lavorare se non ha un tampone negativo. Sembra cervellotico, ma forse non lo è. Se il dottore Liberti viene a trovarsi in contatto con pazienti a rischio è opportuno che abbia un tampone negativo”.

Però è una contraddizione, perché ci sono persone positive per mesi che dopo 21 giorni potrebbero andare tranquillamente in giro

“Il ministero sostiene che queste tracce di Rna non siano contagiose. Per chi come me, deve applicare una norma e non ha capacità di legiferare, si decide in base a circolari provenienti dagli enti preposti. Ricevo anche mail di diffida da parte di avvocati che chiedono un provvedimento di fine isolamento al termine dei 21 giorni”.

Come la risolviamo la problematica dei datori di lavoro?

“Non è che noi non vogliamo fare un ulteriore tampone, lo abbiamo sempre fatto. Se il datore di lavoro chiede un tampone negativo noi siamo disponibili a farlo”.

Abbiamo raccontato alcuni casi di cittadini che sono rimasti “prigionieri” di lunghi periodi di isolamento, con tamponi arrivati in ritardo e, in un caso, anche la fine dell’isolamento per una anziana in terapia intensiva. Che messaggio manda a queste persone?

“Non si può immaginare una situazione normale in un momento di straordinarietà, quello che succede a Catania succede in altri posti, lavoriamo 22 ore al giorno. Il sistema di distrettualizzazione, cioè la ripartizione del tracciamento per distretto sanitario, comincia a dare i suoi frutti. È un sistema che andava rodato. Siamo passati da 250 a 70 mail di protesta al giorno.

E i tamponi?

Sui ritardi dei tamponi ho appena finito una riunione con tutti i laboratori pubblici ai quali ho chiesto quanti tamponi possono fare ogni giorno. Pretendo che i cittadini abbiano il risultato del tampone il giorno successivo. Avendo compreso che da soli non ce la fanno, inizierò a servirmi di qualche laboratorio privato per dare risposte immediate ai cittadini”.

Come mai i numeri covid dei centralini Asp non funzionano?

“Dopo il vostro video ho accelerato un progetto al quale stavamo già lavorando, la creazione di un numero verde. Da domani mattina, a un solo numero verde – 800954414 – ci sarà la voce che indirizzerà al Cup o all’ufficio informazioni per il Covid premendo il tasto 1 o il tasto 3. Ci saranno da 8 a 15 operatori che risponderanno ai dubbi e alle richieste dei cittadini. Qualunque tipo di ritardo potrà essere segnalato a questo nuovo numero verde. È un sistema che inizia domani mattina, partiamo da 8 postazioni e puntiamo a raddoppiarle. Ci saranno 15 persone di mattina e 15 di pomeriggio entro una decina di giorni”.

Qual è la cosa della quale è maggiormente soddisfatto?

“Abbiamo iniziato un mese fa ad avere criticità importanti dei posti letto. Il mio ufficio è quello di commissario straordinario della città metropolitana. Abbiamo, collaborando con i direttori generali di tutte le aziende ospedaliere, creato nuovi posti letto, facendo in modo che nessun cittadino catanese fosse costretto ad andare in Calabria o in Puglia. Il contrario, invece, è successo. La Sicilia, invece, è riuscita ad autogestirsi e a curare anche molti altri pazienti provenienti da diverse regioni. Molti Stati stanno ricorrendo a ospedali dei Paesi vicini, l’area metropolitana di Catania riesce a non chiudere tutte le attività non covid correlate. Fornendo prestazioni oncologiche, non dico senza difficoltà, ma a Catania la sanità non covid correlata continua a dare risposte. È un successo dell’assessorato regionale alla salute, è un dato innegabile. Ma questo non sempre fa notizia, anzi, mai”.

Qual è stato il momento peggiore?

Ci sono stati 10 giorni di novembre in cui le ambulanze non riuscivano a fare scendere i pazienti, perché non riuscivano a staccarli dall’ossigeno, abbiamo chiesto e ottenuto dei posti a bassa intensità ai privati. Oggi l’area metropolitana di Catania ne ha più di tutti. È un’altra piccola medaglia che si appende questo ufficio, perché abbiamo 270 posti a bassa intensità, dove i pazienti che sono stati in ospedale e hanno bisogno di un altro periodo di assistenza, non occupano un posto in strutture che fronteggiano le emergenze. Nessuno, in Italia, ha questi posti a bassa intensità”.

Perché ci sono stati decessi così numerosi?

“Sono insiti nella patologia. Chi fa medicina sa che un’appendicite su 10mila finisce male. Come anche un’estrazione di tonsille. Se faccio poche operazioni non c’è l’incidenza. Questi giovani che sono andati via sono legati a un fenomeno statistico per cui, su mille pazienti contagiati, questo non accadeva, ma poi è accaduto, perché la diffusione del virus è stata esponenziale”.

Il virus è più aggressivo?

“Non è dimostrato né dimostrabile”.

E la terapia? A che punto siamo?

“Penso prima di tutto che oggi noi conosciamo meglio questo virus e le sue implicazioni, il trattamento precoce può portare a un’evoluzione precoce. Ci sono alcuni farmaci promettenti. Avevamo puntato sul tocilizumab, poi idrossiclorichina, di fronte a una patologia nuova un minimo di confusione è giustificabile. Io penso che oggi, con un vaccino che è alle porte e con gli anticorpi monoclonali siamo vicinissimi a una terapia specifica”.

Questa terapia con gli anticorpi viene praticata a tutti?

“Al momento no, credo che a breve li avremo. Funzioneranno come le immunoglobuline per l’epatite B. Gli anticorpi monoclonali dovrebbero avere un principio simile. Bloccando il virus dopo l’ingresso nel corpo”.

I posti letto quanto costano?

“Stessa tariffazione delle Rsa, 110 euro al giorno. Se c’è ospedalità credo costino 250 euro al giorno. Vengono pagati con i Drg, una somma data all’ospedale per una certa patologia”.

Facciamo un’operazione verità sul suo compenso?

“Io svolgo questo ruolo che mi impegna 22 ore al giorno senza remunerazione. Sono commissario straordinario dal 7 maggio e prendo lo stesso stipendio di quando andavo in ospedale. Non ho avuto un solo euro di incentivo. Anzi, poiché non partecipo all’attività dell’ospedale, quindi sotto il profilo economico non dico che è stato un salasso, ma non ho guadagnato. Una recente delibera di governo, avendo individuato tre aree commissariali, suggerisce di pagarci. Credo che una partita come questa non si possa giocare per questioni economiche. A partire dal prossimo mese avrò un incremento economico rispetto a quello che prendevo da medico. Sono qui perché credo alle cose che faccio, sono grato al Presidente della Regione e tento di svolgere il lavoro che amo”.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI