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LiveSicilia.it / Cronaca / Sisma di Santo Stefano, Covid e macerie: l’incubo non è finito

Sisma di Santo Stefano, Covid e macerie: l’incubo non è finito

Due anni dopo. La maratona web organizzata dal comitato Rialzati Fleri servirà a fare il punto sullo stallo attuale.
NEL CATANESE
di Fernando Massimo Adonia
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Il Covid sta al sisma di Santo Stefano come la pioggia sta a quel punto dov’è sempre bagnato. A due anni di distanza, le macerie stanno ancora lì. Con la parrocchia Maria SS. Del Rosario di Fleri, uno dei luoghi simbolo del terremoto, inavvicinabile. Mentre altre chiese, come a Pisano, Piano d’Api, Pennisi o Santa Venerina, hanno tuttora ferite ben evidenti. Così come tante altre abitazioni. Ad ogni casa vuota corrisponde un numero di famiglie disperse tra le più disparate soluzioni abitative.

Una data, quella di oggi, per ricordare. Ma anche per non silenziare un post-terremoto tutt’altro che archiviato. Per questo motivo gli animatori del comitato Rialzati Fleri hanno pensato alla maratona web  (in diretta su Facebook e YouTube dalle 16) per fare il punto sulla situazione. 

L’evento

Registi dell’operazione sono l’economista Rosario Faraci e Fabio Russo, entrambi di Fleri e, sin da subito, impegnati sul fronte della ripartenza. “Ricordare è anche un’occasione per riportare attenzione su un territorio che ancora aspetta di potersi rialzare e tornare alla normalità perduta”, è l’obiettivo dell’iniziativa.

Durante la diretta interverranno Angelo Borrelli, capo del dipartimento Protezione Civile, e Fabrizio Curcio capo del dipartimento Casa Italia della presidenza del Consiglio. Tra gli ospiti Salvo Cocina (dirigente della Protezione Civile regionale), il magistrato in pensione Salvatore Scalia (commissario straordinario per la ricostruzione) e i sindaci di Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena e Zafferana. 

Il punto da chiarire è connesso sicuramente ai tempi dilatati della ricostruzione. “Credo che sia impossibile e anche ingiusto individuare un unico responsabile – spiega Rosario Faraci – La verità è che vi sono molteplici ragioni dietro i ritardi della ricostruzione. Da un lato vi è la necessità di controllare che i fondi siano spesi in modo corretto e questo, naturalmente, richiede tempo. Vi è poi un’atavica carenza di organico nei nostri uffici comunali che dovrebbero gestire le pratiche”. 

Le beghe

Questo e non solo. Faraci mette in luce come “vi siano state le classiche beghe politiche, insopportabili a dire il vero, che hanno ritardato la partenza della struttura commissariale che poteva essere attivata anche prima. Si aggiunga poi a tutto ciò – continua – il Covid, che ha procrastinato ogni attività pubblica e privata, e si comprenderà bene perché a due anni di distanza vi sono ancora molte macerie nei territori colpiti”.

E ancora: “Oggi però, più che guardare a ciò che non si è fatto, vorremmo guardare a ciò che si farà sperando che la gente possa rientrare in casa il prima possibile. Di certo – insiste – bisognerà ricostruire oltre agli edifici anche le comunità che oggi sono frantumate e disperse. È un lavoro duro che richiederà anni ma l’importante è mettersi in moto subito”.

Il dolore

Quanto fa male ripensare a quelle ore? “Fare memoria – continua Rosario Faraci – è risvegliare i ricordi del cuore. Il nostro rapporto con il passato definisce anche ciò che siamo oggi e per questo è importante ricordarsi anche degli eventi spiacevoli. Anche da questi, probabilmente, è possibile trarre gli insegnamenti maggiori. Fare memoria del terremoto di Santo Stefano, nonostante possa essere doloroso, credo ci possa aiutare a sviluppare resilienza, a migliorare le nostre capacità di resistere ad eventi come questi, e possa essere un modo per tenere ben ferma in mente la necessità di costruire e ricostruire il nostro territorio in modo tale da essere ancora più pronti quando accadrà di nuovo”.

Intanto c’è da guardare a quelle macerie e alla paralisi della pandemia. Ovvero, una frana di patemi su di una comunità ancora zoppicante. “Un terremoto finisce quando tutti gli sfollati sono in condizione di rientrare nelle proprie case. Potremo, dunque, dire che il terremoto sarà davvero finito – conclude Faraci – quando sarà stata ultimata la ricostruzione di ogni edificio pubblico e privato e si sarà tornati alla normalità”.

Pubblicato il 26 Dicembre 2020, 07:0127 Dicembre 2020, 13:17
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